Il Festival Barocco Alessandro Stradella, nato dalla fusione del Festival Barocco di Viterbo e dal più recente Festival Internazionale Stradella di Nepi, si è aperto quest’anno il primo settembre con un omaggio al compositore nepesino vissuto tra il 1639 e il 1682, noto per la sua vita roccambolesca e per il suo riconosciuto talento, molto attratto dalla musica per teatro, di cui anche gli oratori recano traccia, e dalla cantata.
Il Festival Stradella
Il Festival, nato per iniziativa di Andrea de Carlo e innervato dalla sua energia infaticabile alla guida dell’Ensemble Mare Nostrum, è stato inaugurato quest’anno con l’esecuzione dell’Oratorio Ester liberatrice del popolo ebreo per 5 voci e basso continuo. Il concerto, frequentato da un pubblico non numerossisimo ma assai interessato e partecipe, si è svolto nella suggestiva chiesa di S. M. della Verità, famosa per lo splendido ciclo quattrocentesco di affreschi di Lorenzo da Viterbo e scuola nella cappella Mazzatosta.
Il Festival Stradella è un vero e proprio progetto culturale mirato non solo alla riscoperta del patrimonio musicale italiano antico, ma anche alla valorizzazione di linguaggi e tendenze contemporanee, attraverso un felice sincretismo fra ricerca musicologica e didattica, produzione, edizione musicale, accostamento di linguaggi antichi e contemporanei per mezzo della pratica improvvisativa. Il Festival è anche espressione dello Stradella Project, un progetto discografico dell’etichetta Arcana (Outhere) dedicato alla registrazione dell’integrale delle opere di Stradella e dello Stradella Y(oung) Project, finalizzato alla formazione e all’inserimento di giovani artisti nel mondo musciale.
L’Oratorio Ester, liberatrice del popolo ebreo
Meritoria e degna di grande apprezzamento è la dedizione con cui Andrea De Carlo ricostruisce e interpreta la musica di Stradella, del quale viene rimarcata la modernità di un linguaggio molto innovativo per i suoi tempi e con tratti ancora attuali. Per l’Oratorio Ester, liberatrice del popolo ebreo il gruppo di interpreti si è avvalso delle voci di Roberta Mameli (soprano, Ester), Cristina Fanelli (soprano, Speranza Celeste), Filippo Mineccia (controtenore, Mardocheo), Sergio Foresti (baritono, Amman), Salvo Vitale (basso, Assuero), cui si è aggiunta nella serata di sabato scorso anche Paola Valentina Molinari.
Si tratta di uno dei sei oratori di Stradella che ci sono pervenuti, probabilmente rappresentato a Roma prima del 1677, basato su una storia del Vecchio Testamento, e pertanto non di stampo agiografico. La vicenda è presto detta: Mardocheo, un ebreo di Babilonia, rifiuta di inchinarsi davani al ministro Amman; il suo affronto determina la sentenza di condanna a morte dello stesso Mardocheo e di tutto il popolo ebreo. Mardocheo invia quindi sua nipote Ester, sposa del re Assuero, a implorare pietà. Ester riesce a a convincere il suo sposo, che ignora che lei sia ebrea, che Amman sta tramando un complotto ai suoi danni e a metterlo a morte con tutta la sua famiglia. Il popolo ebreo è dunque salvo e può gioire con la sua eroina nel “Cada, pèra, mora l’empio/lacerato, trucidato/e pietà non trovi già/chi bramo d’altrui lo scempio”.
I protagonisti
A fronte di una storia drammaturgicamente esile che offre pochi spunti di approfondimento del carattere dei personaggi, Stradella disegna invece dei tratti molto suggestivi nelle parti del cattivo Amman e della stessa Ester che, sia pure non mossa da motivazioni personali o passionali, è un personaggio complesso, seducente e sicuro delle proprie scelte. I due protagonisti, Amman e Ester, hanno pagine fascinose, tra cui ad esempio nella prima parte la grande scena di Ester, resa dalla potente voce di Roberta Mameli, con i tre recitativi e le tre arie, che esprimono con forza i diversi affetti. Si pensi inoltre al canto fittamente ornato del malvagio Amman, reso con la consueta maestria dal baritono Sergio Foresti o al duetto contrappuntistico tra Amman e la Speranza Celeste (interpretata dalla giovane e promettente Cristina Fanelli), l’allegoria religiosa cui è affidata una parte di grande espressività.
Il fascino dell partitura di Stradella
Nell’interpretazione dei cantanti, in particolare di Roberta Mameli, ha prevalso l’aspetto icastico ed energico dell’eroina protagonista, con una minore enfasi sul lirismo, la cantabilità degli ariosi e la morbidezza dei piani sonori, pur evidenti nelle pagine di questo oratorio di Stradella. Si è distinto, per l’amabilità della voce, anche il basso Salvo Vitale che ha interpretato il re Assuero nonché il narratore (Testo) nella prima parte dell’Oratorio.
Molto ricco timbricamente il sostegno del basso continuo, realizzato da tiorba, arciliuto e chitarra barocca (l’ottimo Simone Vallerotonda), violoncello, contrabbasso, viola da gamba, clavicembalo, organo positivo. La partitura, pur pervenuta priva di altro tipo di accompagnamento (concertino e concerto grosso) del quale Stradella è stato precursore e innovatore, conserva il fascino di una musica che supera i limiti temporali e seduce ancor oggi. Ci si chiede se una mise en espace più fantasiosa e mossa non possa sostenere maggiormente l’espressività dell’opera, rendendola ancora più coinvolgente per gli ‘affetti’ degli spettatori contemporanei.
Foto Ph. Antonino Scordo