Grandi voci al Teatro Massimo di Palermo: il recital di Nicola Alaimo

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Il cartellone del Teatro Massimo di Palermo quest’anno si arricchisce di sei nuovi appuntamenti. Sei Recital, spalmati in dodici mesi, che vedono protagoniste le migliori voci del panorama canoro di oggi, ma non solo.

Voci celebri che vanno da pilastri schubertiani come Ian Bostridge (a ottobre) a icone wagneriane come Waltraud Meier (a dicembre) passando per l’eclettico repertorio di Anne Sofie Von Otter (sempre a ottobre) e il canto floreale di Jessica Pratt (a maggio). Ad aprire il nuovo ciclo di serate belcantistiche è stata a fine gennaio l’intramontabile astro italiano Mariella Devia, che continua a regalare intense emozioni al pubblico palermitano.

Inutile negare però che l’appuntamento più atteso, di cui resterà a lungo memoria, è stato con certezza quello di Nicola Alaimo, baritono di grandissimo successo, palermitano di nascita e attesissimo dalla sua città, protagonista del recital di venerdì 1 marzo. Grande l’attesa del pubblico ma altrettanto grande e sentitissima l’emozione di Alaimo che si è affacciato assoluto protagonista di una serata che è stata più di un semplice recital.

È stata un’elegante serata tra amici, in famiglia; una raffinata réunion densa di emozioni, apprezzamenti, ovazioni, tra una smorfia e un acuto, una battuta e anche momenti di commozione. Non è mancato nulla e non poteva essere altrimenti. Nicola Alaimo è uno di quei cantanti eccezionali che possiede la rara dote dell’interpretazione e, insieme, dell’intrattenimento; che sa dosare al momento giusto il gesto comico e il trasporto emotivo.

La sua non è solo voce (quella è già indiscutibile), ma è innanzitutto una personalità: un’eclettica, profonda, sana e pulita personalità che il mondo dell’opera ha già capito e che il pubblico palermitano ha avuto l’onore di afferrare a piene mani forse come mai nessun altro pubblico abbia avuto il privilegio di fare. Del resto il Teatro Massimo è il teatro di Nicola, un teatro che lui conosce e che l’ha visto crescere.

Perfetti i tempi sul palco, affatto impacciati e con una scaletta musicale (da Alaimo stesso definita “folle”) studiata nei minimi particolari, sin dai primi minuti, quando la semioscurità del teatro ha svelato pian piano e con tiepide luci la commovente dedica, fuori programma, che Nicola ha fatto alla mamma scomparsa cantando la bellissima serenata siciliana “Cocciu d’amuri” che, in questa veste belcantistica, in pochi avranno riconosciuto la celebre poesia di Lello Analfino per il film “Andiamo a quel paese” del duo comico Ficarra e Picone. Potremmo anche fermarci qui, perché Nicola Alaimo ha regalato un raro momento di poesia e commozione che ha fatto subito esplodere la platea.

Da lì in poi un’escalation di virtuosismo e interpretazioni che seguono un po’ la storia dell’opera italiana ma anche la sua personale carriera: dalla cavatina “Largo al factotum” dal Barbiere di Siviglia di Rossini fino a “Nemico della patria” da Andrea Chénier di Umberto Giordano che ha chiuso la prima parte del recital impreziosito anche dalla bella trascrizione per pianoforte di melodie dal Rigoletto “Choix de mélodies” di Cramer eseguiti dal pianista accompagnatore Giuseppe Cinà con grandissimo apprezzamento del pubblico.

Più distesa e intima la seconda parte incentrata su celebri arie da camera di Tosti, De Curtis, Gastaldon, Tagliaferri/Valente e Calì, in cui Nicola Alaimo ha alternato momenti di delicato romanticismo a momenti di passionale lirismo, sempre con grande partecipazione e intensità. Nonostante la visibile e comprensibile stanchezza di due ore incessanti di canto il baritono non si è neppure risparmiato in un acclamato bis cantando in modo sfacciatamente prorompente quel capolavoro del Flaco de Oro Agustín Lara che rende omaggio alla città di Granada ma che intanto ha infuocato il pubblico palermitano.

Immagine di copertina Ph. Franco Lannino

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