Ravenna Festival progetta modelli di ritorno allo spettacolo dal vivo già per il prossimo mese di giugno e la Fase2 di uscita in sicurezza dall’emergenza Covid-19..
Allo studio una proposta, presentata da Agis (Associazione Generale Italiana dello spettacolo) al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, cui hanno già aderito i principali attori del comparto musicale Anfols (Assocazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche), Atit (Associazione Teatri Italiani di Tradizione) e ItaliaFestival (Ass. Festival Italiani). Il progetto-pilota, che sarà sottoposto in particolare al vaglio della task force di esperti incaricati della gestione della cosiddetta “fase due”, vanta un primato importante: quello di aver sollevato presso le istituzioni competenti, con carattere d’urgenza, il tema dello spettacolo dal vivo, finora trascurato dai provvedimenti governativi, avanzando la proposta concreta di un protocollo dedicato per i concerti sinfonici.
L’obiettivo consiste naturalmente nella quanto più rapida ripresa degli spettacoli e delle attività performative: una riapertura che verosimilmente potrà avvenire partendo dalle manifestazioni all’aperto – al momento la soluzione più praticabile, che consentirebbe l’adozione di tutti i dispositivi di protezioni necessari a garantire la sicurezza tanto degli spettatori quanto degli artisti e del personale impegnato nelle manifestazioni.
Per conseguenza, tra i molteplici luoghi che ogni anno ospitano il festival ravennate, l’ideale cornice di questa edizione “sperimentale” potrebbe essere la Rocca Brancaleone, fortezza veneziana risalente al XV secolo: per il suo teatro aperto, certamente, realizzato in epoca moderna dal Comune di Ravenna, ma anche perché luogo storico della città, dal forte valore simbolico, in particolare per il Ravenna Festival. Qui infatti la manifestazione, presieduta da Cristina Mazzavillani Muti e oggi con la direzione artistica di Franco Masotti e Angelo Nicastro, fu inaugurata trent’anni addietro, il 1° luglio del 1990, con un concerto dell’Orchestra Filarmonica della Scala, sotto la bacchetta di Riccardo Muti (con l’avvicendamento sul podio, in quella stessa edizione, di Pierre Boulez, Carlo Maria Giulini, Lorin Maazel).
Nessuna meraviglia, dunque, che la medesima sede possa ospitare la rinascita non solamente del Festival, ma di un intero settore, quello delle arti performative, che al silenzio non può e non vuole rassegnarsi.
La proposta portata coraggiosamente avanti da Ravenna Festival per altro non esclude i benefici del digitale, che nel frattempo si è imparato ad apprezzare: così, oltre ai 250 spettatori potenzialmente ospitabili all’interno della Rocca – il cui numero sarà forse ridotto in ragione degli ingressi contingentati e del necessario distanziamento sociale – molti altri appassionati potrebbero fruire degli spettacoli attraverso le trasmissioni televisive e sui canali social.
Silvia Del Zoppo