Con il sogno di Omer Meir Wellber e Johannes Erath il Teatro Massimo di Palermo inaugura la stagione 2021

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Se una notte d’inverno un direttore… Così, per virtù calviniana, si potrebbe sottotitolare questo articolo. L’azione si svolge in uno dei teatri più belli del mondo – e il terzo più grande d’Europa – dove, fra i miopi nonsipuò di taluni e i speriamodifarcela di altri, durante questo assurdo “tempo abolito” si rimane, con lodevole tenacia, #apertinonostantetutto.

Fervono gli ultimi preparativi per la inaugurazione della stagione 2021 (una inaugurazione vera!) con un’opera site specific trasmessa in streaming sulla WebTv del Teatro Massimo di Palermo martedì 26 gennaio alle ore 20.

Paladino della nostra storia – storia eroica popolata da uomini che lottano per la Bellezza – è un affascinante direttore d’orchestra israeliano che con l’Italia ha un legame speciale. Già assistente di Barenboim fra Berlino e la Scala di Milano, direttore principale della BBC Philharmonic (lo scorso novembre è uscito un cd dedicato a Paul Ben-Haim) e dal 2022 direttore musicale della Volksoper di Vienna, Omer Meir Wellber (classe 1981, festeggerà 40 anni nel mese di ottobre) è da gennaio 2020 alla guida dell’Orchestra del Teatro Massimo – i lettori di Amadeus ricorderanno l’intervista di Luigi di Fronzo sul n. 352 di marzo 2019 che ne annunciava la nomina.

Molti talenti: con disinvoltura passa dal podio al pianoforte e alla fisarmonica, e quando non si dedica alla musica veste i panni dello scrittore. Dopo La paura, il rischio e l’amore. Momenti con Mozart (Inge Kloepfer 2017), pochissimi giorni fa il suo debutto con la Sellerio: il romanzo Storia vera e non vera di Chaim Birkner – trad. it. di Margherita Carbonaro – verrà presentato sui canali social della casa editrice lunedì 25 gennaio alle 18:30.

Non ha mai avuto dubbi il sovrintendente del Massimo e presidente dell’ANFOLS Francesco Giambrone: Wellber è «l’uomo giusto per capire il cuore profondo dell’animo palermitano». Una verità! Nel leggere l’iscrizione che campeggia sul frontone ottocentesco del teatro («L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita») si sarebbe tentati di affermare che il nuovo direttore musicale ne incarni l’essenza più vera: vocazione alla multiculturalità, acuto sguardo sull’alterità, irriducibile audacia e sorprendente creatività.

Nonostante le difficoltà del periodo pandemico abbiano imposto un freno, con Wellber a Palermo le meraviglie, nel corso di un anno, non sono affatto mancate: dall’ambizioso Parsifal di Wagner firmato da Graham Vick per l’apertura della scorsa stagione ai recenti appuntamenti di fine/inizio anno – ah, quanto scalpore ha destato l’inserto di Traviata in versione queer!

E adesso? Wellber e il Massimo non si fermano. L’inaugurazione della stagione 2021 è imminente. Il visionario regista tedesco Johannes Erath (nella slide in basso), al suo debutto in Italia, firma drammaturgia e allestimento, affiancato dalla Videokünstlerin Bibi Abel e da Davide Bombana per le coreografie. Evocativo già il titolo, dagli echi wagneriani: Il crepuscolo dei sogni.

La sala grande del Teatro Massimo trasformata, illuminata da una luce lunare per meglio irradiare miraggi artistici, diventerà un autentico “luogo dell’anima”. Come in un set cinematografico, gli artisti si muoveranno alternativamente sul palcoscenico, in platea, nei palchi e nella galleria del teatro – già altrove negli scorsi mesi si è tentata questa via con alterni successi; di certo le sorprese (quelle belle) non mancheranno a Palermo. Insieme al Coro, al Corpo di ballo e al Coro di voci bianche del Massimo, il soprano Carmen Giannattasio (nella slide), il baritono Markus Werba e il basso Alexandros Stavrakakis.

Scenario “fuori dal tempo”, dolcezza lunare, per musiche ed emozioni diverse. Wellber, insieme a Erath, traccia un itinerario sonoro iridescente che pone l’uno accanto all’altro Rossini, Monteverdi, Beethoven, Schubert, Purcell, Boito, Haydn, Korngold e Richard Strauss – con un accorato omaggio ai compositori ebrei Leonard Bernstein e Werner Richard Heymann e alla cantautrice polacca naturalizzata israeliana Chava Alberstein.

Ideale fil rouge che “tiene il tutto” è la musica de La traviata: presenza ricorrente, quasi effusione dall’angolo di un sogno. La protagonista del capolavoro verdiano diviene così, nella visione di Erath-Wellber, simbolo dei nostri tempi: costretta a lottare sul filo fra vita e morte con una malattia polmonare. Come lei, anche noi meritiamo «un avvenir migliore». Ne siamo in traccia, ancora; intanto lo immaginiamo con l’ausilio della musica e attraverso la magia del teatro.

«Il tempo sospeso che stiamo vivendo ci impedisce di celebrare nella maniera consueta il rito dell’inaugurazione della nuova stagione», ha dichiarato il sovrintendente Francesco Giambrone (nella foto qui in alto). «In attesa di ritrovarci a teatro e riprogrammare l’Evgenij Onegin già annunciato, iniziamo il nuovo anno con una produzione che ci fa riflettere inevitabilmente sul presente e sulle conseguenze dell’isolamento e delle distanze. Raccogliamo la sfida che le circostanze ci impongono e continuiamo a confrontarci con nuovi linguaggi da condividere con il pubblico che ci segue da casa in attesa di ritrovarci presto».

Info: teatromassimo.it

 

Attilio Cantore

 

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