Un compositore e le sue storie d’amore… sistematicamente fallimentari. Probabilmente, mai capitò a Beethoven di non essere innamorato, anche se le “sue” donne, una dopo l’altra, gli riservarono un rifiuto. C’è chi lo derise e chi gli preferì un frivolo damerino. Chi confessò, compìta, al marito lo scandalo di certe avances e chi fece l’arpia. Chi rimase insensibile e chi, di fatto, lo ingannò. Insomma, se è vero che «l’amore è un dardo», quello di Beethoven non è mai andato a segno. Tranne una volta (forse).
«A letto i miei pensieri sono già rivolti a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora di nuovo tristi, nell’attesa che il destino esaudisca i nostri desideri… posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti». Così, il 7 luglio 1812, scrive a Antonie Brentano: prima e unica donna che lo abbia realmente amato. Ma sfortuna volle che, pochi mesi dopo, i Brentano partirono da Vienna e il povero Ludwig non rivide mai più la sua «Immortale Amata»; tanto per tener fede a una teodicea dell’insuccesso. Il che ci porta senza troppi indugi a una confessione piuttosto imbarazzata: «la natura di tale relazione amorosa non avrebbe più permesso a Beethoven di ritornare al proprio schema abituale di finzione amorosa» (Maynard Solomon).
Sulla scorta delle suggestioni tenere e vibranti di quel lontano 1812 – e a coronamento di questo lungo anno di celebrazioni del 250° anniversario della nascita di Beethoven – l’Orchestra di Padova e del Veneto propone su Rai 5 un ciclo di appuntamenti decisamente da non perdere. Dal 14 al 18 dicembre, la prima integrale tutta al femminile mai realizzata dei Concerti per pianoforte e orchestra del compositore di Bonn. 5 Concerti con 5 straordinarie pianiste italiane, dirette da Marco Angius alla testa dell’OPV. Si alternano Leonora Armellini (14 dicembre alle 17), Maria Perrotta (15 dicembre alle 18:15), Mariangela Vacatello (16 dicembre alle 17:30), Anna D’Errico (17 dicembre alle 17:15) e Gloria Campaner (18 dicembre alle 17:15). Ecco l’essenza di Immortali amate: un omaggio alle donne e all’italianità. Come italiano è il pianoforte utilizzato, uno splendido grancoda modello F278 della Fazioli, sinonimo di eccellenza dal 1981 e per l’occasione partner dell’evento. Fondamentale è stato il sostegno della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sempre attenta alla diffusione della cultura e della musica nel territorio. Ogni puntata, registrata lo scorso luglio al Teatro Verdi di Padova, viene introdotta dal musicologo Sandro Cappelletto.
Abbiamo chiesto alle cinque protagoniste di Immortali amate di parlarci del loro legame con la musica di Beethoven e che cosa abbia significato prendere parte a questo affascinante progetto con l’OPV.
Leonora Armellini «Beethoven è una figura ricorrente nella mia vita: i miei genitori si sono conosciuti suonando Beethoven; il mio nome viene dal Fidelio e mio fratello si chiama Ludovico. Anche per queste ragioni ho sempre sentito una grande responsabilità nei confronti di Beethoven, o forse più un senso di timore reverenziale! Prendere parte al progetto Immortali Amate è stato meraviglioso e ringrazio Marco Angius e l’OPV per avermi coinvolta nel progetto. Tornare a suonare con un’orchestra dopo il “silenzio” del lockdown mi ha fatto un grande effetto. Ricordo che, al primo accordo, mi sono emozionata tantissimo. È stata una sensazione che difficilmente potrò dimenticare».
Maria Perrotta «Beethoven, insieme a Bach, è indissolubilmente legato ai miei più lontani ricordi di infanzia. Da piccola sentivo il mio papà parlare di questi due geni come di un vertice del pensiero umano e ne rimanevo incredibilmente affascinata. Quando mi chiedevano da bambina chi fossero i miei compositori preferiti rispondevo senza esitare: Bach e Beethoven. E non era per me semplicemente la dichiarazione di un amore, ma l’affermazione di una volontà e di un’aspirazione. Sapevo che la chiave di molta conoscenza fosse nella loro musica. Per me Beethoven esprime la potenza delle radici e, al contempo, la forza visionaria e rivoluzionaria. È il suono che diventa pensiero e il pensiero che diventa musica. Suonando e studiando la sua musica sento sempre di essere dentro una potente verità. Sono davvero grata a Marco Angius e all’OPV di avermi coinvolta, al fianco di splendide pianiste e di un fantastico Sandro Cappelletto. L’invito è arrivato tra l’altro in un momento difficilissimo per la vita musicale e questo ha reso l’evento ancora più prezioso. Immortali amate è un ciclo davvero speciale, una bella festa in musica per il 250° anniversario di Beethoven».
Mariangela Vacatello «La figura di Beethoven mi ha affascinato sempre di più negli anni: non mi riferisco solo alla sua musica, che praticamente mi accompagna sempre (nello studio e nell’ascolto); ma anche ai suoi scritti, in cui ritrovo un universo di grande sensibilità e un’umanità, che oggi sembra si stia perdendo. Le sue idee di gioia e di pace, la sua voglia di una interiorità utopica, la lungimiranza di esporre, con parole e musica, le sofferenze, le speranze, i valori dell’essere umano. Un’idea di “unità” che ho condiviso in questo progetto con l’OPV, tutto “in rosa”».
Anna D’Errico «Beethoven è la lotta costante con il limite. Quello fisico, del proprio corpo e della tastiera, che sembra non bastare mai. Quello del sentire e pensare musicale: riuscire a incuneare i più radicali cambi di senso su un solo suono lasciato nudo, farlo crescere fino all’ultimo istante per precipitare su un pianissimo. E senza sconti, perché la via per superare questo limite è sempre la più impervia. Ma quanta forza, quanta umanità riesce a sprigionare! E in questo momento in cui tutti noi ci stiamo scontrando più che mai con i nostri limiti, fisici e spirituali, a maggior ragione ho trovato questo progetto dell’OPV straordinario, non solo per il suo valore artistico intrinseco ma anche per le circostanze in cui è nato, e per lo spirito di urgenza e di necessità che lo ha animato. Personalmente, ho vissuto un’emozione ambivalente: da un lato l’urgenza, la pressione nell’affrontare in breve tempo un Concerto che non avevo in repertorio: un lavoro animato direi da una gioiosa furia. Dall’altro, la maturazione di un processo che mi seguiva dall’infanzia, perché questo Concerto è nei miei pensieri da allora e quella frase di apertura del solo pianoforte mi sembra di averla cominciata già tanti anni fa».
Gloria Campaner «Luce, gioia, intensità, forza, coraggio sono le parole che mi vengono in mente quando penso alla musica di Beethoven, il compositore che più di chiunque altro è riuscito a tramandarci un gesto musicale di felicità, pur attraversando nella sua vita una oscurità delirante, declini impervi e strettoie. Nelle sue pagine il ritmo sorpassa la melodia, l’impulso vince sul canto e la pulsazione pervade ogni vibrazione. Non credo di essere azzardata nel dire che è stato il precursore del jazz, del rock e forse persino dell’heavy metal. Mentre suoni la sua musica non c’è più un quando, né un dove: le distanze spazio-temporali si accorciano e ci si sente vivi, sempre. Sono onorata di essere tra le cinque pianiste che hanno preso parte al ciclo beethoveniano dell’OPV. Credo che il progetto saprà dimostrare quanto questi cinque capolavori di musica potentissima possano oltrepassare secoli, tradizioni e consuetudini».
Non ci rimane dunque che immergerci nel flusso della “realtà pura” della musica di Beethoven, spingendo il nostro spirito oltre il limite dei suoni.
Info: opvorchestra.it
Attilio Cantore
In copertina: Mariangela Vacatello. Nella slide: Leonora Armellini (© Lodovica Barbiero); Maria Perrotta; Mariangela Vacatello; Anna D’Errico (© Giorgio Finali); Gloria Campaner (© Wojtek Rojek)