“L’Urlo di Armida” è stato definito da qualcuno come “spettacolo strano”. Non potrei esserne più orgogliosa.
Quando l’anno scorso ebbi l’idea di mescolare madrigali rinascimentali e barocchi alla musica elettronica, sapevo che sarei andata incontro a qualcosa di tortuoso ed insolito. Ma la sfida era interessante e lo diventava sempre di più nel processo di creazione con i miei colleghi.
Giulia Semenzato: la storia di Armida
Volevo raccontare una storia, la storia di una donna e volevo farlo prima di tutto attraverso la poesia. Volevo coinvolgere un gruppo eterongeneo di giovani artisti veneziani che avessero a cuore la letteratura, il piacere del teatro e della poesia oltre che della musica.
“L’Urlo di Armida” è cresciuto insieme ai compositori e sound designer Giovanni Dinello e Victor Nebbiolo di Castri (V.E.R.V), al regista Tommaso Franchin ( Ex-Vuoto) e al visual artist Claudio Bellini. Sono cosi grata a loro per aver accolto la mia sfida con caldo entusiasmo e curiosità fin dall’inizio.
Ne è risultato qualcosa che ha una forma insolita, va oltre il concerto barocco, è qualcosa di diverso da un opera, si avvicina alla prosa per il suo legame cosi diretto alla parola. Si tratta di uno spettacolo che vede l’avvicinarsi e l’incontrarsi di linguaggi appartententi ad epoche diverse. La musica antica eseguita con strumenti storici si mescola alle composizioni elettroniche, i suoni e le voci invadono la sala attraverso 8 speakers, e sulla scena vengono proiettati video per mezzo di luci audio reattive.
Tra Barocco e musica elettronica
Sul palco i 5 magrigalisti assumono un ruolo di commentatore onniscente, quasi un coro da tragedia greca; un mescolarsi di epoche appunto, ma per raccontare una storia e dei sentimenti che invece non hanno tempo.
Le musiche di De Wert, Monteverdi, Mazzocchi, Sigismondo d’India ed Händel sui testi del capolavoro di Torquato Tasso “La Gerusalemme Liberata” raccontano la maga Armida, la guerriera Clorinda che combatte Tancredi e la principessa pagana Erminia. Tre donne, ma in modi diversi forse una sola donna, a cui io do voce attraverso il canto.