Blues Brothers: una pellicola con grandi musicisti

in News
  1. Home
  2. News
  3. Blues Brothers: una pellicola con grandi musicisti

Quando il progetto di un lungometraggio dedicato ai Blues Brothers prende vita, le premesse sono abbastanza nebulose: non esiste un copione e tantomeno un budget, solo qualche idea di una trama poco realistica, ma dai protagonisti eccezionali.

Poco tempo prima, sono infatti John Belushi e Dan Aykroyd a dar vita ai personaggi di Jake ed Elwood, i fratelli Blues, diventando veri e propri mattatori dello show televisivo “Saturday Night Live”. Quando arrivano sul grande schermo, il resto, più che storia, diventa pura mitologia.

Il film, diretto da John Landis, vede protagonista la coppia Belushi-Aykroyd, nucleo gravitazionale di co-protagonisti e comparse d’eccezione, da Carrie Fisher a Steven Spielberg, per non parlare del cuore pulsante della pellicola: i grandi musicisti.

Tra gli innumerevoli, è Ray Charles a dominare la scena con la sua “Shake A Tail Feather”, al pari del James Brown predicatore con “The Old Landmark”, o ancora Cab Calloway con “Minnie The Moocher”: in poche parole, il venerando gotha del rhythm’n’blues. Non può mancare poi lei, la divina Aretha Franklin, in una versione di “Think” ormai indelebile.

Inoltre, sebbene non incluse nell’album della colonna sonora, sono presenti nel film anche pietre miliari del genere: da un’autoradio, dotata di mangiacassette, arrivano le note di “Hold On, I’m Coming” di Sam And Dave, John Lee Hooker si esibisce in un’affollata strada con “Boom Boom” e le note di “I’m Walking” di Fats Domino seguono la band nella promozione di un concerto. Il tutto senza dimenticare i brani indissolubilmente legati ai Blues Brothers, come “Everybody Needs Somebody To Love”.

E non finisce qui. Impossibile non soffermarsi su almeno un paio di omaggi, resi dagli stessi protagonisti a un repertorio tutt’altro che trascurabile: Jake ed Elwood si esibiscono infatti nel tema della serie televisiva “Rawhide” sul palco di un locale country e bluegrass, mentre la band di “Murph and the MagicTones” si esibisce in “Quando quando quando” di Tony Renis per approdare, sui titoli di coda, alle note di “Jailhouse Rock”, firmata Elvis.

Humboldt-Universität: una conversazione con Simon Reynolds
Sogni d’inverno all’Accademia di Santa Cecilia

Potrebbe interessarti anche

Menu