Damiano Michieletto: "Ecco il mio Macbeth"

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Regista ormai celebre in Italia e all’estero, Damiano Michieletto mette in scena il Macbeth di Verdi al Teatro La Fenice di Venezia

DAMIANO MICHIELETTO

Abbiamo intervistato Damiano Michieletto: il suo Macbeth andrà in scena alla Fenice dal 23 novembre all’1 dicembre.

Il Macbeth di Verdi, risposta italiana al gusto romantic per il “fantastico”, ossia il soprannaturale, rappresentato in ambito operistico da modelli quali Il franco cacciatore e Roberto il diavolo. La sua regia come valorizzerà la dimensione del “meraviglioso”?

«La dimensione del meraviglioso prende vita a partire dalle allucinazioni di Macbeth; è come se rivivesse il suo passato, segnato dalla morte prematura della sua unica figlia. L’incapacità di elaborare questa perdita diventa l’inizio di un’ossessione che porta i coniugi a smarrire la lucidità. Il meraviglioso diventa tenebroso, diventa l’incubo che Macbeth tiene chiuso dentro di sé e che gradualmente porterà allo sfacelo famigliare».

Il critico Harold Bloom ha osservato che nella tragedia Shakespeare riserva a Lady Macbeth una parte importante ma decisamente subordinata a quella del marito. Nel melodramma di Verdi, invece, la Lady ha un peso decisivo. Il marito oscilla tra ferocia e rimorso mentre lei non ha un attimo di cedimento. Come ha costruito il personaggio di Lady Macbeth?

«Lady Macbeth è una donna che cela dietro a un’apparente forza, il seme che la porterà all’autodistruzione. Siamo davanti a una manipolatrice che ama disperatamente il marito proiettando su di lui i propri bisogni e desideri di vittoria. La sua è una danza in bilico con la disperazione, sempre in cerca di qualcosa che le dia sicurezza, che le dia conferme. E perciò è anche un personaggio infantile che non sa reggere l’urto della solitudine e del confronto se non sfociando nella violenza».

In Macbeth Verdi affronta il tema del potere con una tavolozza cupa e pessimista. Per il potere l’uomo è disposto a fare qualsiasi cosa, anche la più torbida. Lei come affronterà questo tema?

«Il tema del potere è un tema shakesperiano per eccellenza. In questo caso ho preferito concentrare il racconto su una dinamica famigliare che racchiudesse nel senso della paternità il passaggio della dinastia e quindi la trasmissione del potere.

Non avendo figli, i coniugi Macbeth sono esclusi da questo potere, per loro il trono rimarrà sempre vuoto. Questa ansia di non poter trasmettere una eredità crea il cortocircuito che li porta alla violenza. Nella storia le visioni di Macbeth sono legate al futuro; ma per lui sembra che non ci sia nessun futuro scritto e che anche il sonno gli sia stato rubato. In scena ci sarà un’altalena che simboleggia da una parte il gioco e dall’altra il trono. Su questo doppio binario si costituirà il racconto del potere e della lotta per la successione».

Biagio Scuderi

(La versione estesa dell’intervista su amadeusonline.net)

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