Isabelle Van Keulen, anima doppia

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Tra Prokof’ev e Walton, l’ultimo disco di Isabelle Van Keulen è un omaggio alla sua natura duplice. Intervistato alla violista e violinista olandese

Isabelle Van Keulen

Isabelle Van Keulen è una delle interpreti più dotate e versatili della scena europea; versatilità che rappresenta la cifra non solo del suo ricco repertorio, ma della sua stessa essenza d’interprete che si misura, con la medesima dedizione e successo, sia col violino che con la viola. Nel 1984, la vittoria come giovane musicista dell’anno all’Eurovision Contest – suonando il Concerto per violino n. 5 di Henri Vieuxtemps – la proiettò, poco più che adolescente, sotto le luci della ribalta. Da allora la sua statura di solista e camerista ha conosciuto un’enorme evoluzione. La sua forte personalità artistica si è guadagnata un posto di rilievo nel gotha concertistico internazionale.

Nel suo ultimo cd per Challenge Classics, Van Keulen ci presenta un distillato esemplificativo della sua arte con due Concerti, uno per violino e orchestra, il n. 1 in re minore di Sergej Prokof’ev e quello per viola di William Walton. Assieme alla musicista olandese la Ndr Radiophilharmonie diretta da Andrew Manze e da Keri-Lynn Wilson.

Nel suo cd troviamo Isabelle Van Keulen nella sua doppia veste di solista al violino e alla viola. Come nasce questo album? Perché la sua scelta è caduta su questi due concerti?

«Osservando da vicino questi due capolavori non possono sfuggire le numerose similarità e parallelismi dal punto di vista strutturale che estetico. Il Concerto per violino di Prokof’ev è un lavoro che Walton ammirava particolarmente. Quando compose il suo Concerto per viola lo prese come modello, a partire dal numero, dal carattere e dalla sequenza dei movimenti. Entrambi i lavori sono nel mio repertorio da anni. Quando ho avuto l’opportunità di progettare il mio nuovo album mi è parso naturale scegliere questi due Concerti, un abbinamento ideale e rappresentativo di ciò che sono».

Violino e viola, due prospettive differenti ma paritarie nella sua carriera artistica?

«Sì. Li considero ugualmente importanti. Non ho mai considerato la viola un secondo strumento; per me ha la medesima importanza del violino. Così, quando ho la possibilità, piace, come faccio nei programmi di concerto, presentare consecutivamente un Concerto per violino e un altro per viola».

Com’è stata l’esperienza con l’orchestra?

«È stata una nuova occasione per rinsaldare una relazione che era già consolidata da anni. Inoltre, la produzione e l’apparato tecnico di quest’ensemble è davvero straordinario, annoverando alcuni tra i migliori ingegneri del suono in ambito europeo».

Come si è avvicinata alla musica e perché ha scelto non uno, ma una coppia di strumenti ad arco?

«Avevo forse 3 anni quando rimasi colpita dal timbro del violino; a 6 mia madre mi comprò il mio primo violino, iniziai le prime lezioni e mi introdusse alla musica classica. La viola è entrata più tardi nella mia vita. Avevo 19 anni e mi stavo perfezionando a Salisburgo: da quel momento mi dedicai anche a questo strumento suonando tutti i capisaldi della letteratura per lo strumento, compreso il Concerto di Walton. Infine la viola divenne paritario nei miei interessi e nel mio repertorio».

Modelli o spiriti affini?

«Nella musica in generale mi hanno sempre affascinato interpreti come Glenn Gould, Maria Callas e Carlos Kleiber. Per quanto riguarda il mio strumento, quando ero molto giovane il mio eroe era David Ojstrach, successivamente ho ammirato moltissimo Gidon Kremer».

Due Concerti per violino e viola che meriterebbero maggior risonanza?

«Per il violino direi i Concerti di Karol Szymanowski; per la viola Mourned by the Wind di Giya Kancheli».

Nella sua discografia troviamo anche esperienze extra-classiche dedicate al Tango e ad Astor Piazzolla.  Come nasce la passione per questo genere?

«Da bambina con l’ascolto di un lp di mia madre con musiche di Piazzolla suonate da lui stesso. La sua musica possiede una grandissima varietà di qualità, caratteri e sfumature. Ora è diventata davvero importante anche nel mio orizzonte interpretativo. La suono ormai da sette anni e ho registrato tre album; Piazzolla è un compositore fantastico; per me è una fonte inesauribile di novità musicali. Suonarlo non mi annoia mai, cosa che può succedere suonando Mozart per la centocinquantesima volta».

Prossimi progetti in sala di registrazione?

«Con Ronald Brautigam, pianista con il quale ho registrato l’integrale per violino e pianoforte di Prokof’ev, stiamo per affrontare un progetto che comprende le Sonate di Franck e di Fauré»

di Giuseppe Scuri

MAKING OF

UNA PRIMA ASSOLUTA PER LEONARDO LEO

Archiv (distributore Universal) ha annunciato la pubblicazione di un nuovo disco del Collegium vocale et instrumentale «Nova Ars Cantandi» diretto da Giovanni Acciai. È stato realizzato nella basilica di Santa Barbara, a Mantova, dal 19 al 21 novembre 2016.

Si tratta di una prima registrazione assoluta, ovvero quella dei Responsoria di Leonardo Leo (San Vito dei Normanni 1694-Napoli 1744), basata su un manoscritto conservato nella biblioteca del Conservatorio di Napoli. Fra tutti i Responsori dell’Uffi­cio divino, quelli posti in musica da Leo appartengono al più solenne periodo dell’anno liturgico della Chiesa romana: la Settimana santa. Risalgono all’ultima stagione creativa del musicista pugliese e furo­no composti per le celebrazioni pasquali a uso esclusivo della cappella della Corte del Viceré di Napoli.

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