Philippe Herreweghe e Gesualdo: due musici d’eccezione a confronto

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«La parte più bella di questa musica è il silenzio»: così esordisce Philippe Herreweghe all’inizio del concerto dedicato a Gesualdo Principe di Venosa nell’ambito della stagione Pavia Barocca 2015. La rassegna internazionale di musica antica, ospitata all’interno del Collegio Ghislieri, ha dedicato il suo quinto appuntamento (5 giugno) al Sesto Libro del compositore napoletano. Si tratta di una superba silloge musicale «aspettata dal mondo con grandissimo desiderio sì lungo tempo» scrive, a ragione, Giovanni Pietro Cappuccio nella lettera dedicatoria del 1611. A dar corpo e voce alle melodie del Principe il Collegium Vocale Gent con la direzione di Herreweghe, fondatore dell’ensemble nel 1970.

Philippe Herreweghe e Gesualdo

È un repertorio in cui si percepisce un legame privilegiato tra nota e pausa. Il suono emerge dal silenzio – spesso con lunghe messe di voce – e ritorna ad esso dopo aver dato ritmo a ogni singolo affetto.

Come dice Alessandro Guarini il canto «piagne, ride, s’allegra, si duole, grida, tace e finalmente rappresenta tutti quegli affetti, ed effetti, come se naturalmente si sentissero, e s’operassero». È una scuola di sublimazione delle passioni, un alto perfezionamento in cui si valorizza la radicale liaison tra musica e poesia.

I madrigali

L’ascolto dei madrigali fa pensare alle cattedrali gotiche: architetture perfette che si reggono su uno studio rigoroso delle spinte e degli equilibri. Così la musica di Gesualdo, asciutta, diafana, essenziale ma al contempo colma di sfumature e sapiente nel gioco di incastri tra linee melodiche e verticali armoniche.

Splendido il tessuto di voci proposto dal Collegium Vocale Gent, sempre finemente curato nell’intreccio dei timbri e nell’espressione delle dinamiche. Del resto, non poteva che essere così sotto l’egida di Philippe Herreweghe, uno dei più rinomati direttori di musiche rinascimentali e barocche. Incantevoli anche le Toccate III e VI di Kapsberger, eseguite con sorprendente maturità dal giovanissimo Thomas Dunford.

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