«Il vero maestro di vita è il palco»: Beatrice Rana protagonista del nuovo numero di Amadeus

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Il nuovo numero di Amadeus/giugno è in edicola. Protagonista è Beatrice Rana, ormai da anni rappresentante eccellente del pianismo italiano nel mondo. Nel cd inedito troverete il Quintetto per pianoforte e archi D 667 “La trota” di Schubert e il Quintetto per pianoforte e archi op. 34 di Brahms. Vi proponiamo qui un estratto della cover story – a cura di Andrea Milanesi.

C’è molto della sua terra – il Salento – in Beatrice Rana: nel suo sorriso solare, nel suo temperamento, nella sua energia e anche nel suo modo di fare musica; perfino nei criteri con cui disegna le linee artistiche di un festival come ClassicheFORME, che per la sua terza edizione quest’anno dal 5 al 7 luglio si trasferisce nel cuore della città di Lecce. Già, perché questa giovane e già matura stella del pianismo internazionale, protagonista del disco allegato a questo numero di Amadeus, sembra non conoscere battute d’arresto.

Classe 1993, fanciulla prodigio, nel 2011 vince il Concorso Internazionale di Montréal (la più giovane di sempre, nonché prima italiana) e due anni più tardi arrivano la medaglia d’argento e il Premio del pubblico al Van Cliburn International Piano Competition. A seguire il contratto con l’etichetta discografica Warner, un Gramophone Award, la nomina ad “Artista Femminile dell’Anno” ai Classic BRIT Awards e a Cavaliere della Repubblica da parte del Presidente Mattarella; e poi e le esibizioni presso il Musikverein di Vienna, la Philharmonie di Berlino, la Scala di Milano, il Concertgebouw di Amsterdam e la Carnegie Hall di New York. E a questo livello, come ammette lei, «il vero maestro di vita diventa il palcoscenico».

A quando risalgono i suoi primi ricordi musicali?

«Sono nata in una famiglia di musicisti, sempre circondata dalla musica, che ha fatto parte della mia quotidianità sin dall’infanzia. Ricordo i miei genitori, entrambi pianisti, che studiavano a casa, e poi papà che mi portava al teatro d’opera durante le prove; una valida alternativa alla baby sitter, direi… Recentemente mi sono rivista in alcuni filmini mentre a due anni improvviso con lui a quattro mani sulle musiche dei cartoni animati della Disney. Diciamo che il mio approccio alle note è stato un po’ come quello alla parola; sono quasi andati di pari passo, e io continuo ancora oggi a vivere la musica come un mezzo di espressione».

C’è stato un incontro che ha particolarmente segnato la sua sua vita o la sua carriera?

«Sicuramente quello con i miei insegnanti, Benedetto Lupo al Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli e Arie Vardi alla Hochschule für Musik di Hannover. Antonio Pappano ha fortemente creduto in me e ha voluto che registrassi con lui e con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il mio primo disco, con il Secondo concerto di Prokof’ev e il Primo concerto di Čajkovskij, pubblicato da Warner Classics. E poi Fabio Luisi, con cui collaboro spesso e che mi ha invitato come artista in residence all’Opera di Zurigo, dove ho eseguito l’integrale dei Concerti per pianoforte di Beethoven. Grandi maestri che, grazie alla loro esperienza e al loro vissuto, vedono in me qualcosa che io non non sono in grado di percepire, e mi spronano verso nuovi traguardi».

Info: belviveremedia.com

Immagine di copertina Ph. Nicolas Bets

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