Affrettatevi… Agosto è il mese dei festival jazz. Soprattutto in Sardegna. E infatti circumnavigando l’isola mediterranea non c’è che il classico imbarazzo della scelta. Oltre alle rassegne più popolari, da Time in jazz (in programma dal 7 al 16, di cui abbiamo già parlato sul sito Amadeusmagazine.it) e Ai confini tra Sardegna e jazz (altro appuntamento “doc” che si terrà a Sant’Anna Arresi dal 31 del mese al 6 settembre) ci sono altre kermesse meritevoli di attenzione. Tra queste Nuoro jazz, che dal 18 al 27 regala una decina di appuntamenti, tutti all’insegna del made in Italy causa mancanza di artisti stranieri per la pandemia di coronavirus. Oltre ai big, da Paolo Fresu a Dado Moroni, il consiglio è di seguire il 19 l’esibizione del trio di Marcella Carboni, con Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria. Per due motivi: primo perché è una promessa della scena italiana e poi perché suona l’arpa.
Se si esclude il mitico Harpo Marx, non si può certo dire che il suo sia uno strumento importante nella storia della musica improvvisata. Le eccezioni esistono, ma si contano sulla dita di una mano: Alice Coltrane, Zeena Parkins, la nordica Iro Haarla, il colombiano Edmar Castaneda, il newyorkese Park Stickney. La nostra musicista ha appena dato alle stampe il suo nuovo album dal titolo emblematico: This Is Not a Harp (Barnum for Art). Parafrasi di Magritte e della sua celebre pipa a parte, quella che ascoltiamo nei dodici brani in scaletta non è sicuramente l’arpa angelica e rilassante dell’immaginario collettivo. «E allora questa non è un’arpa: è la mia voce, il mio suono. Uno strumento che sa graffiare, capace di avere ritmo e groove», spiega la musicista cagliaritana. E che si trasforma per evocare di volta in volta la chitarra lisergica di Jimi Hendrix, il sitar psichedelico di Ravi Shankar e persino il pianoforte di Bill Evans e la sua celeberrima introduzione in So What, pezzo simbolo del capolavoro di Miles Davis Kind of Blue.
Sempre in tema di quote rosa e di novità discografiche, arriva sul mercato il nuovo progetto firmato dal Federica Michisanti Horn Trio, Jeux de couleurs (Parco della Musica Records, distribuzione Egea). La brillante contrabbassista romana, coadiuvata dai fedeli Francesco Bigoni (sax e clarinetti) e Francesco Lento (tromba e flicorno) e autrice di gran parte dei brani, ha un’idea cameristica jazz: e il suo trio drumless crea una miscela colta e accattivante di Third stream music, arte del contrappunto ed echi cool, evocativi dei gruppi dell’indimenticabile Jimmy Giuffre.
A proposito di signore del jazz non possiamo trascurare Carla Bley. A 84 anni suonati la leggendaria pianista e compositrice californiana dà ancora lezioni di stile. E nel recente Life Goes On (Ecm, distribuito dalla Ducale) si ripresenta in trio accanto al maestro del basso elettrico Steve Swallow – suo compagno sul palco e nella vita – e ad Andy Sheppard, sassofonista tenore e soprano di origine britannica. È da un quarto di secolo che la band è in pista. E tuttavia in questo album, che pure allude a una considerevole porzione di vita trascorsa insieme, si respira una freschezza davvero invidiabile. Articolato in tre suite, il disco parte con un blues lento e dalle cadenze ipnotiche, scandito dal pianismo scabro ed essenziale di Lady Bley. I dialoghi tra gli strumenti che giocano a rimpiattino (com’è elegante e calda la sonorità “chitarrosa” di Swallow e che intonazione possiede Sheppard), i chiaroscuri e gli omaggi a Monk e a Satie rendono questo lavoro un gioiello di jazz da camera.
Ivo Franchi