La nascita di una nuova formazione musicale, in questo caso un Duo, è sempre salutata con gioia, soprattutto quando unisce due giovani musicisti, che hanno ormai abbandonato il campo del “talento nascente” per confermarsi artisti maturi e dal fresco e profondo sguardo musicale. Tali sono infatti Leonora Armellini e Mattia Ometto, che debutteranno con il loro Duo Pianistico di Padova il 26 novembre presso lo Studio Teologico della Basilica di Sant’Antonio a Padova. Il concerto, ospitato dalla rassegna Piano Links dell’Associazione MoMùs, li vedrà eseguire la Fantasia per organo meccanico in fa minore di Mozart rielaborata per due pianoforti dal padovano Silvio Omizzolo, il Großes Konzertstück über Themen aus Mendelssohns “Lieder ohne Worte” di Liszt e la Sonata op. 34b di Johannes Brahms.
Com’è nata l’idea del Duo Pianistico di Padova?
Leonora: Io e Mattia ci conosciamo da diversi anni essendo entrambi pianisti della stessa città. Ultimamente, però, abbiamo cominciato a frequentarci di più e siamo diventati grandi amici, anche perché Mattia abita molto vicino a me! Quest’amicizia ci ha poi portato a pensare a dei progetti artistici insieme e siccome ci troviamo molto d’accordo sulla nostra concezione di musica e concertismo, abbiamo deciso di intraprendere questo percorso.
Mattia: L’occasione di iniziare sul serio è stata la richiesta di questo primo concerto, tra l’altro in uno dei luoghi più celebri di Padova, ossia la Basilica di Sant’Antonio: ci è sembrato davvero adatto far debuttare il Duo di Padova al Santo! Proprio a Padova, inoltre, ho avuto modo di incidere ed eseguire per il Festival Cristofori l’integrale dei Poemi Sinfonici di Liszt in duo con Leslie Howard, con cui ho già inciso più volte e proseguo tuttora la mia attività.
Perché avete deciso di dedicare nome del duo alla città di Padova?
L.A.: Non siamo solo nati e cresciuti qui, siamo davvero molto legati alla nostra città ela amiamo moltissimo.
M.O.: Sì, la ragione principale è che c’è una forte identificazione con la città in cui siamo cresciuti e in cui viviamo entrambi.
E perché avete deciso di rimanere qui anziché trasferirvi in una grande città?
L.A.: Per quanto mi riguarda lo collego alla domanda di prima. Amo veramente moltissimo questa città, sia per la sua estetica che la sua qualità di vita, per le sue dimensioni, le sue possibilità sia di svago sia di vita culturale. Per quanto abbia viaggiato viaggi molto, non ho ancora trovato una città dei sogni. Forse ce ne sarebbero un paio in cui andrei volentieri, però è Padova la mia città, la città in cui ho anche, e non va trascurato, la possibilità di studiare sul mio strumento con i miei ritmi!
M.O.: Per me è un po’ diverso, nel senso che ho avuto la possibilità nel corso degli anni di risiedere anche in altre città, che fossero in Europa, come Parigi, o in America. I casi della vita mi hanno portato a poter essere musicista e a poterlo fare dalla mia città, cosa che ritengo una vera fortuna. Onestamente non ho nemmeno sentito tanto la mancanza di ambiente culturali più grandi, perché il lavoro che facciamo noi lo possiamo fare veramente ovunque, gli stimoli artistici ed il seguire cosa succede nel mondo è cosa che possiamo agevolmente fare grazie ad internet e per qualsiasi altra esigenza basta prendere un aereo. Il fatto stesso che io insegni a mille chilometri da casa è emblematico! Padova, in ogni caso, non sarà New York, ma è una città con due grandi e interessanti stagioni concertistiche, OPV e Amici della Musica, molte altre magari minori, ma che portano gente di grande valore in città, e una miriade di spazi e sale in cui fare attività.
L.A.: Sì e anche le città intorno a Padova sono così! Basta andare un attimo a Verona con l’Arena, Vicenza col Comunale, Venezia con la Fenice, giusto per citarne tre. E Milano è a due ore da qui, basta prendere la macchina. Insomma, la città è collocata molto strategicamente.
Abbiamo parlato del seguire l’ambiente musicale italiano e internazionale, anche grazie alla tecnologia. Voi due, da giovani pianisti, cosa ne pensate dell’ambiente concertistico italiano e come vi vedete?
L.A.: Io sono molto sulle mie, anche lavorativamente parlando. Ammetto di non seguire avidamente tutte le notizie del mondo musicale, non per mancanza di interesse, ma perché non amo avere condizionamenti, sia dal punto di vista artistico, sia sull’impostazione di un mio percorso, una mia carriera. Devo essere sincera, preferisco fare la mia strada, le mie scelte, senza paragonarmi costantemente ad altri musicisti. Per quanto riguarda questo duo, sarà divertente ora capire come mandarlo avanti: è una sfida!
M.O.: Per quanto riguarda il mio percorso, ho notato che negli ultimi anni mi interessa molto più la musica dei musicisti. So che la risposta può sembrare un po’ vaga, ma proprio dal punto di vista della promozione, mi interessa proporre dei progetti belli più che proporre me stesso. Non è per fare lo chic, è proprio che in questa fase non ho molto desiderio di autoaffermarmi. Ovviamente faccio e mi piace fare questo lavoro, ma voglio farlo con progetti interessanti, scoprendo cose, suonando repertori nuovi. Forse anche per questo mi diverte molto registrare brani nuovi, infatti tra quattro dischi fatti, quattro avevano prime mondiali. Poi ti dirò, riguardo all’andamento generale, mi piacerebbe vedere un po’ più di attenzione al contenuto, rispetto all’apparire sui social. Insomma, un po’ meno vestiti, lustrini e pailette, un po’ meno foto ammiccanti e un po’ più attenzione alla sostanza musicale che c’è dietro.
L.A.: Che poi non è detto che uno che ha vestiti, lustrini e pailette non abbia sostanza dietro, ma questo non basta!
Parliamo di repertori meno battuti, quindi. Avete intenzione di dedicare anche a questi repertori il vostro duo?
L.A.: Già due brani del nostro primo programma lo dimostrano! La Fantasia di Mozart/Omizzolo e la Fantasia di Liszt sono brani eseguiti ed incisi molto raramente.
M.O.: Sicuramente questo aspetto ci interessa molto, però è anche vero che tutto il repertorio per due pianoforti, anche quello tradizionale, è ricco di brani che non si fanno quasi mai, come la Sonata op. 34b di Brahms.
L.A.: Penso che sia perché il duo pianistico a due pianoforti non è una formazione che si vede poi così spesso, anche per il problema logistico del portare due strumenti, per cui anche il repertorio più tradizionale non è così comunemente presentato in concerto.
Questo duo è si è appena formato e ancora deve debuttare, ma avete già dei piani futuri?
M.O.: Senza scendere nei dettagli possiamo dire che ci sono dei progetti in elaborazione, sia discografici che di concerti. Tra questi abbiamo già un’altra data a Padova in primavera in una splendida sala, dove suoneremo anche compositori padovani.
L.A.: Sì, nonostante siamo appena partiti e abbiamo un po’ di cose in via di definizione, abbiamo già degli splendidi progetti, quindi non resta che restare a vedere!
Immagine di copertina Ph. Marco Dal Carobbo