Cosa accadrebbe se, all’improvviso, dipinti, manoscritti, partiture scomparissero? L’interrogativo è meno improbabile di quanto si possa credere, anzi: la conservazione del patrimonio culturale, oggi più che mai, diventa un obbligo. E, proprio a questa urgenza, risponde il nuovo centro dedicato a tecnologia e conservazione ARCHiVe.
Con sede presso la Fondazione Cini di Venezia, il progetto si fonda su due pilastri fondamentali: tecnologia e sostenibilità. Il primo elemento attinge dalla disponibilità di nuovi strumenti e al processo di digitalizzazione delle opere la sua forza; il secondo si traduce nella raccolta e gestione dei dati anche senza risorse milionarie o infinite nel tempo. In questo modo, è possibile non solo conservare, ma anche trasmettere alle generazioni future un’eredità inestimabile.
Inoltre, la digitalizzazione è anche sinonimo di accessibilità: analogico e digitale, procedendo di pari passo, consentono la disponibilità di documenti facilmente consultabili, rintracciabili, messi in sicurezza dal fisiologico deterioramento, basti pensare ad antichi manoscritti così come a registrazioni su vinile o rulli di cera.
In questo senso, ARCHiVe è uno spazio di lavoro e ricerca, ma anche un luogo di formazione, dedicato a quelle che sono, a tutti gli effetti, nuove professioni dal valore unico. Naturalmente, sono diverse collezioni della Fondazione Cini a inaugurare il progetto: sull’isola di San Giorgio, solo per fare un esempio, è custodita una fototeca con circa un milione di documenti e fotografie, divise in più archivi.
Non bisogna tuttavia pensare che il problema della conservazione riguardi solo manoscritti o dattiloscritti: anche gli archivi contemporanei sono infatti a rischio, come vecchi floppy disk o computer danneggiati. La conservazione, in questo caso, riguarda il mantenimento a lungo termine dei dati digitali.
La sfida del centro sembra quella di agire su due fronti, allineando esigenze di bilancio al tempo: digitalizzare il patrimonio culturale veneziano, e italiano, non lascia alternative. Bisogna agire in fretta, contro il deterioramento e contro la mancanza di finanziamenti stabili. Dallo scorso maggio, sono stati elaborati 20 terabyte di documenti (e ogni piccolo documento pesa circa 120 mega).
Tutto questo è stato possibile grazie ai due partner della Fondazione Cini. Factum Foundation, con sede a Madrid, è un’organizzazione senza scopo di lucro con la spiccata vocazione alla digitalizzazione: i suoi membri realizzano archivi digitali, promuovono mostre itineranti, realizzazione progetti digitali a supporto del restauro di opere d’arte e, non meno importante, sono impegnati in attività formative. C’è poi anche il Politecnico di Losanna, con il Digital Humanities Laboratory, dedito allo sviluppo di tecnologie per estrazioni massive di dato da archivi storici, manoscritti e dattilografati, come lo studio di algoritmi di deep learning per la ricerca di dati delle opere digitalizzate e la loro accessibilità e fruizione.
Tutto questo nel nome della tutela e della trasmissione di un patrimonio dal valore inestimabile, fondamenta della nostra storia e imprescindibile per il futuro di tutti.