«Poco poco, piano piano, come piace a noi». Indimenticabile la parodia di Gigi Marzullo fatta da Maurizio Crozza con le classiche frasi-tormentone, marchio di fabbrica del volto tivù. Ma, al di là delle battute, descrive la situazione della scena concertistica della musica improvvisata made in Italy. Dopo la stagione dei festival estivi, tra settembre e ottobre riaprono i club, sia pure con le cautele del caso.
Riflettori puntati quindi sul Blue Note. Il locale milanese, la cui programmazione è orientata nel segno del revival, riprende con i suoni vintage dell’organo del James Taylor Quartet (4 e 5 settembre): una miscela di soul, funky e R&B per il gruppo britannico in pista da una trentina d’anni, portabandiera del genere acid jazz. Sulla medesima lunghezza d’onda i Matt Bianco (24, 25, e 26). Nostalgia canaglia pure per le due serate (17 e 18) che vedono protagonista Billy Cobham: a 75 anni suonati il signore picchia ancora sui tamburi con l’energia di quando – tra la fine dei Sixties e la prima metà dei Seventies – suonava con Miles Davis, JohnMcLaughlin, Quincy Jones e altri big ed era il più quotato batterista fusion.
Nutrita poi la rappresentanza italiana con l’eccellente sassofonista Claudio Fasoli (il 6) e il progetto Brick On Cellos, dove Giovanni Sollima – violoncellista “classico”, ma le virgolette sono d’obbligo – dialoga con tre jazzisti quali Pietro Tonolo, Pancho Ragonese e Giovanni Giorgi.
Quote rosa in prima linea grazie alla cantante newyorkese Joyce Elaine Yuille (il 10 ottobre farà un omaggio a Cole Porter) e alla stilosa Simona Molinari (27 e 28 novembre, nella foto). Da non perdere il 12 dicembre l’appuntamento con un’altra voce raffinatissima: quella di Tosca. Il suo Morabeza (Leave Music/Officina teatrale, distribuzione Sony) è un lavoro che esplora le musiche dal mondo firmato con il produttore, arrangiatore e cantautore Joe Barbieri. Senza dubbio uno dei dischi dell’anno.
A proposito di signore, arrivano nei negozi parecchi album che fanno ben sperare nelle magnifiche sorti e progressive del jazz rosa. Con Precious (Challenge Records) la vocalist Chiara Pancaldi firma il quarto album dove si mette alla prova anche come autrice: repertorio tra jazz, Brasile (Adeus) e omaggi a Stevie Wonder (You and I). Sempre da casa nostra arriva Simona Severini, ospite del nuovo cd del pianista Enrico Pieranunzi (Time’s Passage Abeat/Ird), che i lettori di Amadeus ben conoscono.
Belle conferme anche dall’estero. A cominciare da Jazzmeia Horn. In Love & Liberation (Concord/Egea) la cantante di origini africane fa (quasi) tutto da sola, nel senso che in questo secondo disco è responsabile di buona parte dei brani, a differenza che nel suo esordio A Social Call. Certo, ha 28 anni e quindi i debiti con le star del passato si sentono: ma possiede talento, si circonda di musicisti “doc” e regala un paio di cover efficaci (Reflection of My Heart di Rachelle Ferrell, tra i suoi modelli, e Green Eyes della diva nu-soul Erykah Badu). In più vanta un fascinoso timbro da contralto che evoca Betty Carter ed Abbey Lincoln.
Queste due grandi jazz ladies sono anche nel cuore della danese Cæcilie Norby, che ne reinterpreta un paio di classici nel cd Sisters in jazz (Act/Egea). Del resto il disco presenta un repertorio e un gruppo al femminile, con la nostra Rita Marcotulli al pianoforte. Dentro, arrangiati in chiave swing e con gusto impeccabile, ci trovano diverse pop hit di Carole King (Will You Still Love Me Tomorrow), Rickie Lee Jones (Easy Money), Bonnie Raitt (All at Once) e Joni Mitchell (Big Yellow Taxi). E va bene così…
Ivo Franchi