“Giovani artisti per Dante”: dal 6 giugno a Ravenna

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Dante è una domanda: come la nave di Ulisse, lanciata “per l’alto mare aperto”, la sua opera ha sfidato l’ignoto oceano dei secoli, delle mode, del gusto per continuare a interrogarci – sulla natura di una lingua, sul significato della storia e su quello della poesia, sulle ombre della politica, sulle promesse della fede e tanto altro ancora – ma soprattutto sull’essere umani. E in questa grande conversazione, che il poeta ha aperto sette secoli fa, con Giovani artisti per Dante Ravenna Festival lascia la parola alla nuova generazione di creativi. Dal 6 giugno al 14 luglio, gli Antichi Chiostri Francescani accanto alla Tomba di Dante si trasformano in palcoscenico per spettacoli che ne celebrano, riscoprono, esplorano i paesaggi linguistici, intellettuali, sentimentali.

Giovedì 6 giugno apre la rassegna L’amore degli angeli (repliche fino all’8 giugno). Il Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna ritorna ai Chiostri anche quest’anno, con uno spettacolo che testimonia la varietà di discipline che caratterizzano la didattica dell’istituto.

Dal 9 al 15 giugno si rinnova un’altra collaborazione: è infatti grazie al dialogo con Cantieri Danza che il Festival figura fra i partner di Sedimenti, sezione del progetto Petrolio dedicato al rapporto fra uomo e natura nell’ambito di Matera 2019. Ravenna diventa sede di una delle residenze creative per quattro giovani coreografi e danzatori del Mediterraneo (gli italiani Olimpia Fortuni e Leonardo Maietto, il libanese Bassam Abou Diab, il nicaraguense residente in Spagna Yeinner Chicas) e la rassegna ai Chiostri si farà vetrina per gli sviluppi della creazione Who Cares?, in vista del debutto a Matera.

Dal 16 al 20 giugno ritorno al futuro: nel 2121 Ravenna è sede del convegno dantesco che si interroga sul significato della Commedia, ormai incomprensibile in un’epoca dominata dai traduttori automatici. Ma uno strano marchingegno, metà macchina del tempo e metà apparato del Dottor Frankenstein, potrebbe svelare il mistero…Il Collettivo Lunedidante – la regista Fiammetta Perugi e gli attori Ludovico D’Agostino, Francesca Fatichenti, Ivo Randaccio, accomunati dalla formazione alla Paolo Grassi di Milano – firma Dante 2k21, interrogandosi sul paradosso di un classico troppo e al contempo troppo poco studiato.

Dal 21 al 27 giugno si riparte per un altro viaggio impossibile, questa volta con Le stelle di Dante in compagnia di Moka e Hertz, due strambi alieni robotici con una grande passione per tutti i reperti provenienti dal pianeta Terra. Ma la scoperta dell’opera di un certo Dante, che Moka e Hertz credono uno scienziato e un esploratore intento nella descrizione del proprio pianeta natio, è l’occasione per un sorprendente e straniante punto di vista sulla Commedia. La narrazione è affidata alle marionette di Gianluca Palma e Mariasole Brusa.

Dal 28 giugno al 4 luglio è in scena il canto XXI dell’Inferno, il più teatrale, comico e satirico di tutta la Commedia. Qui i politici corrotti sono immersi nella pece bollente e qui vive la peggior specie di diavoli: i Malebranche! Ma dato che il Poeta descrive questi diavoli anche come goffi e irascibili burloni, Il canto dei diavoli vede un gruppo di bambini nei panni dei demoni, tutti identificati con gli stereotipi di oggi. La pièce include anche canzoni, clownerie e la performance del diavolo chitarrista Malacorda, e suggerisce che forse i cattivi del racconto non sono i diavoli, che altro non fanno che adempiere al proprio ruolo nel piano divino, ma piuttosto i peccatori.

Dal 5 all’11 luglio un’operina che si innesta su uno dei fils rouges del Festival 2019, quello dell’omaggio alla Grecia, orizzonte con cui si confronta tutta la cultura occidentale, Dante non escluso. Se il suo incontro con Ulisse, fra i più affascinanti e simpatetici di tutto l’Inferno, ha offerto il titolo alla XXX edizione, è invece il frammentario patrimonio di melodie greche pervenute fino a noi che ha ispirato Teleion (Τέλειον).

Dal 12 al 14 luglio Dante incontra Bob Dylan: ma cosa hanno a che fare l’uno con l’altro? L’album di Dylan Blood on the Tracks, uscito nel 1975, è segnato dalle lacerazioni di anime dannate, luoghi desolati, peccati mortali, ma comprende anche – nella canzone Tangled Up in Blue – una menzione di Dante, del quale ogni parola “suona vera e risplende come carboni ardenti”.

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