Violinista, duttile e curiosa, “sorella d’arte”, è interprete di punta della musica contemporanea, ma non trascura Beethoven, Schubert o il Barocco. Ecco Carolin Widmann
È una delle principali interpreti della nuova musica; ha tenuto a battesimo Concerti di Wolfgang Rihm, Julian Anderson, Rebecca Saunders; ma è impegnata anche sul fronte classico-romantico. Ha tra i suoi cavalli di battaglia i concerti di Beethoven, Schumann e Mendelssohn, e si è da poco avvicinata anche alla musica barocca. Carolin Widmann è un’interprete moderna, duttile. È capace di trarre linfa e idee interpretative proprio dalla grande curiosità che la spinge sempre verso nuove scoperte.
Il prossimo appuntamento clou sarà la prima mondiale del Concerto n. 2 per violino e orchestra del fratello Jörg, commissionato della Tokyo Symphony Orchestra, che suonerà il 31 agosto alla Suntory Hall, e poi a Parigi e Stoccolma, e che inaugurerà la stagione di Lugano Musica il 28 settembre con l’Orchestre de Paris diretta da Daniel Harding.
Carolin Widmann si racconta
Jörg Widmann, compositore, clarinettista e ultimamente molto attivo anche come direttore d’orchestra (sarà proprio lui a dirigere la prima del nuovo Concerto a Tokyo), ha esercitato una certa influenza sulla sorella sin dai primi anni della loro formazione musicale.
«I miei genitori non erano musicisti, ma hanno sostenuto molto i nostri interessi musicali. Mio padre era uno scienziato, mia madre era maestra di scuola elementare, ma suonava anche il violino in un’orchestra di dilettanti.
Ricordo che da piccola, avevo sei anni, l’ho sentita suonare il Carnevale degli animali. Mi sono detta: voglio fare lo stesso, voglio suonare anch’io il violino. Quello è stato il punto di partenza della mia carriera.
Vivevamo a Monaco, e i nostri genitori ci portavano molto spesso sia ai concerti che all’opera. Quando avevo dieci anni abbiamo visto alla Staastoper Die Fledermaus e Der Freischütz diretti da Carlos Kleiber. Io e Jörg ci siamo detti: “mio Dio è fantastico!” Sono esperienze che non dimenticherò mai.
L’influenza del fratello
Mio fratello è stato di grande ispirazione per me, e mi ha avvicinato alla musica contemporanea. Quando partecipavo ai concorsi e c’era l’obbligo di un pezzo contemporaneo, suonavo sempre un pezzo di mio fratello. Per me era del tutto naturale. Poi i suoi compagni di conservatorio mi chiedevano di suonare i loro pezzi. Anche a Boston, dove ero andata a studiare con Michèle Auclair, inserivo sempre un pezzo moderno nei miei recital».
Il suo primo Concerto, Jörg Widmann la aveva composto nel 2007 per Christian Tetzlaff. Nel 2013 aveva anche scritto una Sommersonate per violino e pianoforte, eseguita da Renaud Capuçon. Per la sorella Carolin aveva composto il primo e il terzo dei suoi sei Études per violino solo, che in seguito lei ha eseguito anche integralmente.
Un concerto per Carolin Widmann
Ma l’idea di un Concerto scritto per Carolin è stata una novità. E anche una sorpresa. «L”idea che lui scrivesse un concerto per me è nata solo di recente. Bevendo un bicchiere di vino gli avevo detto “se non fossi mio fratello, vorrei commissionarti un concerto per violino”. E lui “Se tu non fossi mia sorella, ne scriverei uno per te”.
Poi è arrivata la commissione della Tokyo Symphony Orchestra; solo una settimana fa ha cominciato a scriverlo [Carolin ne parla ai primi di luglio]. È ancora un work in progress: abbiamo e abbiamo fatto una lunga sessione in cui io improvvisavo e lui prendeva appunti.
Ora parto per una settimana di vacanze in Grecia, e appena torno riprenderemo questo lavoro. Lui mi chiede di trovare dei suoni sullo strumento, si siede e trascrive tutto quello che trova interessante. Oppure mi ferma e mi dice di ripetere e di andare più a fondo in quella direzione, muovendo ad esempio l’arco in determinati modi. Passiamo molte ore così, ma è un’esperienza avvincente, piena di ispirazione anche per me, perché mi permette di scoprire meglio il mio strumento».
Ma come sarà la parte solistica rispetto agli Études che hai già suonato?
«Sarà un pezzo completamente diverso. Perché gli Études sono pezzi di dieci anni fa, e adesso siamo maturati, tutti e due. La parte solistica sarà inserita in una ricca texture orchestrale; giocherà molto sui colori, ci saranno molte parti interessanti dal punto di vista armonico. Perché l’armonia può cambiare le frasi solistiche in diverse direzioni.
Jörg conosce molto bene tutte le caratteristiche del violino, ma è anche curioso di esplorare soluzioni nuove, e sa affrontare una grande varietà di stili. Quindi non so esattamente cosa aspettarmi, ma posso immaginare che sarà così…».
La familiarità di Carolin Widmann con la musica contemporanea è cresciuta con il tempo. Negli ultimi tre anni hanno scritto per lei dei concerti per violino e orchestra compositori come Julian Anderson, Mark Andre, Rebecca Saunders, Michael Gordon. Ma ha suonato anche molti lavori per violino solo e ha inciso un cd (Telos) con i Capricci di Sciarrino, Anthèmes di Boulez e gli Studi di suo fratello.
«Una pietra miliare per me è stato il recital che ho tenuto lo scorso gennaio a Berlino. Ho suonato solo pezzi solistici, In Vivo di Dusapin, le Miniatures di Benjamin, gli Studi di Enno Poppe, i Capricci di Abrahamsen e di Sciarrino. È stata un’esperienza fantastica».
E molte cose nuove bollono in pentola. A novembre suonerà un nuovo pezzo di Sciarrino, intitolato Stupori, una piccola raccolta di canti per baritono, flauto, percussione, violino, commissionato dalla fondazione Vuitton. Nel 2019 suonerà un nuovo Concerto per violino e orchestra di Enno Poppe per il Beethovenfest di Bonn. Quindi un nuovo pezzo per violino solo di Abrahamsen. Poi spera che anche Francesco Flidei scriva un pezzo per lei: «Amo la musica di Filidei. Ma ora è pieno di lavoro e devo aspettare che finisca le sue opere, che trovi del tempo per me…».
Musica classica
Carolin Widmann è un’interprete molto attiva e versatile, anche nel repertorio classico, convinta che la musica contemporanea debba essere intesa come una parte integrante di quel mondo, che dedicarsi con passione alla nuova musica aiuti a scavare meglio anche nel repertorio tradizionale.
«Bisogna capire che la musica contemporanea non è un’entità separata. Ad agosto, in Irlanda, suonerò insieme a Jörg (come direttore) il Concerto di Beethoven. Lo eseguo regolarmente, da quando avevo 23 anni, e ogni volta trovo qualcosa di nuovo. Tre anni fa, per una tournée in Sudamerica, ne ho fatto un’edizione completamente nuova, con una nuova diteggiatura, nuove arcate, nuovo fraseggio, e ho scritto la mia personale cadenza.
Ho suonato finora 108 concerti per violino e orchestra. Stento a crederci, quando ci penso. Ci sono dei Concerti centrali nel mio repertorio, Mendelssohn, Schumann, Beethoven, Berg, Korngold, che suono molto spesso. Ma ne scopro sempre qualcuno di uovo.
Il direttore Emilio Pomarico mi ha fatto scoprire recentemente il Concerto per violino di Busoni, e con lui a febbraio suonerò il Secondo concerto di Martinu, un pezzo fantastico. Per la Philharmonie di Berlino sto studiando anche il Concerto di Bernd Alois Zimmermann.
Programmi per il futuro
Studiare nuovi pezzi è molto importante per me: è un’esperienza vitale e energetica. Studio anche quando sono in vacanza. E sul mio tavolo ho molta musica che mi aspetta: ad esempio The Lark Ascending di Vaugham Williams; ma voglio riprendere anche il Rondò in la maggiore di Schubert, che avevo suonato da giovane, e voglio farne una versione completamente nuova; poi voglio includere nel mio repertorio dei pezzi per violino solo di Enescu, ma anche di Dai Fujikura, Toshio Hosokawa, Rebecca Suanders. Purtroppo, tra concerti e insegnamento, c’è sempre poco tempo…».
Carolin ha formato un duo stabile con Alexander Lonquich, e ultimamente si è dedicata anche alla musica barocca, con l’Akademie Alte Musik di Berlino: «Faccio spesso musica da camera con altri solisti, ma solo con persone che conosco bene, con cui c’è affiatamento.
Con Lonquich ho un duo fisso, ci vediamo lì per provare a Firenze, dove lui vive. Facciamo un repertorio molto classico, abbiamo inciso insieme le Sonate di Schubert e per il prossimo anno abbiamo in programma un ciclo delle sonate di Beethoven, a Berlino e a Vienna.
Violini italiani
Mi piace molto anche fare il barocco con l’Akademie Alte Musik: è un modo di lavorare elettrizzante, pieno di discussioni. Sto progettando anche di suonare con l’Accademia Bizantina. Questo interesse è nato anche grazie a un violino barocco che ho da poco acquistato in Italia.
Qualche anno fa ero andata a trovare degli amici in Toscana. E su suggerimento di uno di loro sono andata a dare un occhiata nella bottega di un liutaio di Monterchi, Marco Anedda. Mi è subito piaciuto il suo lavoro coi violini; così ho comprato sia un violino normale, da affiancare al mio Guadagnini (che ho in prestito), sia un violino barocco, che aveva appena finito di costruire. Il giorno dopo siamo partiti da Monterchi con tre violini, che adesso alterno nei miei concerti».
di Gianluigi Mattietti