Il 20 ottobre 1977, alcuni mesi più tardi rispetto al debutto statunitense, sugli schermi delle sale cinematografiche italiane compaiono loro: i titoli di testa di “Guerre Stellari”. Più che il debutto di un film, la nascita di un vero e proprio archetipo culturale.
Quando, nella mente di George Lucas, prende forma il capolavoro, la musica non ha certo un ruolo di secondo piano: egli immagina una colonna sonora sontuosa e varia, che rispecchi da un lato i diversi mondi narrati tra le pagine della sceneggiatura e, dall’altro, si ispiri nelle forme mutevoli e diverse a un paio di lezioni fondamentali: quella operistica e del cinema d’altri tempi, grazie alla musica classica.
Accostare avventure fantastiche e lo spazio infinito con la musica classica non è una novità: Stanley Kubrick lo ha già magistralmente realizzato un decennio prima con “2001: Odissea nello spazio”. Al lavoro con Lucas c’è però John Williams, che abbraccia il progetto spingendosi in una direzione diversa, innanzitutto con una colonna sonora originale, e traccia la strada per le generazioni di registi e compositori cinematografici future.
Rifacendosi proprio al cinema classico e al muto stesso, Williams fa sì che le musiche sgorghino da contesti narrati e stati d’animo dei personaggi; in più, proprio mutuando i precetti dell’opera, in modo particolare quella di Richard Wagner, i personaggi stessi sono introdotti da veri e propri leitmotiv e temi dedicati, che li seguono nella loro evoluzione. Un nome su tutti? Quello di Darth Vader.
Inoltre, l’orchestra stessa diventa fondamentale: utilizzando la varietà timbrica dei diversi elementi, riesce infatti a conferire spessore a ciascuna azione scenica, dall’azione delle battaglie agli attimi di introspezione. Il risultato finale esce dagli Anvil Studios di Denham, in Inghilterra, nella primavera dell’anno di debutto del film, dove Williams dirige la London Symphony Orchestra.
Sempre l’orchestra assicura una pienezza di suono impareggiabile, la musica strumentale, da mero corollario, riafferra il ruolo di colonna portante delle scene se non, quasi in ogni inquadratura, protagonista assoluta.
E tutto ciò si evince sin dall’apertura, con l’emblematico brano “Main Title”.