#Jazz Feel good music: dall’Orchestra di Piazza Vittorio a Dominik Wania

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Li chiamano feel good movies: film che ci fanno stare bene e che ci trasmettono messaggi positivi. Un discorso, questo, che vale pure per la musica. Tanti gli artisti, i dischi o le canzoni che ci permettono di affrontare la vita con più leggerezza. Va da sé che, in un periodo complesso come quello odierno, un aiuto del genere è più che mai necessario. E così, facendo zapping tra le ultime uscite, abbiamo pescato una manciata di album che fa al caso nostro.

 

Cominciamo in allegria con l’Orchestra di Piazza Vittorio. Il Flauto Magico di Piazza Vittorio – Original Soundtrack (Vagabundos, distribuzione Goodfellas) è la colonna sonora del film che ha conquistato il David di Donatello. La personalissima rilettura del capolavoro mozartiano da parte di questo collettivo multietnico è un gioiello. Fusione di lingue (italiano e tedesco, arabo e portoghese, spagnolo, inglese e wolof) e di generi (classica e jazz, reggae e folk, bossa nova e Africa). Il tutto in una gioiosa babele di suoni, che mescolano strumenti sinfonici (archi, fiati, ottoni), chitarre elettriche, tabla, kora e altro ancora. Del resto l’OPV non è nuova alle incursioni nel repertorio colto, avendo già ripreso il Don Giovanni e la Carmen. Alla riuscita contribuiscono le musiche originali di Leandro Piccioni e gli arrangiamenti da lui firmati con Mario Tronco, anima della big band capitolina.

 

Agli animi più contemplativi raccomandiamo invece il passo a due del giovane pianista Filippo Arlia e del virtuoso di bandoneón Cesare Chiacchiaretta. Non solo tango – Live (Fonè, distribuito da Ird) guarda soprattutto al nuevo tango e a Piazzola. Ma in questa cavalcata si incrociano anche gli anni Venti e Trenta del Novecento e Carlos Gardel, oltre a partiture più vicine ai noi (Il postino di Luis Bacalov, sempre per restare in ambito cinematografico). 

 

Echi minimal contraddistinguono la poetica di Carlos Cipa. In Correlations ((Parlophone, distribuzione Warner Classics) il musicista si cimenta con undici pianoforti diversi e costruisce una colonna sonora immaginaria, in grado di trasportare l’ascoltatore in una dimensione altra. Pagine da meditazione sempre in solitaria sono quelle di Dominik Wania. Gentile nel tocco e sensibile all’estetica della classica contemporanea, il pianista polacco – già apprezzato dai cultori di jazz nel Maciej Obara Quartet – debutta per l’Ecm con Lonely Shadows (distribuzione Ducale). La sua è musica che evoca ombre solitarie, frutto di improvvisazioni ispirate. Con rimandi a Satie, Ravel e Messiaen. Un’altra testimonianza nel catalogo di registrazioni per piano solo dell’etichetta di Monaco, che allinea capolavori di Keith Jarrett, Chick Corea, Paul Bley, solo per citare i più famosi.

 

Tenendo sempre come filo conduttore la tastiera è consolante L’equilibrio di Nash (Tŭk Music, distribuito dalla Ducale), nuovo progetto di Roberto Cipelli. Il titolo allude a una serie di strategie nella teoria dei giochi, metafora dell’interplay tra i jazzisti (e non solo). Il pianista cremonese sceglie come compagno di avventure Paolo Fresu, visto che da trentasei anni suona nel quintetto del trombettista di Berchidda. E nel loro viaggio si incontrano originali e standard, Chopin e Monteverdi, Sting e Caetano Veloso.

 

Chiudiamo nel segno del blues. In October Land (Ocean Vibes) il pianoforte di Andrea Garibaldi asseconda la voce ruvida ed emozionante di Luciano Federighi, conoscitore sopraffino della “musica del diavolo” e critico musicale che, di quando in quando, ci regala un piccolo grande disco. Era successo qualche mese fa con Viareggio and Other Imaginary Places e questo è il capitolo successivo di una dichiarazione d’amore per un mondo dove la malinconia trascolora nella grinta e nell’anelito alla speranza. Oggi ne abbiamo bisogno.

 

Ivo Franchi

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