Per la rubrica delle Lettere al direttore, un giovane lettore e studente di conservatorio ci ricorda l’importanza di essere curiosi. Anche a scuola
Tra le lettere al direttore Gaetano Santangelo, c’era anche quella di “Agostino”, studente di conservatorio. Che ci chiede: perché a scuola di musica siamo chiusi al resto del mondo?
Caro Direttore,
sono un giovane aspirante musicista e seguo da anni la vostra rivista, che trovo sempre ricca di stimolanti notizie, lettere e articoli che fanno nascere in me curiosità e interessi per approfondire argomenti di cui ignoravo del tutto l’esistenza e mi spingono ad attivarmi per saperne di più. Anche per quanto riguarda l’attualità mi sono imbattuto in notizie che mi hanno incuriosito riguardo alla vita musicale della contemporaneità.
Allora mi sono chiesto come mai nei nostri conservatori, o almeno nel mio, ci si rinchiuda in una specie di torre d’avorio ignorando tutto quello che accade fuori dalla porta?
Siccome la maggior parte dei miei colleghi studenti (siano essi violinisti, pianisti, o di qualsiasi altro strumento, praticamente tutti), non sembra interessata ad altro che non sia il proprio strumento. Non si legge, non si guarda oltre l’aula del conservatorio; a meno che non si tratti di calcio e di smartphone, che hanno sostituito in tutto e per tutto ogni altro interesse. Le sarei grato se volesse darmi il suo parere.
Lettera firmata
La risposta del Direttore
Queste lettere sono importanti. Non si limitano a lodare o criticare il nostro lavoro; non si soffermano sul gradimento del cd allegato al giornale, ma affrontano un tema che ci sta a cuore: il contenuto vale a dire i servizi, le rubriche.
Le osservazioni del nostro giovane lettore ci costringono a dedicare questo spazio ai contenuti redazionali, che costituiscono il cuore pulsante del lavoro che, mese dopo mese, ci permette di aprire un dialogo a distanza con i nostri lettori, alcuni dei quali ci seguono fin dal primo numero. Altri ci hanno conosciuto strada facendo e hanno dimostrato il proprio apprezzamento nell’unico modo loro consentito: acquistando Amadeus in edicola o abbonandosi.
Ed è proprio la lettura, oltre all’ascolto, che ha interessato lo studente di musica. Chiede di non pubblicare la sua firma, visto il contenuto non troppo velatamente polemico della sua lettera nei confronti della scuola e dei compagni di studio. Lo chiamerò Agostino, dato che nelle Confessioni il Santo scrisse: «Quid enim appetit curiositas nisi cognitionem?» (A cosa aspira dunque la curiosità se non alla conoscenza?).
La curiosità come motore
Noi abbiamo sempre confidato nella curiosità per fare proseliti. Curiosità che è connaturata in ogni uomo, nasce con lui ma non dura in eterno, se non la si coltiva. E questo è compito della famiglia e della scuola. Agostino chiede il mio parere riguardo all’incapacità della scuola di rendere trasparenti alla vita i muri entro cui si coltivano gli uomini di domani. Uomini ai quali sembra venga messo il paraocchi, come alle bestie da soma, invece di essere aiutati a coltivare interessi, a essere curiosi di quanto accade nel mondo, perché ciò che impari tra i muri della scuola costituisca il seme di un sapere mai sazio, che non si ferma mai, se non davanti al raggiungimento dell’ultima dimora.
Purtroppo, caro Agostino, devo deluderti. Questo giornale sta per compiere trent’anni di vita (è nato quando tu abitavi un altro mondo); da quando abbiamo iniziato molte cose sono cambiate. In meglio? (c’è internet, ci sono gli smartphone, ecc.). In peggio? (c’è internet, ci sono gli smartphone, ecc.). La ragione mi spinge ad essere realista, l’età ad essere pessimista. Di una cosa sono certo: non bisogna essere indifferenti.
Gaetano Santangelo
Inviate le vostre lettere al direttore scrivendo a: g.santangelo@belviveremedia.com