“Tempo ritrovato” è il titolo del video poema musicale prodotto dalla Fondazione Rete Lirica delle Marche, che riprende la sua attività dopo il lungo periodo di interruzione iniziato a marzo dello scorso anno. Il nuovo progetto artistico sarà online in prima visione sul sito e sul canale YouTube della Fondazione da sabato 23 gennaio alle 21.
“Tempo ritrovato” si avvale della regia di Benedetto Sicca e Cecilia Ligorio e nasce da un’idea della stessa e di Luciano Messi. La trama racconta di Simone e della sua solitudine durante il lockdown vissuta nel ricordo struggente dell’amore evocato dalla musica di Händel, Mozart, Rossini, Bizet fino a Morricone e Leonard Cohen.
Dopo la prima visione, alle 21.30 Angelo Foletto condurrà l’incontro “La lirica nella rete: novità, déjà-vu e prospettive”, al quale parteciperanno gli autori insieme a Igor Giostra (presidente della Rete Lirica delle Marche), Carlo Fontana (presidente dell’AGIS) e Fabio Vittorini (docente di musica e immagine dell’Università IULM Milano). Del progetto abbiamo conversato – in video collegamento – con i registi Cecilia Ligorio e Benedetto Sicca.
Com’è nata l’idea di realizzare un “video poema”?
«Da una parte c’è stata l’intenzione linguistica, e quindi il desiderio di provare a trovare una forma espressiva che si mettesse in dialogo con la situazione anomala che stiamo vivendo», dice Cecilia Ligorio, «e a far sì che questa relazione con l’anomalia e con la sfida di una pratica del racconto teatrale filtrato attraverso il video facesse nascere un oggetto dal contenuto universale indipendentemente dalla riflessione metalinguistica. L’opportunità di realizzare il video è stata un’occasione bellissima per provare a interrogarci sulla costruzione di una storia attraverso l’immagine cinematografica, la dimensione poetica e l’immagine musicale».
«“Tempo ritrovato” è un viaggio narrativo nel quale l’essere umano riflette sulla condizione attuale e sulla percezione sempre più acuta che senza il teatro, senza la musica, senza la poesia non si può vivere», afferma ancora la regista. «La poesia è lo slancio verso la cura e la comprensione di sé, che passa anche attraverso l’importanza di affrontare l’ombra, la ferita, la perdita, l’abbandono, la paura, la solitudine. La dimensione artistica e la possibilità di integrare con la bellezza l’esperienza traumatica, come nell’antichità, diventa portatrice di catarsi. Pertanto, la violenza che ci impone la sofferenza è un’esperienza che diventa corpo attraverso la poesia, la musica e il teatro».
Quali sono le affinità elettive che hanno fatto da collante nella realizzazione?
«Tra noi c’è un’amicizia ventennale», spiega Benedetto Sicca. «Senza dubbio più che di affinità è interessante parlare di complementarietà. Come solitamente succede, quando si lavora nel teatro, che è un’arte collettiva e ci addomestica alla condivisione, c’è anche uno stimolo continuo ad allargare il proprio sguardo; ne scaturisce un flusso che in una coppia autorale corre molto più veloce e muove rapidamente i pensieri che nascono dal ricambio sorgivo reciproco. Nel lavoro svolto non c’è stata alcuna ripartizione dei ruoli. Abbiamo scritto, costruito e diretto il video insieme», continua Cecilia Ligorio, «in un dialogo costantemente in divenire che ha consentito di osservare dettagli sotto luci diverse e svelati nel confronto scambievole. E questo è bellissimo».
Un dettaglio molto poetico e simbolico presente nel video è il pesciolino nella sua boccia d’acqua. Rimanda ai giorni del lockdown e al momento attuale; nella narrazione sottolinea metaforicamente il passaggio dalla solitudine a una realtà nuova, rigenerata.
«La duttilità della poesia lascia spazi di interpretazione. Il filtro del pesciolino è il pezzo vuoto della pagina in cui ognuno si proietta. La dimensione catartica della lettura dei mesi trascorsi ci interroga su cosa ci portiamo dentro e sollecita ciascuno a comprendere come quel tempo così vissuto non sia perduto, ma sia un tempo che rigenera la maniera di stare al mondo, di uscire dalla propria boccia e, metaforicamente, riveli il bisogno di mettere i piedi nel mare. In questo senso il titolo “Tempo ritrovato” porta con sé il bisogno di dare un valore, un significato e una digestione di questa esperienza attraverso lo strumento dell’arte. La narrazione del video è altresì cadenzata da musiche che vanno dal Novecento di Morricone al barocco di Händel. Commentano con dolcezza, passione e dolore lo stato d’animo del protagonista che al suo risveglio vede la realtà con sguardo nuovo. In modo carezzevole accenna, sottovoce, Halleluja di Cohen le cui note commentano nel finale un’immagine carica di speranza».
Qual è stato il criterio di scelta dei brani?
«Sono diverse le traiettorie che ci hanno portato alle scelte musicali, e non univoche», afferma Sicca. «In questo viaggio di ricostruzione del senso in cui il tempo perduto diviene tempo ritrovato, raccontare l’esperienza della solitudine attraverso musiche diverse ci è sembrata una delle intuizioni da perseguire. La ragione per cui sono state scelte proprio quelle musiche ha a che fare con le tinte forti del racconto: l’amore, l’addio, la sofferenza. A questo si aggiungono altre suggestioni come l’attraversamento della storia della musica a ritroso, dal Novecento con Morricone fino a Händel. Halleluja di Cohen, invece, a ragione del messaggio che dà, ovvero, che la musica può essere usata come cura per il dolore, è stata l’idea di partenza. È un canto liberatorio che accompagna il protagonista dalla solitudine alla realtà rigenerata».
«C’è anche un altro elemento importante da sottolineare», afferma Cecilia Ligorio: «l’idea della carezza. Abbiamo scelto brani molto conosciuti proprio con l’intenzione e il bisogno di riappropriarci, attraverso il valore di quei brani, della nostra identità culturale. Nella selezione si è rivolto un pensiero anche alla storia della Rete, che ha voluto questo progetto. La Fondazione Rete Lirica delle Marche ha un percorso caratterizzato anche da alcune delle opere presenti nel materiale della selezione musicale».
Questa produzione della Rete Lirica delle Marche è volta a lanciare un messaggio importante sulla funzione civile del teatro e sul suo valore culturale.
«Io credo che ci sia un valore politico molto importante in un progetto di questo tipo», ribadisce Sicca. «L’idea che una Fondazione che si occupa di spettacolo dal vivo investa danaro, corra dei rischi credendo in un esperimento che prevede una fruizione non proprio pertinente al core business della fondazione stessa e realizzi un prodotto che forse non avrà una spendibilità immediata alla riapertura dei teatri, è una nota di grande merito politico, artistico e produttivo ed è importante che venga riconosciuta».
«Tra le altre cose», aggiunge Ligorio, «va sottolineata la dimensione della sicurezza, della cura e della gestione del lavoro nei giorni in cui abbiamo realizzato il video, che è stata totale. Abbiamo fatto questa esperienza insieme a coloro che, come noi che, con l’amore di chi inizia a fare teatro, si sono messi in gioco in questo esperimento, con fiducia e un’attenzione totale al rispetto delle norme anti-Covid. Ed è stato bellissimo ritrovarsi, commossi, a casa».
Info: fondazioneliricamarche.it
Gabriella Fumarola
Photo © Margherita Simionati