Danzare con i demoni per ritrovare la luce. Icona internazionale del balletto e outsider carismatico, modello dal fascino magnetico con un passato sex and drugs e star del grande schermo all’occasione, il tatuatissimo bad boy ucraino Sergei Polunin, solista di qualità artistica e talento innato, è pronto a sorprendere ancora una volta il suo pubblico. Nel tempo incerto della pandemia le belle notizie, almeno, non mancano: dopo la nascita del figlio Mir e l’uscita del documentario Sergei sul suo viaggio in India, ecco che il 6 novembre Polunin presenterà in prima mondiale Metànoia, una riflessione artistica contemporanea sulla Commedia dantesca, un viaggio catartico a partire dagli abissi dell’animo umano.
Con questo spettacolo, già destinato a diventare un cult, si apre l’edizione 2020 della Trilogia d’Autunno, il progetto ideato nel 2012 da Cristina Mazzavillani Muti per estendere la programmazione del Ravenna Festival al periodo autunnale e che quest’anno, imprevisto e imprevedibile, si rimodula sviluppando la formula di un “trittico” di linguaggi artistici – la danza, la musica e la parola poetica – nel segno di Dante Alighieri, di cui ricorre nel 2021 il settimo centenario della morte.
Metànoia, in programma al capiente Pala De André (l’allestimento “speciale” è pensato per i 600 spettatori finora autorizzati, repliche 8, 10, 12 e 13 novembre), è il “racconto” di una conversione o, seguendo le intuizioni junghiane, di una autoguarigione spontanea dell’anima, del raggiungimento di un equilibrio attraverso la crisi: Dante e Polunin, in cerca di una “casa perduta”, scoprono il proprio personale paradiso attraverso l’arte e la creatività, giacché è sempre vero che «poca favilla gran fiamma seconda» (Paradiso I, 34).
Seguirà poi, al Teatro Alighieri, Faust rapsodia – Dal ciel sino all’inferno (7, 11 e 14 novembre, 200 gli spettatori), una nuova produzione firmata da Luca Micheletti dove una rosa di brani dell’oratorio profano di Robert Schumann dialogherà con alcuni quadri del celebre poema goethiano. Un altro viaggio ultraterreno, cui Antonio Greco spetta il compito di “dare suono”, alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e del Coro Cherubini. Nei panni di Faust il baritono Vito Priante e l’attore Edoardo Siravo; Margherita è il soprano Elisa Balbo; interpretano Mefistofele il basso Riccardo Zanellato e l’attore Roberto Latini. Scene, luci e costumi sono di Ezio Antonelli, Fabrizio Ballini e Anna Biagiotti.
L’appuntamento serale all’Alighieri (ore 21) sarà preceduto da uno spettacolo di circa 30 minuti e accessibile con il medesimo biglietto: alle 19:30 nella Basilica di San Francesco, Quanto in femmina foco d’amor: un “mistero per voci e pellegrine”, una meditazione sulle figure femminili della Commedia, da un’idea di Cristina Muti su testo di Francesca Masi e con la mise en espace di Luca Micheletti.
Info: ravennafestival.org
Attilio Cantore