“Il gladiatore” di Ridley Scott: il segreto del successo è la musica

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È il 2000 quando “Il gladiatore” di Ridley Scott invade gli schermi di tutto il mondo e, da quel momento, il generale Massimo Decimo Meridio (interpretato da Russel Crowe) viene consacrato nel mito.

E se la pellicola, dopo generazioni di oblio a cancellare i fasti del passato, riesce a riportare in auge l’entusiasmo per i colossal ambientati nell’Antica Roma, è la musica a porre una base monolitica per il suo successo. Le caratteristiche per fare centro ci sono tutte: l’ampio respiro orchestrale, la comparsa di strumenti antichi e tradizionali, le linee vocali eteree, un continuo contrappunto tra caos e quiete, spirito e battaglia. Nonché, un gotha di talentuosi geni all’opera.

Per la colonna sonora del suo film, Ridley Scott ha infatti al suo fianco due nomi d’eccezione: Lisa Gerrard, già nei Dead Can Dance, e Hans Zimmer, mentre è Gavin Greenaway a dirigere la Lyndhurst Orchestra.

Così, nei dieci minuti di “The Battle”, si è trascinati sia nel vortice di emozioni che dominano tutto il lungometraggio, sia nello spirito più profondo della colonna sonora de “Il gladiatore”, in una vera e propria ouverture. Mentre il massiccio corpo orchestrale delinea il tema principale, emergono elementi caratterizzanti e dissimili tra loro, che alternano un’energia quasi cacofonica ad attimi di quiete: l’innesto di una chitarra acustica, l’intensità elegiaca dei corni francesi, la diafana linea vocale femminile, il solido tappeto di archi. In un brano, è racchiuso insomma l’intero universo della storia, fatta di sangue e sudore, amore e vendetta, onore e gloria, sacrificio e immortalità.

Nemmeno a dirlo, si è tanto discusso riguardo atmosfere e suoni che hanno influenzato composizione ed esecuzione. Tra questi, di certo l’epicità wagneriana è innegabile, tanto quanto i temi mutuati da Gustav Holst, soprattutto dal suo “Marte” (ed è una coincidenza stupenda, essendo il dio della guerra). Del resto, le influenze di quest’ultimo hanno assunto anche i toni delle accuse di plagio, ad esempio in un brano come “Barbarian Horde”.

Al di là dei rimandi, il film di Ridley Scott e la sua colonna sonora sono entrati anche nell’attualità, influenzando a loro volta altri artisti: il brano dal titolo “Il Gladiatore” è stato infatti interpretato sia da Luciano Pavarotti sia da Andrea Bocelli. In modo particolare, quest’ultimo l’ha cantato proprio a Roma, in occasione della finale di Champions League del 2009 tra Barcellona e Manchester United.

In fondo, “Il gladiatore” non è solo un film che ha conquistato il mondo intero e che, a due decenni dalla sua uscita, non smette di farlo (anzi, approda proprio in questi giorni, al Circo Massimo di Roma, l’evento che vede la sua colonna sonora suonata dal vivo), ma è soprattutto una grande storia. E, come tutte le storie, è senza tempo: quella di uno schiavo diventato eroe, archetipo di chi, nel quotidiano tanto quanto nello straordinario, assapora la propria vita, rendendola unica per sé e gli altri. Quella di chi vive senza paura.

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