Festival Pianistico Internazionale, tanti giovani talenti

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Il Festival Pianistico Internazionale ha svelato tante giovani promesse del piano. Tra tutte, spicca la tecnica di Alexander Malofeev

Festival Pianistico Internazionale, tanti giovani talenti
Tantissimi giovani talenti hanno suonato al Festival Pianistico Internazionale

In epoca millenial il 55° Festival Pianistico internazionale di Brescia e Bergamo ha scelto una connotazione in sintonia con lo zeitgeist puntando decisamente sui giovani. Scelta vincente per una serie di ragioni.

La musica classica di domani

Anzitutto per dimostrare che la supertecnologia, ancorché globalizzata dai social – che proprio nei confronti delle giovani generazioni “naturalmente” poco tutelate pesca abbondantemente i suoi fans – non riesce ancora a impedire a molti ragazzi/e di seguire una passione, come quella della musica classica, in gradi di occuparli nello studio di uno strumento sotto la guida severa di un insegnante.

Secondo, per rendere evidente che talenti poco adolescenziali emergono dal nord come dal sud del mondo; e sono prontissimi a sostituire, o quantomeno, a proseguire le gesta dei mostri sacri del concertismo. Nativi digitali che convivono con smartphone e esercizi ripetitivi di scale e arpeggi.

Sboccia Alexander Malofeev

Emblema di quanto appena scritto, il pianista russo di soli 16 anni Alexander Malofeev che si è presentato come solista; lo scorso anno aveva inaugurato il festival ottenendo un successo travolgente nel Secondo concerto di Rachmaninov. Quello che più ha impressionato in questo suo ritorno è stata la maturità interpretativa, sbalorditiva in un musicista dai lineamenti ancora infantili e dall’andatura impacciata; una Sonata op. 120 di Schubert distillata con inebriante disincanto, proprio come dalle mani del compositore viennese.

Un’Appassionata di Beethoven dominata con un controllo toccatistico da esperto capace di intuirne le scansioni espressive più intime come le contraddizioni razionali sottese. Poi un repertorio certamente a lui più affine, quello russo cui la manifestazione era dedicata.

“Il Festival parla russo. Čajkovskij mon amour”. E quindi, Suite dallo Schiaccianoci e Dumka di Čajkovskij e Sonata n. 7 di Prokof’ev dove la propensione cromatica e l’impetuosa ritmicità sono stati affrontati con elettrizzante padronanza e esplosività percussiva sempre dominate da una manualità ipercontrollata da intelligenza e gusto.

Yuja Wang

Completamente agli antipodi la pluriosannata e pirotecnica Yuja Wang, pechinese di grande fascino e virtuosismo superlativo. Però le sue performance (qualsiasi sia l’autore, nella fattispecie: Studi di Ligeti, Preludi di Rachmaninov, Sonata n. 10 di Skrjabin e Sonata n. 8 di Prokof’ev) sono sempre “uguali”: stupore a go-go ma se cerchi la “sostanza” e lo scavo espressivo, non emoziona e non soddisfa. Certo lei è figlia del suo tempo e lo dimostra anche sostituendo il tablet allo spartito.

Gli altri giovani talenti al Festival Pianistico internazionale

La carrellata di giovani solisti è proseguita con la pianista greca Theodosia Ntokou; è la dotata esecutrice del Concerto n. 2 di Šostakovič. Poi ha suonato a quattro mani in Ravel insieme a Martha Argerich sua guida e promotrice: massima garanzia per un futuro luminoso. Giovanissimo anche il direttore Alessandro Bonato, convincente in un programma variegato con la Filarmonica del Festival: da Holst a Barber, da Bach a Brahms, da Mozart a Verdi, da Offenbach ai contemporanei Ortolani e Zuccante.

Altri due superbi talenti della tastiera venivano dalla scuola russa. Primo, il ventiseienne Dmitry Shishkin, che ha convinto e entusiasmato con Skrjabin, Čajkovskij e Rachmaninov; e Daniil Trifonov classe 1991, artefice a sua volta in brani variegati di Schumann, Grieg, Barber, Čajkovskij, Chopin, Rachmaninov e Mompou; tutti eseguiti con superba classe tastieristica e forte personalità.

Gli italiani

Anche tre giovanissimi italiani hanno messo in mostra la rispettiva bravura. La violinista trentenne Nicola Benedetti (nata in Scozia da padre italiano) ha sfoderato facilità esecutiva e scintillante sonorità nella bella Serenade per violino e orchestra di Bernstein.

Quindi il ventiduenne pianista di Carate Brianza Filippo Gorini molto apprezzato in un recital classicissimo: 7 Fantasie op. 116 di Brahms, Sonata Hammerklavier di Beethoven e brani dall’op. 72 di Čajkovskij. Pianista anche il bresciano di 26 anni Federico Colli applauditissimo (con il Terzo di Rachmaninov) nella serata conclusiva al teatro Arcimboldi di Milano con la celebre Mariinsky Orchestra diretta da Valery Gergiev.

Antonio Brena

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