Nel 2017 il Divertimento Ensemble ha compiuto 40 anni. Amadeus ha rivolto al maestro Sandro Gorli, fondatore e anima del gruppo qualche domanda.
Maestro, non le chiedo di raccontare la storia di Divertimento Ensemble. Ci vorrebbe un volume di molte pagine, ma proviamo a farne una sintesi attraverso i numeri, che saranno anche aridi, ma sono utili a dare un’idea delle dimensioni e dell’importanza che l’ensemble ha avuto in questi quarant’anni.
Anche se può sembrare impossibile, quando abbiamo iniziato la nostra attività non si usava ancora il computer. La documentazione dei primi 10/15 anni del nostro lavoro è quindi racchiusa in faldoni impolverati e disordinati, e in parte perduta. Riducendo in numeri i nostri 40 anni di attività e con una piccola approssimazione dovuta alla ragione appena esposta, ne viene questo ritratto: 1200 concerti in 24 paesi diversi, 1000 composizioni eseguite di 350 compositori, 12 produzioni di teatro contemporaneo, 250 prime esecuzioni assolute e 20 CD. Attraverso i corsi di formazione, attività alla quale Divertimento Ensemble dedica da una quindicina d’anni molta attenzione, sono passati fino ad oggi 300 allievi.
Le ricorrenze impongono un particolare impegno non tanto per i bilanci, che appartengono al passato, ma soprattutto per i nuovi progetti… il futuro. Quali sono le novità per la stagione 2017/18?
La novità di maggior rilievo nella strategia gestionale delle nostre attività riguarda la costituzione di IDEA, l’International Divertimento Ensemble Academy, che a partire da questa stagione coordinerà e darà un nuovo impulso all’attività di formazione che da anni portiamo avanti: corsi, workshop e masterclass rivolti a compositori, esecutori e direttori d’orchestra.
Faremo sempre più attenzione al coinvolgimento di nuovo pubblico attraverso l’apertura di nuove modalità di avvicinamento alla musica d’oggi, anche “in presa diretta”: abbiamo costituito un coro non professionale di 50 elementi che affiancherà i musicisti dell’ensemble nell’esecuzione di nuove partiture appositamente commissionate, e continuiamo il laboratorio per bambini dagli otto ai dieci anni che abbiamo chiamato “Giocare la musica”. Abbiamo introdotto nei nostri progetti temi di impegno sociale, iniziando dai più urgenti come la migrazione e l’integrazione, e ci occuperemo sempre più del rapporto con la tradizione, indagandola soprattutto nella produzione di quei paesi con una fortissima tradizione musicale; abbiamo iniziato dall’Iran, commissionando a compositori iraniani nuovi lavori che utilizzassero strumenti della loro tradizione e strumenti occidentali, mescolando esecutori iraniani ai musicisti dell’ensemble e continueremo in quella direzione con altri paesi. Un’altra novità di cui vado fiero sono gli “autoritratti” dei musicisti di Divertimento Ensemble, concerti solistici con programmi scelti da ciascuno di loro in totale autonomia, nei quali si sentono pienamente rispecchiati. Purtroppo la totale adesione a quello che si suona non è una condizione che si verifica sempre in un ensemble, pur molto affiatato. Sono sicuro che il risultato musicale di questi concerti sarà estremamente interessante.
L’impegno di D.E. nei confronti dei giovani compositori è noto. Il repertorio che il vostro Ensemble ha eseguito è a dir poco imponente. Come vengono selezionati? Cosa consiglierebbe a un giovane compositore per poter leggere il proprio nome su una vostra locandina?
Abbiamo varie modalità di selezione; organizziamo due concorsi di composizione, uno internazionale, gli “Incontri internazionali Franco Donatoni”, e uno riservato agli studenti dei Conservatori italiani; a questi si aggiunge “Sul Palco!” un concorso aperto a progetti che integrino la musica d’arte contemporanea con linguaggi e tecnologie differenti, dallo spettacolo di teatro musicale, che preveda la presenza di cantanti e attori, alla danza; dalla videoart all’applicazione delle più innovative forme di multimedialità. Prendiamo in considerazione ogni proposta che ci viene fatta, anche da giovani compositori che non conosciamo; curiosiamo con attenzione in internet, sterminata vetrina dove si trovano più partiture interessanti di quante se ne possono realizzare, alla ricerca di voci personali, di compositori che scrivono perché non possono farne a meno, che cercano nella musica una risposta a quelle domande che non avranno mai una risposta. In questo modo i giovani compositori entrano nella nostra locandina.
Un commento particolare merita il pubblico. È cambiato? E come in questi ultimi 40 anni?
In 40 anni è cambiata molto la società ed è cambiato il modo di vivere, è cambiata la situazione finanziaria un po’ ovunque e conseguentemente si è modificata l’offerta musicale, soprattutto della musica contemporanea, la meno commerciabile. Tutto questo ha comportato dei cambiamenti nella costituzione del pubblico, ma non molto rilevanti, a mio avviso. Il pubblico della musica contemporanea è ovviamente un pubblico che ama la musica, e questo sentimento è talmente connaturato all’uomo e forte da non essere molto influenzabile da fattori esterni pur importanti. Ed è un pubblico interessato al nuovo, che vive il presente in modo curioso, che desidera stupirsi; anche queste qualità sono presenti negli uomini in misura più o meno uguale da sempre.
Ma non cambia solo il pubblico. Cosa ci dice il maestro Gorli del repertorio e dei compositori di questi 40 anni?
Abbiamo appena eseguito una composizione di Ligeti del 1962, Aventures, che sembra scritta oggi, per cui verrebbe da dire che la musica non è poi cambiata molto. Ma alcuni capolavori si staccano dal tempo, sono frutto di visioni che contengono e inventano il proprio linguaggio, quasi indipendente da quelli comunemente in uso.
In realtà il linguaggio musicale, pur con molte eccezioni, ha seguito in questi anni un suo percorso, non sempre lineare, che ha trasformato parecchio il risultato musicale, ovvero le opere che ne sono scaturite; semplificando al massimo direi che si è passati da una ricerca ostinatissima della coerenza strutturale, derivata dalla rivoluzione linguistica dei primi decenni del ‘900, a una ricerca più diretta sul suono, sul timbro, che comporta una particolare attenzione alle nuove tecniche strumentali necessarie per la produzione dei nuovi suoni e che ha aperto a una grande libertà creativa. Anche in questi ultimi 40 anni, come sempre è successo nella storia della musica, alcuni compositori, o forse meglio, alcune partiture, hanno aperto nuove direzioni di indagine, nuovi panorami, che hanno lasciato un segno da cui non si può prescindere; è avvenuto con un ritmo più veloce di quanto succedeva nei secoli scorsi, come per ogni manifestazione dello spirito dell’uomo.
Questi cambiamenti, le molteplici direzioni di indagine del suono, la ricchezza dei linguaggi musicali che si sono alternati e sovrapposti in questi 40 anni, tutto questo ha nutrito senza sosta Divertimento Ensemble ed è stata la ragione principale della sua longevità.