C’era un tempo, fino ad alcuni anni fa, in cui la nuova stagione del Teatro alla Scala veniva presentata il mese di luglio nella calura opprimente del Ridotto dei Palchi sempre gremito, tra ventagli e abiti di lino che si sgualcivano. Una tradizione, un po’ come la “prima” di Sant’Ambrogio. Poi, saggiamente, quella data tanto attesa (e sofferta) era stata anticipata alla più fresca – e più giornalistica – tarda primavera.
La pandemia, con la sua sospensione temporale, ci ha riportato al passato e la conferenza stampa di stagione – seppur contraddistinta da distanziamento interpersonale, mascherine e dal webinair indispensabile in questi tempi di smartworking – è tornata a tenersi nell’estate milanese dei tempi del Coronavirus.
«Come sempre la Scala è allineata alla città. E viceversa. Quindi la scelta di questa ripresa autunnale e questo atteggiamento, positivo ma di grande prudenza è quello che si sta facendo a Milano. Cioè fare un passo alla volta, con grande concretezza e flessibilità. Abbiamo fatto e rifatto programmi, non possiamo prevedere il futuro, ma siamo qui pronti a ripartire. Condivido in pieno le scelte che sono state fatte dal punto di vista artistico, che in questo frangente è un senso anche politico. Penso al Requiem di Verdi, alla presenza dell’Orchestra del Coro a Bergamo e Brescia e a Beethoven con l’Inno alla gioia della Nona sinfonia simbolo di un’Europa sempre più indispensabile». Così il sindaco Giuseppe Sala, che della fondazione lirico-sinfonica è il Presidente, ha introdotto la presentazione della ripresa autunnale del Teatro alla Scala. Sobrio, preoccupato, prudente appunto.
E gli ha fatto eco il sovrintendente Dominique Meyer citando subito gli sponsor che sostengono questa complessa e cauta ripartenza, ormai obbligata. Tutti aspettano il Teatro alla Scala, l’opera, il balletto, l’Orchestra, il Coro e la Scala non poteva più aspettare: «Tutti sanno che non abbiamo più fatto recite da fine febbraio e abbiamo perso 23 milioni di ricavi di biglietteria, abbiamo bisogno della presenza attiva dei nostri partner».
Si riparte dunque con più di 60 alzate di sipario dall’inizio di settembre all’inizio di dicembre: opere (sino a fine ottobre solo in forma di concerto però), balletti, concerti e spettacoli per bambini. In sicurezza e con le regole finora prescritte per lo spettacolo dal vivo, valutando strada facendo eventuali modifiche normative.
In realtà è il Duomo, cuore simbolico della città, a ospitare il ritorno all’attività di Orchestra e Coro il 4 settembre con la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi diretta da Riccardo Chailly, in memoria delle vittime della pandemia. Voci soliste Tamara Wilson, Elīna Garanča, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov, Coro diretto come sempre da Bruno Casoni. E la Messa sarà replicata il 7 settembre nel Duomo di Bergamo e il 9 settembre in quello di Brescia, le altre città lombarde duramente colpite dall’epidemia.
Il ritorno degli scaligeri tra gli stucchi e gli ori della “loro” sala del Piermarini sarà il 12 settembre con la Sinfonia n. 9 di Beethoven, sul podio il direttore musicale Riccardo Chailly, solisti Krassimira Stoyanova, Ekaterina Gubanova, Michael König, Tomasz Konieczny. La prima delle quattro repliche sarà riservata al personale sanitario grazie alla Fondazione Bracco.
Chailly, ancora, dirigerà Aida in forma di concerto dal 6 ottobre proponendo al pubblico una delle scoperte musicologiche che tanto appassionano il direttore milanese e che sempre affiancano le sue letture interpretative: una versione inedita dell’inizio del Terzo Atto. Di primissimo livello il cast: canteranno Saioa Hernández, Anita Rachvelishvili, Francesco Meli e Luca Salsi.
Ancora Verdi dal 15 settembre con La traviata diretta da Zubin Mehta sempre in forma di concerto, debutto scaligero per il direttore ottantaquattrenne nel titolo (protagonisti Marina Rebeka, Atalla Ayan e Leo Nucci) e poi un evergreen come La bohème di zeffirelliana memoria (classe 1963) sarà il primo allestimento a tornare sul palcoscenico vuoto ormai da fine febbraio dal 4 novembre. Ad alternarsi nel ruolo di Violetta Marina Rebeka e Angel Blue, sul podio Paolo Carignani.
Non mancheranno i concerti sinfonici: Mehta con la Filarmonica nel segno di Strauss e Giovanni Antonini, trionfatore della scorsa stagione teatrale col Giulio Cesare in un appuntamento all’insegna del barocco insieme con i tre controtenori del momento Max Emanuel Cencic, Christophe Dumaux e Carlo Vistoli.
Recital di canto in grande stile: Meyer è un esperto e appassionato di voci. Ci saranno Erwin Schrott, Marina Rebeka, Sabine Devieilhe e Simon Keenlyside. Poi tre star assolute: Jonas Kaufmann, Anna Netrebko e Placido Domingo con l’Orchestra dell’Accademia.
E ancora il ritorno di due pianisti celeberrimi legatissimi per ragioni differenti alla Scala: il milanese Maurizio Pollini e Daniel Barenboim, che della Scala è stato direttore musicale e chiuderà la stagione il 5 dicembre con le Variazioni Diabelli e ha scelto con stile di rinunciare al suo cachet in sostegno al Teatro.
Last but not least, il balletto con un Gala Zakharova-Bolle-Ferri e poi Giselle con il corpo di ballo e l’educational con l’ormai collaudata Cenerentola per i bambini e i concerti per famiglie.
Certo, se “sulla carta” questa stagione fatta di nomi celebri e di repertorio sicuro non appare particolarmente audace e creativa, il coraggio è certo stato nel pensarla, nel programmarla, nel presentarla tra le tante incognite che ancora attendono il mondo della musica nell’autunno che verrà. E la creatività del Teatro si è espressa, immaginiamo, forse più di tutto nel far quadrare i conti in rosso, convincere gli sponsor a investire e conciliare gli ammortizzatori sociali in atto con la ripresa dell’attività di musicisti, maestranze e impiegati.
Tra i forse e i ma, però, c’è una promessa, osiamo dire una certezza. Dopo le prove “tecniche” di qualche settimana fa, la Scala ritorna, torneremo alla Scala.
Paola Molfino | direttore responsabile Amadeus