Questa avventura che sto vivendo ora è il risultato del sogno del mio amico, il regista e musicologo Csaba Némedi, che ha voluto mettere in scena I Lombardi. Lui ama da sempre questa meravigliosa opera e a marzo dello scorso anno mi ha chiesto di essere Giselda per lui.
Subito io ero un po’ pensierosa riguardo a questo ruolo, ma Csaba che conosce molto bene la mia voce era assolutamente convinto che io fossi perfetta. Lui segue la mia carriera da ormai vent’anni: mi ha sentito per la prima volta alla Wiener Staatsoper nel Flauto magico. Abbiamo lavorato già insieme alla Opernhaus in Turandot, dove lui era l’assistente alla regia di Giancarlo Del Monaco.
Una prima per la Romania
Ora che ho una lunga esperienza nel Belcanto e in Verdi è arrivato il momento giusto per affrontare questo ruolo difficilissimo. Ed eccoci qui! All’Opera Maghiara di Cluj per mettere in scena I Lombardi, una prima assoluta per la Romania. Sarà l’apertura della stagione con il mio debutto nel ruolo con la direzione del bravissimo Maestro Szabolcs Kulcsár. Sarà anche il mio debutto all’Opera Maghiara, poiché a Cluj ho cantato già due volte ma all’Opera Nazionale Rumena.
Questo allestimento avrà le scene, i costumi e le luci di Gilles Gubelmann. Come sappiamo il soggetto dei Lombardi non è così lineare. Al dramma storico si sovrappone la storia d’amore tra Giselda e Oronte, nello stile di Giulietta e Romeo. Giselda vive in una società dominata dal sangue, dalla morte e dalla guerra. Giselda è una donna che cambia durante l’opera, soffre delle circostanze in cui agisce. Il vero centro di quest’opera è lei, soprattutto in questa messinscena, dove per rendere tutto più comprensibile Némedi e Gubelmann hanno scelto di spostare il periodo di azione dopo la morte di Verdi nel 1901 e sul palcoscenico abbiamo soltanto un gigante album di fotografie che appartiene a Giselda.
Quando arrivo sul palcoscenico tutta la gente, il coro, è in piazza perché ha appreso il ritorno di Pagano dai giornali. Sappiamo all’inizio della rivalità tra Pagano e Arvino per l’amore di Viclinda, divenuta moglie di quest’ultimo. In questa produzione abbiamo pensato che Giselda sia in realtà figlia dell’amore illegittimo tra Pagano e Viclinda. Pagano è un po’ come Don Giovanni, Arvino è come Don Ottavio e Vicinda come Donna Anna. Quindi quest’ultima tra i due sicuramente sceglierebbe un Don Giovanni come Pagano, un temperamento più forte e di più grande fascino. Questa è la visione che Némedi ha del personaggio.
Giselda sfoglia questo album e spesso chiede della spiegazioni a sua madre Viclinda, soprattutto riguardo a Pagano appunto, e lei si rifiuta. Tutto quello che si vede nell’album è il fil rouge della storia e da lì i personaggi prendono vita e agiscono sulla scena. Il messaggio di quest’opera è che nessuno deve uccidere nel nome di Dio. Si tratta di un messaggio universale e un tema molto attuale. Non voglio però svelare tutto, sicuramente in scena il tutto risulterà ancora più forte e chiaro… dovete venire a vederlo!
Giselda: un ruolo impegnativo
Giselda è un ruolo di maturità, perché la scrittura musicale è difficile dall’inizio alla fine, sono in scena tutta l’opera e non c’è nessun momento di riposo musicale. Devo essere sempre presente e fresca musicalmente e fisicamente: ci sono tantissimi ensemble con il coro dove la linea melodica di Giselda deve emergere.
La tessitura su cui si gioca il ruolo è piuttosto acuta, anche se ci sono molte frasi drammatiche. Tutte e tre le arie sono diverse e differentemente difficili. La prima, “Te Vergin Santa” è su una linea melodica molto bella, abbastanza lirica, la seconda “Oh madre dal cielo… Se vano il pregare… No, giusta causa” è una scena molto complessa con un recitativo impegnativo, un’aria con una una cadenza che va a toccare il Re acuto in pianissimo, e poi la cabaletta drammaticissima ed eroica che ne contiene praticamente tre.
L’ultima aria “Qual prodigio” è simile al bolero dei Vespri Siciliani, un’aria di grande virtuosismo con un’attitudine (non scrittura) drammatica. Poi il ruolo comprende un bellissimo duetto con Oronte e il terzetto finale “Qual voluttà trascorrere” che ha una musica fantastica, e poi c’è l’apoteosi dell’inno finale, straordinario.
Giselda è un personaggio dolce, giovanissima che ha però molto temperamento che esplode nella seconda scena diventando un vulcano. Sono felicissima di cantare Giselda e sono grata a Csaba per questa idea. Ringrazio tantissimo la Kolozsvári Magyar Opera per l’opportunità di fare questo debutto importante.
Elena Mosuc