Diplomata in pianoforte, tentata dalla tv, rapita dal teatro. Guenda Goria, attrice emergente e musicista, porta in scena Clara Schumann con la regia di Maurizio Scaparro
Ancora in una fase in ascesa della sua carriera, Guenda Goria ha già percorso con sicurezza e disinvoltura i vari territori dello spettacolo, alternando il teatro drammatico alla fiction tv (e all’Isola dei famosi), il cinema con autori importanti come Avati e Garrone alla regia. «Ma sono un’attrice nel cui cuore batte sempre la musica». Figlia della showgirl e conduttrice tv Maria Teresa Ruta ha un’infanzia e un’adolescenza forgiate dalla tastiera del pianoforte, strumento per il quale si è diplomata al Conservatorio di Milano. E che studiava col vantaggio di una dote naturale: l’orecchio assoluto.
«Mi ero anche affacciata a una carriera concertistica. Poi sono stata conquistata dalla recitazione».
Guenda diventa Clara
Ma Guenda vuole tener vivo il rapporto con le note e ha pensato a uno spettacolo che unisce teatro e musica. Il personaggio da “riscrivere” e interpretare non poteva che essere ambizioso come lo è Guenda. La scelta è caduta su Clara Schumann, la grande concertista, moglie innamoratissima di Robert, la cui musica, all’epoca spesso incompresa, promosse in tutta Europa.
«Mi ritrovo in questa donna che ha una dolcezza e uno spirito d’amore elevati ma allo stesso tempo una forza concreta quasi virile. Clara aveva otto figli, viaggiava in tutta Europa, organizzava concerti da vera imprenditrice, sapeva persino aggiustare il pianoforte. Il tutto per il suo amato Robert. Qui la sua femminilità è struggente, meravigliosa l’intesa psicologica con il marito, del famoso epistolario tra i due mi colpisce quando, distanti, si davano appuntamento a un orario per fare la stessa cosa. Una complicità quasi sensitiva, eppure anche estremamente reale».
La pianista perfetta
Ma poi c’è la faticosa quotidianità, fatta anche di giornate storte. Ed è da qui che Guenda Goria parte per lo spettacolo La pianista perfetta che debutta in prima assoluta il 30 agosto al Todi Festival.
«Ho pensato a un pomeriggio che precede un importante concerto. Un pomeriggio sbagliato: l’accordatore che non arriva, il baule smarrito, le lettere che sopraggiungono ad annunciare l’internamento del marito malato in un ospedale psichiatrico. Per questa donna che fece risplendere anche la musica di Brahms e di Mendelssohn, si profila un primo insuccesso».
Scritto da Giuseppe Manfridi, La pianista perfetta ha la regia di Maurizio Scaparro.
«A lui devo il mio esordio teatrale in La coscienza di Zeno: mi prese anche perché nell’ambiente di un salotto borghese anni ’20 aveva bisogno di un’attrice che sapesse suonare alla tastiera…”.
In scena Guenda/Clara è protagonista nella sua ricerca, malgrado tutto, della perfezione.
«Una ricerca ossessiva, quasi carnale, che esprime con il pianoforte, il suo alter ego. Sì, è il mio spettacolo ideale: recito e suono. Mi sto orientando sui Kinderszenen di Schumann, il Sogno d’amore di Liszt e l’op.117 di Brahms».
Ma come nasce la passione di Guenda per il pianoforte?
«Da un desiderio di mamma, perché a lei le sarebbe piaciuto suonare. Ero una bambina ubbidiente, accolsi senza problemi questa sua volontà. A 6 anni cominciai a studiare con il maestro Leonardo Leonardi. Dopo il quinto anno, per me il pianoforte non era più un obbligo ma un piacere. Decisi di continuare, mi sono diplomata con il maestro Annibale Rebaudengo. L’autore con cui ho avuto il rapporto più conflittuale è stato Scriabin. Odiavo i suoi Studi perché non riuscivo a venirne a capo, poi a un certo punto l’ho avuto tra le dita e mi si è aperto un mondo».
L’amore per la musica per Guenda non ha limiti, da «Chopin a Mina fino a Michael Jackson, che adoro. Ecco, il rap no, quello non mi piace proprio». E poi Guenda canta.«Ho una voce sopranile. Ho anche composto delle canzoni ma qui quando hai come riferimenti certi giganti del passato ti senti a disagio… Per il momento le tengo nel cassetto».
di Alessandro Cannavò