È il gennaio del 1818 quando viene pubblicata una pietra miliare della moderna letteratura: “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, scritto da Mary Shelley, fonde infatti al suo interno rimandi classici, elementi delle novelle gotiche, lo spirito della letteratura romantica e anticipa persino horror e fantascienza, diventando un monolito della letteratura.
Il mondo del cinema attinge a piene mani dall’immaginario che emerge tra queste pagine, ispirando innumerevoli pellicole, così come drammi teatrali e serie televisive. Tra questi, è presente proprio il “Frankestein” del 1910, con sceneggiatura e regia di James Searle Dawley, meglio noto come come il primo adattamento cinematografico del romanzo della Shelley.
Il film dura poco più di un quarto d’ora ed è stato realizzato negli studi della Edison nel Bronx, a New York. Una manciata di minuti certo, ma la meraviglia inizia da subito: il “Frankenstein” di Searle Dawley è infatti da un lato il capostipite di un’infinta filmografia sul soggetto e, dall’altro, uno dei primi sonori corredati da uno spartito che suggerisce le musiche di accompagnamento. E di musiche ve ne sono varie, ciascuna in grado di sottolineare e amplificare le diverse atmosfere catturate su pellicola.
L’opening è ad esempio “You’ll Remember Me”, tratta dall’opera “The Bohemian Girl”, a sua volta ispirata da “La Gitanilla” di Cervantes e realizzata da Michael William Balfe su libretto di Alfred Bunn. Ancora, compare una traccia tutt’altro che sconosciuta: arriva infatti direttamente dal “Lohengrin” di Richard Wagner il coro di commiato alle nozze. Questa è testimonianza inossidabile della continuità tra opera e cinema che, in modo particolare nei primi anni della cinematografia, è particolarmente fluida e fertile. Il cinema mutua infatti dall’opera non solo canoni espressivi e stilistici, ma li fa propri, dando loro nuovo risalto e, allo stesso tempo, conferendo ulteriore valore a una forma espressiva ai suoi albori e alla ricerca di una precisa identità.
Per anni, questo film è stato creduto disperso, almeno fino a che non è ricomparso nei cataloghi e ha visto diverse iniziative di recupero. Tra queste, proprio un paio di anni fa, è stato restaurato a Ginevra, non lontano dagli stessi luoghi che hanno ispirato il racconto della Shelley, e presentato nell’ottobre del 2016 con una colonna sonora rivista e realizzata da Nicola Hafner su wurlitzer.