Hervé Niquet: riscoprire Orazio Benevolo

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In uscita il nuovo disco Alpha di Hervé Niquet. L’eclettico direttore d’orchestra francese è rimasto ammaliato dalla musica di Orazio Benevolo

Hervé Niquet: riscoprire Orazio Benevolo

Hervé Niquet è una delle personalità più forti e originali della musica antica europea. Clavicembalista, organista, pianista, cantante (tenore); e ancora, direttore di coro e d’orchestra, brillante conduttore radiofonico sulle frequenze di France Musique, Niquet, con la sua formazione corale e orchestrale, Le Concert Spirituel, ha inanellato nell’ultimo trentennio scoperte sorprendenti nella costellazione, in gran parte inesplorata, della musica rinascimentale e barocca d’oltralpe; ma non solo. Il suo ultimo interesse è il compositore romano d’origine francese Orazio Benevolo (o Benevoli) vissuto tra il 1605 e il 1672.

Nel suo prossimo cd, in uscita per Alpha Classics, Niquet ci presenta la sua Missa si deus pro nobis a 16 voci, coerentemente attorniata dal punto di vista storico e stilistico da altre pagine liturgiche di Sant’Ambrogio, Monteverdi, Palestrina e Frescobaldi.

Come ha scelto la selezione dei brani di questo album?

«Ho studiato in un istituto religioso, un convento; ho una certa familiarità con l’organizzazione di una funzione liturgica. Nella cappella del convento c’era un organo che ho iniziato a suonare sin da bambino, servendo la messa “musicalmente”. Così, quando ho scelto altri brani da integrare alla Messa di Benevolo, mi è parso logico optare per una soluzione che comprendesse autori e brani che fossero parte integrante della cultura e della pratica liturgico-musicale della chiesa e dei maestri di cappella del XVII secolo».

Come ha scoperto il compositore franco-italiano?

«Penso che Benevolo debba essere considerato un compositore propriamente italiano. Certamente le sue origini sono francesi; il padre Robert Venouot, ha italianizzato il cognome, ma Benevolo nasce in Italia e qui compie il suo percorso. L’incontro con questo compositore è stato segnato dal caso o dal destino. Fu Jean Lionnet ricercatore del Centro di musica barocca di Versailles, che tra l’altro è stato ingegnere del suono per Fellini, a farmelo conoscere; durante i suoi studi di musicologia ebbe la possibilità di accedere alle Biblioteche Vaticane e scoprire tesori nascosti della musica antica.

All’epoca era impossibile scansionare, fotocopiare o fotografare; così durante un periodo di dieci anni Lionnet ha ricopiato a mano moltissime partiture. Caso strano, il padre di Benevolo era pasticcere a Châtillonsur- Seine in Borgogna; è un paese che mi è familiare perché anch’io ho una casa lì. Emigrò poi a Roma, dove inserì il figlio a Saint-Louis-des-Français, la parrocchia dei francesi, nella quale ha compiuto tutti i suoi studi e la carriera.

Lionnet mi ha introdotto a vari compositori che prestarono servizio presso San Luigi dei Francesi. La scoperta di Benevolo è stato un vero e proprio choc; per me è uno dei più grandi compositori italiani».

Con Le Concert Spirituel ha riportato alla luce molte opere?

«Ci siamo focalizzati su un repertorio del tutto sconosciuto o quasi e le scoperte straordinarie sono state molte. Dovendo indicare un nome particolarmente significativo ed esemplificativo della nostra ricerca io direi Joseph Bodin de Boismortier. Non tutti sanno che Rameau gli deve moltissimo; io non lo chiamerei solo un grande maestro ma addirittura un genio».

Lei ha altre relazioni con l’Italia e in particolare con Venezia?

«Sì, parliamo di Palazzetto Bru Zane. L’idea era quella di realizzare un centro della musica francese del diciannovesimo secolo. Anche in questo ambito c’è un patrimonio musicale straordinario che va salvato. Attraverso il mio incontro con Nicole Bru e la Fondazione abbiamo concretizzato questo progetto così da far diventare Palazzetto Bru Zane, un edificio del 1695 nel cuore di Venezia, sede del centro studi e referente mondiale per la musica francese romantica».

I suoi maestri?

«Ho imparato molto dai miei studi pianistici con Marie-Cécile Morin, che è stata allieva di Marguerite Long e Maurice Ravel, amica di Poulenc e di altri grandi. Lei è stata a stretto contatto con i grandissimi del Novecento e mi ha trasmesso l’amore e l’interesse per la musica francese. Poi l’incontro con William Christie è stato importante. Ma è stato fondamentale per me soprattutto Nikolaus Harnoncourt, un vero faro per la musica europea».

Che rapporto ha con i dischi? Il disco della sua vita?

«I dischi sono stati molto importanti nella mia vita; non sono un collezionista compulsivo, ma quello che ho acquistato negli anni ce l’ho ancora e lo ascolto sempre. Tra questi un disco che mi fece un’enorme impressione fu il Messiah di Händel nella versione del 1754 con Christopher Hogwood e The Academy of Ancient Music».

di Giuseppe Scuri

MAKING OF

ROSSINI: NUMERO ZERO

L’operazione di rilancio dell’etichetta discografica Concerto Classics da poco avviata dal nuovo general manager Mario Marcarini passa anche attraverso una serie di progetti di ampio respito. Uno di questi prevede la registrazione di tutte le opere pianistiche e cameristiche di Gioachino Rossini.

La prima pubblicazione, prevista per agosto, si propone come un ideale “numero zero”. Il prodotto avrà la forma di un libro. La sezione cartacea sarà essenzialmente costituita da un catalogo ragionato di tutte le opere pianistiche del pesarese, con riproduzioni di alcune pagine di manoscritti, e da un inquadramento generale (storico ed estetico) del repertorio pianistico di Rossini.

Questa pubblicazione, realizzata in collaborazione con Musica con le Ali, coincide con l’esordio discografico della giovane pianista milanese Ginevra Costantini Negri, a cui è stato chiesto di documentare un ampio spettro della produzione pianistica del compositore marchigiano, scegliendo una composizione da ciascuna delle raccolte in cui il corpus tastieristico rossiniano è suddiviso. La registrazione si è svolta a Milano, tra febbraio e marzo di quest’anno.

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