L’evoluzione del jazz raccontata in sei serate per gli appassionati ma anche, e soprattutto, per chi non conosce gli autori e gli interpreti che hanno fatto la storia di questo genere. È questo il progetto proposto da laVerdi con la direzione artistica di Alessandro Cerino tra la fine di luglio e la prima decade di agosto.
La rassegna intitolata “C’era molte volte il jazz”, per sottolineare le molteplici declinazioni ed espressioni esistenti, è caratterizzata da una formula originale, in un certo senso didattica, per presentare il fenomeno nato negli Stati Uniti nell’Ottocento, ma riconosciuto come movimento musicale solo nel XX secolo.
Alessandro Cerino, “C’era molte volte il jazz”
Il concerto del 27 luglio all’Auditorium di Milano descrive la parabola esistenziale e professionale di Charlie “Bird” Parker, una figura di spicco per la nascita del Bebop, lo stile con cui il jazz si lascia alle spalle l’etichetta di musica di intrattenimento per divenire espressione di pura arte compositiva. Parker, insieme ai suoi compagni Dizzy Gillespie, Bud Powell e Fats Navarro, sviluppa un nuovo modo di suonare, caratterizzato da linee melodiche fluide.
Sandro Cerino sul palco è il vero protagonista della serata. È lui la voce narrante che introduce i brani proposti, che spiega le peculiari differenze tra ciò che era il jazz prima e ciò che apporta di innovativo il saxofono di Bird. Eccellente al sax contralto e baritono e sorprendente in alcuni pezzi anche quando impugna il flauto traverso. Con lui sul palco Sergio Orlandi alla tromba e al flicorno, Claudio Angeleri al pianoforte, Sandro Massazza al contrabbasso e Stefano Bertoli alla batteria.
Il programma
Il programma della serata è davvero ampio e spazia da alcune composizioni dello stesso Cerino in tributo a Bird fino all’ascolto di alcune incisioni originali delle stesso Parker. Da Ornithology dello stesso Parker a Donna Lee di Miles Davis, passando da I got the Rhythm di George Gershwin. Il sound ricreato da Cerino e dai suoi compagni di questo viaggio musicale è quello dei locali newyorkesi di quei tempi.
Le incursioni nel cool jazz
Non sono mancate nemmeno incursioni nel cool jazz con Israel di Miles Davis e In your own sweet way di Dave Brubeck. Sentita e appassionata, inoltre, è stata sicuramente l’interpretazione di Lover Man. Proposta da Cerino con quello spirito che aveva caratterizzato la versione di Charlie Parker nella sua incisione del 1946, quando sofferente dava vita a un’esecuzione struggente.