Ha le idee chiare Alessio Bidoli, giovane talento dell’archetto. E lo dimostra non solo quando suona, ma anche quando si tratta di rendere esplicito, con le parole, il proprio pensiero musicale. In occasione della recente pubblicazione del suo cd dedicato all’integrale delle composizioni per violino e pianoforte di Saint Saëns ha rilasciato ad Amadeus un breve intervista che prelude all’incontro che, in compagnia di Bruno Canino, suo partner illustre, avrà con il suo pubblico lunedì 26 novembre alle 18,30 presso la Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte.
Già da queste brevi risposte emerge un artista che ha una visione particolarmente severa del proprio percorso musicale. Nulla è lasciato al caso e molto allo studio (ma l’eccellenza esige questi percorsi).
Come nasce il violinista Alessio Bidoli? E come nasce la sua passione per il violino?
«A differenza di molti artisti classici non sono nato in una famiglia di musicisti. Nonostante questo, il violino ha sempre fatto parte della mia vita grazie a mio nonno Dante Regazzoni, liutaio lombardo della seconda metà del ‘900, il cui laboratorio è oggi diventato parte integrante del Museo della liuteria all’Accademia di Santa Cecilia presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il suo laboratorio era il nido dove amavo rifugiarmi fin da piccolo e ancora oggi sento dentro di me i profumi delle sue vernici e il rumore della “sgorbia” mentre intagliava il legno. Vederlo lavorare, ma anche ascoltarlo suonare, mi ha fatto nascere la passione per il violino. Poco importa se da quegli strumenti così particolari uscivano, a seconda del momento, sia le note di Bach, sia quelle di Mina di cui mio nonno era un appassionato ammiratore».
La sua collaborazione con uno dei più prestigiosi pianisti del panorama internazionale si può dire ormai consolidata, visto che avete già realizzato quattro cd. Come si costruisce un cd con un maestro come Bruno Canino?
«Sì è vero, abbiamo inciso due CD per Sony Classical e due per Warner Classics di cui l’ultimo è la monografia completa di tutte le opere per violino e pianoforte di Camille Saint Saëns, uscito nei negozi da alcune settimane. Bruno Canino, oltre a essere un grande pianista, è una persona umanamente straordinaria. Nonostante l’esperienza acquisita durante la sua lunga carriera, si è posto di fronte a ogni progetto senza compiacimenti, sempre pronto al confronto e al dialogo: in due parole operosità e umiltà! Nel corso di ogni singola registrazione si è creata una sintonia che mi ha aiutato a maturare non solo artisticamente, ma anche nella vita e si è consolidata suonando assieme sul palco, dove regna la musica e decadono le barriere anagrafiche».
Il nome di Saint Saëns era già presente con Grieg e Wieniawski nel cd prodotto per Amadeus molti anni fa. C’è un feeling che la lega al compositore francese visto che a lui è dedicata questa sua nuova fatica?
«Il CD registrato per Amadeus nel 2011 è stato il mio “biglietto da visita”. Fin da allora sono stato molto interessato alla musica francese della seconda metà dell’800 e dell’inizio ‘900. Saint Saëns mi ha sempre incuriosito, forse per il dilemma che lo pone a cavallo tra i compositori universalmente affermati e quelli noti solo agli addetti ai lavori, tanto da essere definito il più grande dei compositori di serie B. Ho sempre considerato assai ingenerosa questa affermazione per un autore capace di comporre la prima sonata a 7 anni e la seconda a soli 15 anche se incompiuta. Il disco è completato dalle due grandi Sonate op.75 e op.102, il Rondò capriccioso op.28 che ricorda l’esotico e il folklore musicale iberico, e il trascendentale Capriccio in forma di Valzer di Ysaÿe tratto da uno studio per pianoforte op.52 n.6 del compositore parigino».
Quali sono a suo giudizio gli ostacoli che deve affrontare un giovane musicista nel nostro Paese?
«In Italia purtroppo non c’è un’alta cultura musicale, le giovani generazioni sono attratte dai talent, dal clamore mediatico e dal numero di “mi piace” raccolti sui social. Bisognerebbe cercare di uscire dal “teatrino del sociale” per entrare in atmosfere più consone alla musica colta. Cercare di trasmettere la propria sensibilità interiore attraverso un’interpretazione non è più, come in passato, un requisito indispensabile. Basta talvolta postare un paio di selfie per sembrare più glamour, ma ciò lo lascio ad altri. Riuscire a suonare in stagioni concertistiche importanti è sempre più difficile perché spesso gli organizzatori preferiscono artisti già affermati, meglio se provenienti dall’estero per cui, purtroppo, lo spazio per i cosiddetti giovani è estremamente limitato».
I suoi prossimi impegni?
«Attraverso la Si – Yo Music Foundation sto organizzando negli USA, nel febbraio del prossimo anno, una serie di concerti per promuovere il CD monografico su Saint-Saëns. Suonerò tra l’altro a New York al Bruno Walter Auditorium del Lincoln Center».
Immagine di copertina Ph. Manfredo Pinzauti