Al centro delle cose è l’album di imminente uscita per un lavoro a quattro mani firmato dal pianista e compositore Stefano Battaglia e dalla cantante e compositrice Elsa Martin. Un album contemporaneo, una monografia dedicata al poeta friulano Pierluigi Cappello (1967-2017), dai cui versi sono nate le pagine sonore raccolte in dieci brani. Voce, pianoforte, live electronics e percussioni, per nuovi processi creativi nel novero della ricerca musicale d’autore.
L’album, registrato e prodotto da Artesuono di Stefano Amerio, sound engineer dalla carriera internazionale che vanta collaborazioni di spicco tra cui con la nota etichetta Ecm di Manfred Eicher, è il secondo capitolo in studio di Elsa Martin e Stefano Battaglia dopo la fortunata esperienza di Sfueâi (Artesuono, 2019) e tanti concerti in Italia e all’estero.
In vista della presentazione ufficiale, in programma sabato 21 agosto alle ore 21 in Piazza Libertà a Udine per il festival Nei suoni del luoghi, abbiamo intervistato Stefano Battaglia, pianista e compositore eclettico che vanta oltre cento produzioni discografiche, tra cui sette album in solo o da coautore per Ecm, e oltre tremila concerti in tutto il mondo in qualità di solista e con rinomate formazioni strumentali. Qualche domanda a proposito di Al centro delle cose, parlando di Pierluigi Cappello, di poesia e musica, sperimentazione, sonorità e collaborazioni.
Incontrare Pierluigi Cappello attraverso la lettura e la musica. Cosa vuol dire per te?
«Leggere Cappello regala immediatamente quella sensazione di abitare quei luoghi dove l’attimo creativo ferma l’incanto in un sol gesto, nel quale qualcosa si inserisce tra la vita e la morte. È passeggiare in quei sentieri. È partecipare a quell’attimo universale nel quale la creatività riesce a sottrarsi ad un sofisticato compiacimento di sé per concentrarsi sul qui, ovunque e in nessun luogo, sull’adesso da sempre per sempre e rivelarne l’emozione segreta.
Cappello insegna che bisogna abbandonarsi alla poesia: la poesia è una misteriosa necessità. Bisogna essere poeti, qualsiasi sia il canale espressivo! (Ri)conoscere la poesia significa abbandonarsi alla bellezza, al suo non luogo sospeso e senza tempo che è tutti i luoghi e in nessun dove, ben cristallizzato nell’espressione in friulana Inniò, come titola Cappello un suo componimento presente nell’album Al centro delle cose. Cappello è secondo me un artigiano appassionato alla nuda essenzialità del verso, come gesto del vero, racconto quotidiano. Le sue raccolte assomigliano all’opera di un vasaio, al lavoro di un instancabile cesellatore dallo sguardo largo e lucido, sempre calato nella sua realtà e nel suo contesto».
L’esperienza friulana ti ha portato a realizzare con Elsa Martin l’album “Sfueâi” (Artesuono, 2019) dedicato a poeti friulani del Novecento. Il connubio musica e poesia, in particolare su un’opera monografia come questa dedicata a Cappello, cosa implica nel lavoro compositivo?
«Quando lavoro sulla poesia il grande medium è sempre il testo, dal quale non voglio mai separarmi pretestuosamente. È lui che comanda. È lui che mi accende. Devo al testo l’elemento creativo, prima di iniziare il lavoro di scrittura musicale il mio schermo è bianco, non ho alcuna idea pretesto. Da lì in poi il lavoro artigianale è di offerta quasi devozionale, nei confronti delle liriche, che sia una trasposizione lettera-nota-ritmo, come nel caso di Da lontano e Mont, o una semplice evocazione come in Retroguardia, dove ho portato il testo di Cappello rivolto ai deboli nei linguaggi degli esodati. Certamente uno sviluppo forte dell’esperienza di Sfueâi, dove Cappello già era presente con due liriche».
Un album prezioso dove si respira il Friuli in tutte le sue peculiarità; la lingua, la storia, l’arte, i panorami, e certamente lo studio Artesuono di Stefano Amerio.
«Il Friuli, anche come studio di registrazione, è dentro appieno anche in questo nuovo album e lo si sente profondamente in un insieme di poesia, suoni, lingua, luoghi, sapori, gusto, odori, persone, anime. Quello con Stefano Amerio poi, è ciò che si può definire senza dubbio un sodalizio. Dal 2000 ad oggi avremo registrato più di cinquanta album, nelle formazioni più diverse dal solo all’orchestra, dal vivo come in studio. Ci unisce la grande passione per il lavoro e la capacità di stare concentrati a lungo su ciò che stiamo costruendo insieme. In un progetto così connotato dalla “friulanità” e delle eccellenze che riesce continuamente a sprigionare in molti campi diversi, non c’è dubbio che sembra del tutto naturale averlo a fianco sia come tecnico del suono tra i migliori al mondo, sia come produttore della sua piccola piattaforma discografica, che negli anni ha documentato i migliori musicisti dell’area friulana, facendo un ulteriore servizio alla sua terra».
Tanti progetti, collaborazioni e concerti con la cantante e compositrice friulana Elsa Martin, con cui viene alla luce questa nuova produzione: Al centro delle cose. Che valore ha per te il lavoro con lei?
«Elsa ha cominciato a frequentare i miei corsi di improvvisazione diversi anni fa, con umiltà e determinazione. Così i suoi talenti straordinari son germogliati in breve tempo e la sua passione per la musica si è ulteriormente spostata verso una dimensione pienamente artistica, urgentemente espressiva. Sente in lei un retaggio potentemente popolare ed una connessione profonda con le proprie radici, diventato rarissimo oggi, specie tra le voci. Quando si dice che c’è bisogno di verità, ecco, Elsa incarna la forza di chi, nonostante il condizionamento del mercato, tiene vivo il proprio retaggio tradizionale sia attraverso un canto che abbraccia tecniche di tradizione, che regalano intensità al testo e un temperamento “verace” quasi scomparso nelle nuove generazioni, sia attraverso una ammirabile capacità di sperimentare e sperimentarsi, saltando nel vuoto e nel buio con fiducia e curiosità, anche attraverso una lingua così ricca e sfaccettata come il friulano che lei sperimenta dentro alle nuove musiche, nella ricerca più viva, con coraggio e creatività».
Alessio Screm