Gustav Mahler Musikwochen: Juraj Valčuha dirige la Sesta di Mahler

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Le Gustav Mahler Musikwochen 2018, piccolo ma pregiato festival mahleriano internazionale che si svolge ogni estate a Dobbiaco sin dal 1981, si sono concluse con il concerto di lunedì 30 luglio nella splendida sala Gustav Mahler del Grand Hotel di Dobbiaco che ha ospitato l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento guidata dal direttore slovacco Juraj Valčuha nella Sesta sinfonia di Mahler.

Attualmente direttore musicale del Teatro San Carlo di Napoli, nonché primo direttore ospite del Konzerthausorchester di Berlino, Valčuha, classe 1976, è stato insignito proprio quest’anno del Premio della critica musicale Abbiati come miglior direttore d’orchestra ed ha al suo attivo un repertorio operistico e sinfonico di spessore, che comprende fra gli altri Beethoven (l’intero ciclo sinfonico), Wagner, Puccini, Mascagni, Shostakowitch, Britten, Janacek, Prokoviev, Richard Strauss. Le sue doti di ottimo concertatore si sono rivelate indispensabili per governare una compagine orchestrale come la Haydn, arricchita per l’occasione dagli studenti dei Conservatori di Bolzano e Trento, ‘aggiunti’ per rafforzare l’organico monumentale richiesto dalla Sesta sinfonia di Mahler.

Com’è noto, l’opera fu composta da Mahler tra il 1903 e il 1904 nella casetta di composizione di Meiernigg presso Klagenfurt e sottoposta a importanti revisioni nell’orchestrazione, soprattutto del Finale con i celebri colpi di martello, e nella successione dei movimenti sino agli ultimi anni di vita. La denominazione “Tragica” risale alla esecuzione viennese del 1907, diretta dallo stesso Mahler che era ben consapevole di aver dato vita ad un ‘enigma’, un’opera controversa e dall’aura leggendaria, con i suoni della montagna, campanacci in primis, che irrompono spettrali e inquietanti, suscitando entusiasmi e perplessità sin dai primi anni della sua ricezione. Tuttora enigmatica risulta, ad esempio, la posizione dei due movimenti centrali, Scherzo e Andante, più volte modificata da Mahler e proposta infine nella successione Andante – Scherzo nella recente edizione critica curata da Reinhold Kubik, cui il M° Valčuha ha fatto riferimento nel concerto di Dobbiaco.

Non può che definirsi ambizioso e coraggioso il progetto della direzione artistica (Josef Lanz) delle Settimane mahleriane di affidare una sinfonia di enorme complessità tecnica, narrativa ed espressiva come la Sesta di Mahler ad una compagine orchestrale non perfettamente coesa e compatta per via di un organico allargato per l’occasione, cui è inevitabilmente mancata l’abitudine al “zusammenmusizieren”, al far musica insieme. Nonostante tali limiti, la maestria del direttore e l’entusiasmo autentico e pieno di slanci degli orchestrali (in cui si distingue la solidità composta e il bel suono degli archi) hanno dato vita ad un’esecuzione in crescendo emotivo, che ha coerentemente raggiunto l’apice nel Finale (Allegro moderato) ed ha invece mostrato i suoi limiti in particolare nello Scherzo, apparso un po’ sfilacciato e privo di quell’andamento quasi marionettistico e grottesco che lo caratterizza.

Probabilmente la necessità di tenere sotto controllo il discorso narrativo ed espressivo della grande forma sonata del primo movimento, l’Allegro energico ma non troppo, ha spinto il direttore verso scelte agogiche e dinamiche quasi frenate, che non hanno reso appieno il carattere inesorabile e feroce della marcia del primo gruppo tematico, il cui impulso inarrestabile tra impennate e ricadute, avrebbe richiesto un fluire senza esitazioni (ohne zu schleppen, avrebbe detto Mahler), pur nell’inquieto procedere tra varianti e scomposizioni, sino al motto costituito da un accordo maggiore in fortissimo che diventa di colpo minore decrescendo fino al pianissimo.

Più riuscita la funzione di breve interludio del corale, di cui è stata esaltato il carattere statico e sospeso, cui segue l’irruzione del secondo tema, il cosiddetto “tema di Alma”, reso, in maniera del tutto peculiare, meno sarcastico e declamatorio di quanto ci si potesse aspettare dalla scelta molto misurata dello stacco di tempo, che ha evidenziato le volute sinuose e morbide del disegno melodico e l’evidente affinità con i materiali motivici del primo tema. I rapporti fra i materiali dei due temi risulteranno particolarmente espliciti nel Finale della Sinfonia, che il M° Valchua ha reso con una certa efficacia, pur nell’ambito di una tragicità a dir poco contenuta.

Molto coerente con l’impianto narrativo ed espressivo voluto dal direttore slovacco è stata l’interpretazione dell’Andante moderato in mi bemolle maggiore (eseguito, come già detto, dopo il primo movimento) con l’andamento disteso e lirico dei legni, in particolare dell’ottimo oboe, raggiungendo attraverso ondate sonore sempre più intense, un’autentica tensione emotiva non priva di passione in particolare nello sviluppo, la cui densità polifonica e ampiezza di respiro hanno forse costituito il punto culminante dell’intero concerto.

Successo meritato e grandi ovazioni da parte di un pubblico entusiasta e partecipe, che ha reso così triplice omaggio a Mahler, nume tutelare di questi luoghi incantati, ai giovani dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e al talento di un direttore d’orchestra già molto amato in Italia.

Immagini © Max Verdoes

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