In occasione dell’anno culturale Australia now Germany 2017, che ha portato teatro, musica, fotografia, arte, sport e danza dall’Australia alla Germania, la maggior compagnia aborigena di danza contemporanea arriva per la terza volta nella capitale tedesca. Si tratta di Bangarra Dance Theatre, organizzazione nata ventotto anni fa da ballerini di origini aborigene e “Torres Strait Islanders”: come base 40.000 anni di cultura e il rispetto della propria storia.
Dopo Copenaghen e Bonn, Bangarra conclude il suo tour europeo ai Berliner Festspiele (dal 26 al 28 ottobre) presentando il trittico OUR land people stories che ha debuttato nel 2016 all’Opera di Sydney. Con tre coreografie, più di 300 costumi e scenografie impattanti, i ballerini raccontano con i loro corpi le sofferenze, le lotte, i trionfi e la spiritualità dei propri popoli.
Macq, creato dalla ballerina e coreografa Jasmin Sheppard, ricorda e rende onore alle vittime del massacro di Appin (avvenuto nel 1816), proponendo un ritratto alternativo e crudele del governatore Lachlan Macquarie (da molti considerato il padre fondatore dell’Australia). Sulla musica originale composta da David Page che comprende rumori della natura, suoni di spari, musica elettronica, canti di donne aborigene e estratti di notiziari, i personaggi sulla scena (aborigeni, soldati e lo stesso Macquarie) riportano in vita gli eventi con espressione e agilità impressionanti. Segue Miyagan, ideata dai cugini ballerini Daniel Riley e Beau Dean Riley Smith sulla storia del clan di Wiradjuri Country, dal quale essi provengono. Il susseguirsi di personaggi, intrecci e situazioni, accompagnato dalla musica scritta da Paul Mac e ambientato intorno alla scenografia di Jacob Nash (grandi piume di emù fatte a mano), trasporta gli spettatori in un mondo pieno di spiritualità, riti, energia, senso di comunità e appartenenza.
Dopo questo primo atto gli applausi dimostrano l’ammirazione del pubblico tedesco per la professionalità e profondità dei ballerini australiani.
A concludere la serata è Nyapanyapa del direttore artistico Stephen Page con musica di Steve Francis, opera dedicata alla vita della pittrice Nyapanyapa Yunupingu. L’artista Yolngu, appartenente al clan di Yirrkala, che nel 2008 ha vinto il premio Telstra Art per la sua pittura Buffalo Story, funge da ispirazione per una coreografia sulla sua storia personale e il trauma subito dopo essere stata trafitta da un bufalo. In cinque “quadri” delimitati dalla scenografia e dalla musica (un equilibrio di suoni, voci narranti, canti, brani della Warumpi Band, rumori, archi e armonie statiche), i membri di Bangarra dimostrano l’universalità della danza come linguaggio capace di narrare, ferire, commuovere e sanare. Oltre ai momenti solistici o in piccole formazioni, sempre caratterizzati da una tecnica e una voglia di comunicare impattanti, sono le scene a “full ensemble” con la loro energia e eterogeneità a smuovere di più gli spettatori. Spettatori che applaudono con ammirazione i costumi di Jennifer Irwin, le scene di Jacob Nash, ma specialmente i ballerini e coreografi ideatori di uno spettacolo in grado di comunicare l’importanza e il significato di una cultura così lontana come quella aborigena australiana.
«The spirit of our land survives», sostiene Stephen Page in un dialogo con il pubblico dopo lo spettacolo e sottolinea l’importanza politica e sociale della compagnia di danza. «In un paese come l’Australia che non ha ancora imparato ad accettare la propria storia e a riconoscere anche i propri errori, Bangarra ha la possibilità e responsabilità di rendere onore alle tradizioni aborigene (e non solo), trasmettendole al presente in un processo in continuo sviluppo. È per questo che viaggiamo.» Ed è forse per questo senso di responsabilità nei confronti del passato che il pubblico tedesco apprezza così tanto il loro spettacolo di danza contemporanea, storia e arte che ricorda, rivive e rinnova sul palco.
Immagine di copertina: Ph. Vishal Pandey