Daniela Barcellona torna al Rossini Festival di Pesaro

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È il mezzosoprano più conosciuto al mondo. Tra i suoi personaggi preferiti, l’Arsace di Rossini. Ecco Daniela Barcellona

DANIELA BARCELLONA

Daniela Barcellona è il mezzosoprano italiano oggi più conosciuto nel mondo. Ad agosto tornerà protagonista nel luogo che ha lanciato la sua carriera: il Rossini Opera Festival di Pesaro. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio.

Il 23 agosto è previsto il suo ri­torno al Rof con la Petite Mes­se Solennelle di Rossini. Cosa vuol dire per lei tornare in un Festival che l’ha vista nascere artisticamente?

«Sarà forse banale dirlo, ma provo una grande emozione. Alcuni dei protagonisti del Rof di quando ho debuttato non ci sono più. Penso a musicisti e musicologi della levatura di Al­berto Zedda e Philip Gosseth. Ma l’appuntamento per gli ap­passionati di Rossini resta ed è sempre unico.

Ricordo con no­stalgia le ore passate sulle par­titure alla Fondazione Rossini e il clima di stretta collaborazione, fra i musicologi e i direttori d’or­chestra, per trovare qualcosa di unico e filologicamente corretto che potesse diventare un punto di riferimento nelle esecuzioni. Si sentiva la responsabilità di proporre qualcosa che ponesse Rossini al centro dell’esecuzione, al di là degli individualismi, e che permettesse all’idea principale dell’opera di “rinascere”».

Ha da poco vinto l’Olivier Award per la sua interpretazione del ruolo di Arsace nella Semirami­de firmata da Pappano e Alden. A settembre sarà prota­gonista di un’incisione in forma integrale del capolavoro ros­siniano. Cosa la lega a questo ruolo? Quali sono le peculiarità?

«Arsace è un ruolo complesso sia vocalmente che, soprattutto, psicologicamente; è stato il primo personaggio “en travesti” che ho interpretato. Si tratta di un guerriero «nudrido all’orror delle pugne» la cui vita viene stravol­ta dall’incontro con Semiramide. Prima rischia di perdere Azema, il suo vero amore, poi scopre di es­sere l’oggetto dei desideri della regina… Gli viene rivelato di es­sere il figlio del defunto e tradito re di Babilonia e di Semiramide stessa, che, oltre che madre, è l’assassina del padre; si ricon­cilia con lei, durante un duetto struggente, solo per diventarne l’involontario carnefice.

Tutto questo nella musica c’è. La difficoltà sta proprio nel capire (e realizzare vocalmente) che non c’è un singolo momento nell’ope­ra in cui Arsace è la stessa perso­na di 5 minuti prima. È in continua evoluzione, fino al suo processo finale di morte e rinascita, che lo incorona re di Babilonia. C’è da far tremare i polsi ad affrontarlo».

Nei prossimi mesi ha in agenda opere di Verdi, Rossini, Masca­gni. C’è, tra questi, un autore che preferisce, e perché?

«Ognuno di questi autori ha com­posto dei capolavori in differenti periodi e contesti storici, parlan­do ad un pubblico diverso. Tro­vo egualmente geniale l’ultimo Verdi ed il Rossini “serio” e, allo stesso tempo, non posso non ri­conoscere la bellezza della Ca­valleria rusticana. Santuzza, Am­neris e Quickly rappresentano tre aspetti del mio carattere, ma il mio compositore preferito è quel­lo che riscopro ogniqualvolta in cui ho la possibilità di collabora­re con un direttore, o un regista, preparato ed appassionato del suo lavoro che mi offra qualcosa di nuovo su cui riflettere».

Biagio Scuderi

(al link belviveremedia.com/amadeus la versione estesa dell’intervista)

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