Questo vinile da collezione viene dal 1988. È un’incisione del Concerto per piano No. 1 di Čajkovskij, suonato da Evgenij Kisin e dalla Filarmonica di Berlino
Evgenij Kisin, Berliner Philharmoniker, Herbert von Karajan
ČAJKOVSKIJ, Concerto per piano No. 1
Dg 1 lp (Universal) 1988
Il mese scorso, Evgenij Kisin ha compiuto 47 anni, essendo nato a Mosca il 10 ottobre 1971, da una famiglia di origini ebree. Talento precocissimo, a diciotto mesi, ascoltando la mamma e la sorellina al pianoforte, sapeva già ripetere una fuga di Bach. A sette anni, affrontò i primi concerti.
A tredici, esplose sulla scena internazionale incidendo i due Concerti di Chopin con la Moscow Philharmonic Orchestra. A diciassette, registrò con Karajan e i Berliner Philharmoniker il Concerto per piano No. 1 di Čajkovskij. È stato il suo primo disco licenziato per Deutsche Grammophon che, da poco, lo ha ristampato su supporto in vinile di alta qualità. Una progressione impressionante.
Evgenij Kisin è uno dei più importanti pianisti al mondo
Si dichiara cittadino della Russia, dell’Occidente e di Israele. È un grande sostenitore dei valori occidentali, anche se negli ultimi anni ha realizzato che l’establishment occidentale ha spesso tradito quegli stessi valori.
Non gli piace quello che è divenuta l’Unione Europea. Essendo cresciuto in Unione sovietica, ama l’indipendenza degli stati; un mercato comune è una cosa, una centralizzazione politica un’altra.
L’aspetto più interessante della registrazione live realizzata con Karajan e i Berliner alla Philarmonie della capitale tedesca, nel dicembre del 1988 (ingegnere del suono Günter Hermanns), è l’incontro tra un direttore d’orchestra grandissimo ma sulla via dell’addio (sarebbe scomparso meno di sette mesi dopo) e l’inizio o quasi di un talento straordinario ma ancora acerbo. Il tutto nell’ambito di un Concerto – il Primo di Čajkovskij – anomalo, asimmetrico, che chiede al pianista di svolgere un compito arduo, ma non in un ruolo di supremazia.
Insomma, quasi l’ideale, in un certo senso, per “proteggere” un solista innegabilmente già con le mani d’oro (prerogativa qui indispensabile), ma, interpretativamente parlando, ancora da farsi appieno. Nella seconda parte Kisin esegue i Quattro pezzi op. 51 e lo Studio op. 42 n. 5 di Skrjabin.
Massimo Rolando Zegna