Festival NODO: a Ostrala l'antroposofia in scena

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Il Festival NODO, a Ostrava, si è aperto con Thy Kingdom Come! di Alois Hába. Una storia attualissima, in un’opera microtonale

festival nodo ostrava
Una foto di scena

Il cèco festival NODO (New Opera Days Ostrava) si è aperto con la prima mondiale di Thy Kingdom Come! di Alois Hába. Composta tra il 1937 e il 1942 su libretto proprio, non è mai andata in scena, sia a causa della guerra, sia per le oggettive difficoltà di esecuzione. Si trattava infatti della prima opera microtonale, scritta per sesti di tono. È considerata da Hába (che si era dedicato a queste ricerche anche con l’incoraggiamento di Busoni) la summa della sua attività compositiva, esempio di una musica finalmente liberata dal sistema temperato.

La storia di Thy Kingdom Come!

La vicenda, influenzata dall’inte­resse del compositore per l’antroposofia, è ispirata a idee di giustizia sociale. Racconta una vicenda che pare ancora di grande at­tualità: un’azienda comunica licenziamenti e gli operai minacciano rivolte. Il direttore pensa di sostituire lavoro e salari con altri benefit, ma la rivolta scoppia comunque. A quel punto l’Autore stesso entra in scena chiedendo quale destino dare ai suoi personaggi, suggerendo varie possibilità. Ma gli operai le rifiutano tutte, ral­legrandosi soltanto di fronte ad una visione di Cristo e del suo regno.

Bruno Ferrandis, sul podio, ha avuto il suo da fare per tene­re insieme questa partitura complessa e magmatica, con 26 parti vocali, un’orchestra densa, piena di ottoni, lunghissime scene corali; al centro, quasi in funzione di soli­sta, un harmonium speciale, accordato per sesti di tono, che Haba aveva fatto fabbrica­re negli anni Trenta da August Förster, su un progetto di Busoni. La scrittura microtonale creava un effetto sinistro, stridente; ma la struttura portante era molto ritmica, a trat­ti marziale, con momenti di esaltazione.

L’atmosfera era più ieratica che drammatica, resa molto bene dalla regia di Jiří Nekvasil e dalle impalcature geometriche disegnate da David Bazika, sovrastate da un enorme crocifisso.

Macle

Tra gli eventi clou del festival c’è stata anche la prima ceca di Macle (1972) di Julius Eastman. È una spassosa e irriverente composizione-happening scritta in notazio­ne grafica, come un fumetto, diretta e inter­pretata da Petr Kotik.

Si è vista anche la pri­ma ceca di Luci mie traditrici di Sciarrino, nel bell’allestimento di Pia Partum. I perso­naggi si muovevano tra tre grandi cerchi al centro della scena, con gesti stilizzati, che sembravano accompagnare il canto, quasi coreografarlo, in una dimensione sospesa, quasi raggelata.

A Woman Such as Myself!

Nodo ha anche commissio­nato una nuova opera al giovane Daniel Lo, nato a Hong Kong nel 1986. A Woman Such as Myself! è tratta da un racconto della scrittri­ce cinese Zhang Yan. Era la storia, commo­vente, di una giovane donna, specialista di cosmesi funeraria, e della sua storia d’amore con un giovane al quale non ha il coraggio di rivelare che mestiere fa. Tutto ruotava intor­no ai monologhi interiori della protagonista (bravissima Kamala Sankaram); il tutto con una mu­sica molto atmosferica e linee di canto dagli accenti appassionati.

La regia di Miřenka Čechová sfruttava dei video che alternavano immagini di volti immobili, come pronti per l’ultimo make-up, e di fiori, simbolo ambiva­lente dell’omaggio amoroso e del funerale.

Gianluigi Mattietti

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