Con un titolo che sfida restrizioni e incertezze, prende avvio il 25 settembre il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia: “Incontri” è infatti il provocatorio tema di questa 64. Edizione e dei suoi 18 appuntamenti, sino al 4 ottobre prossimo.
«Le pratiche musicali del nostro tempo», afferma il direttore artistico di Biennale Musica, Ivan Fedele, «ci rivelano come e quanto i generi e i musicisti provenienti da essi dialoghino sempre più tra di loro. Sono spesso gli incontri più proficui, che determinano corti circuiti illuminanti e che sovente indicano strade percorribili alla creatività». Come ben si evince dalle numerose prime assolute (15, di cui 7 commissioni Biennale), cui si aggiungono 13 prime nazionali e diversi concerti commemorativi.
Svettano poi nel cartellone i due Leoni, Luis De Pablo (nella foto di Begoña Rivas) e Raphaël Cendo, rispettivamente oro e argento. Il primo, classe 1930, un catalogo che annovera più di 200 titoli, inaugurerà il Festival, il prossimo venerdì sera al Teatro alle Tese, con la prima assoluta di Concierto para viola y orquesta e la novità italiana Fantasías per chitarra e orchestra (viola Garth Knox, viola, Thierry Mercier, chitarra, e l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius). Il secondo, classe 1975, presenta in anteprima italiana Delocazione, lavoro interpretato dal quartetto Tana e i Neue Vocalsolisten, che sussume una concezione estetica del tutto originale, nota come “saturation”: il suono “oggettivo” si trasforma in reazione soggettiva, percorso transizionale ininterrotto, ridisegnando la relazione tra scrittura e improvvisazione.
Quanto agli anniversari, ricorrono quest’anno quelli di tre pilastri del Novecento come Bruno Maderna, Luigi Nono – maestro e allievo, entrambi veneziani – e Franco Donatoni, cui sono dedicati eventi monografici: una scelta non solo “d’occasione”, ma che rispetto ai programmi antologici, punta ad un consapevole approfondimento delle rispettive poetiche.
Cosi, martedì 29 va in scena in prima assoluta il concerto-documentario Sette Canzoni per Bruno, omaggio a Maderna (1920-1973) tributato dall’Ensemble FontanaMix, diretto da Francesco La Licata, e da In.Nova Fert, giovane collettivo di scrittura musicale “comunitaria”. Sette quadri musicali per raccontare le “sette vite” del compositore, violinista e direttore d’orchestra, senza dimenticare il suo impegno nelle trascrizioni e nella produzione leggera, che rappresentano «fonti per libere elaborazioni compositive e insieme formano un racconto musicale fortemente impregnato del suo modo di far musica e della sua tenacia a indagare sempre nel nuovo».

L’omaggio a Luigi Nono (1924-1990), sabato 26, consta invece di tre brani della sua ultima stagione creativa, quella trascorsa tra sperimentazioni live electronics negli studi di Freiburg i.B. e nella definizione di una nuova figura di interprete, sempre più co-artefice dell’opera musicale: cosi è per Post-prae-ludium n. 1 per Donau, proposto dal giovanissimo Arcangelo Fiorello (tuba), ma anche ne La Lontananza Nostalgica Utopica Futura, affidato al violino di Francesco D’Orazio in dialogo con gli otto nastri magnetici di La Lontananza. Infine, conclude il concerto …sofferte onde serene… brano per pianoforte e nastro registrato con dedica a Maurizio Pollini e consorte, nell’interpretazione di Francesco Prode.
Nel ventennale della morte d Donatoni (1927-2000), è l’ex-allievo Sandro Gorli, fondatore e direttore di Divertimento Ensemble, a dedicare al maestro veronese un «esercizio ludico dell’invenzione», come il maestro stesso amava definire Arpège, Spiri, Hot, oltre a due novità assolute dello stesso Gorli e del compositore e clavicembalista Ruggero Laganà.
Le celebrazioni beethoveniane trovano invece spazio nella rassegna che da alcune edizioni viene dedicata monograficamente ad uno strumento: focus del 2020 sarà il pianoforte, con tre interpreti italiani quali Leonardo Colafelice, William Greco, Pasquale Iannone. Nei programmi proposti, alla carica “rivoluzionaria” di alcune tra le composizioni più sperimentali di Beethoven (la Quinta e la Settimana Sinfonia, entrambe nella trascrizione pianistica di Franz Liszt, le Variazioni in re maggiore op. 34, le Bagatelle op. 126) fanno eco Karlheinz Stockhausen (Klavierstücke I, II, III, IV, V, IX, X), Pierre Boulez (Notations e Sonata n. 1) e Franco Donatoni (Françoise Variationen).
Dalla liuteria tradizionale a quella degli strumenti aumentati e, anzi, “visionari”, come quelli messi a punto da Giovanni Verrando in Instrumental freak show: le nuove grammatiche ed estetiche dei freaks saranno protagoniste di un concerto-spettacolo concepito in cinque movimenti o episodi, ognuno dei quali presenta il suono di uno strumento specifico associato a un personaggio-interprete dell’Interface Ensemble di Francoforte, sotto la direzione di Francesco Pavan. l’Interface propone poi un ulteriore esperimento sonoro firmato da Jean-Luc Hervé: De Près combina infatti due piani d’ascolto, quello frontale e quello immersivo con «altoparlanti a basso volume disposti tra il pubblico», come spiega il compositore, «a creare un’eco degli strumenti bisbigliati all’orecchio dello spettatore».
Tra le compagini ospiti in questa edizione, anche il Cairn Ensemble (3 ottobre), impegnato in brani tratti dal ciclo Portulan di Tristan Murail, oltre a due nuovi lavori firmati di Jérôme Combier, fondatore dell’ensemble:Fumo di pietra e Die Finsteren Gewässer der Zeit. Il 30 settembre, l’Ensemble Fractales presenta invece un programma interamente “inaudito”: due prime assolute di Fausto Sebastiani e Alessandro Melchiorre e tre prime italiane di Maurizio Azzan (Of other spaces) Miquel Urquiza (Ars memoria) e Yann Robin (Ftérà). Arriva poi da Monaco, e precisamente dalla Hochschule für Musik und Theater, il giovane ma già affermato Oktopus Ensemble fondato dalla compositrice, direttrice d’orchestra e docente Konstantia Gourzi : a Biennale il 1. ottobre con due nuovi brani di Sofia Avramidou e Marcello Filotei insieme alle prime italiane di Francesco Filidei (Ballata n. 7) e della stessa Gourzi (Rezitativ Antigone e Wunde | Wunder). Infine, Ex novo Ensemble presenta un omaggio al compianto Mario Messinis, musicologo, più volte direttore di Biennale Musica e Sovrintendente della Fenice dal 1998 al 2001, scomparso lo scorso 8 settembre, con una serie di composizioni a lui dedicate (Vacchi, Caprioli, Guarnieri, dall’Ongaro, Ambrosini).
Non mancherà poi l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Timothy Redmond, direttore ospite della London Simphony Orchestra e della Royal Philharmonic, con un trittico dedicato a Fabio Vacchi (Concerto per violino e orchestra – Natura Naturans), Fabio Nieder e Dai Fujikura.
Sarà invece l’opera I Cenci di Giorgio Battistelli a dominare la scena al Goldoni, domenica 27 settembre. Allestita per la prima volta in italiano lo scorso anno a LuganoInscena (dall’originale in inglese del 1997), con la regia di Carmelo Rifici, la direzione musicale di Francesco Bossaglia e l’Ensemble900 del Conservatorio della Svizzera Italiana, la tragedia, sostanzialmente fedele alla vicenda narrata da Artaud nel 1935, vede protagonisti gli stessi suoni, «come personaggi che si muovono accanto ai corpi degli attori»: Roberto Latini, Anahi Traversi, Elena Rivoltini, Michele Rezzonico.

Se l’esaustività si colloca al di là degli obiettivi di un Festival di musica contemporanea – per la natura stessa di questo «genere», come non esita a definirlo Fedele – il Festival “Incontri” ribadisce una volta di più la ricchezza di differenze stilistiche e concettuali tra compositori di punta, la vitalità “giovane” e “internazionale” di questo repertorio e la polivalenza di sperimentazione e ricerca come dimensioni della creatività comuni ad ogni genere.
Info: labiennale.org
Silvia Del Zoppo