Amaya Fernandez Pozuelo a L'Antico e il Nuovo

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Tra gli ospiti della rassegna genovese L’Antico e il Nuovo c’era anche Amaya Fernandez Pozuelo. La clavicembalista spagnola si è esibita in un concerto-lezione dal repertorio variegato

GENOVA: AMAYA FERNANDEZ POZUELO

Nata nel 1995 con lo scopo di organizzare concerti e conferenze nel ricordo del musicista ligure Pasquale Anfossi; aperta a generi differenti, dalla musica antica a quella contemporanea, popolare e sperimentale, incrociando altre arti e discipline; l’Associazione Pasquale Anfossi di Genova organizza ogni anno L’Antico e il Nuovo. Quest’anno tra gli ospiti c’è Amaya Fernandez Pozuelo.

La rassegna L’Antico e il Nuovo

È una rassegna concertistica divisa in due tranches, una primaverile e una autunnale; privilegia l’esecuzione di musiche di raro ascolto. Si avvicendano interpreti affermati e di fama internazionale a giovani di talento e vincitori di concorsi. Le proposte, spesso inconsuete e talvolta arricchite da prime esecuzioni assolute, si svolgono presso e luoghi dell’arte e della cultura genovese, promuovendone la conoscenza e la valorizzazione; e non raramente tessono legami con conferenze, presentazioni di libri e proiezioni di documentari.

Dopo l’inaugurazione di fine gennaio, al Teatro Carlo Felice, con un concerto dedicato agli 80 anni di Azio Corghi (interprete il Duo Biondi & Brunialti, voce recitante Guido Barbieri), l’edizione 2018, intitolata Il piacere della scoperta, ha vissuto il suo terzo, prezioso appuntamento al Conservatorio Niccolò Paganini, con un concerto della clavicembalista madrilena Amaya Fernandez Pozuelo: ben nota ai lettori di Amadeus, soprattutto per la sua registrazione intitolata El canto llano del caballero che fu allegata al numero 203 (ottobre 2006) della rivista.

L’esibizione

Il programma genovese – musica spagnola da tasto da Antonio de Cabezòn a Domenico Scarlatti – ha dato vita a un concerto-lezione. L’ha introdotto e scandito, brano dopo brano, la voce stessa dell’interprete, attenta a guidare il pubblico sul sentiero di un ascolto “intelligente” che ha percorso più di un secolo di musica. Ovvero, l’arco di tempo che trascorre fra la scomparsa di uno dei più importanti autori del rinascimento spagnolo, Antonio de Cabezón (1510-1566), e la nascita del grande genio barocco di Domenico Scarlatti (1685-1757). Questi giunse a Siviglia nel 1729, e trascorse il resto della sua vita fra l’Andalusia e Madrid.

Un repertorio vario

Il concerto, inoltre, non ha neppure fatto mancare significative puntate cronologiche. Ci si è spinti fino alle figure di Padre Antonio Soler (1729-1783) e di Mateo Pérez de Albéniz (1755 circa-1831). Clavicembalista intelligente e raffinata, Amaya Fernandez Pozuelo ha affrontato un programma oggettivamente difficile non concedendo molto al virtuosismo più spettacolare o alla musicalità gustosamente sottesa a certe composizioni, assecondando la sua predisposizione d’interprete.

Ha preferito scavare con intelligenza, a volte perfino con un’ammirevole “durezza” analitica, tra le pieghe delle pagine eseguite. Ha fatto affiorare in alcuni casi la struttura, in altri la drammaticità; altrove ha proposto riflessioni su contatti che hanno lasciato il segno, come le “interferenze” esistenti tra la musica di Scarlatti e quella ipnotica e stregonesca del flamenco di tradizione.

Massimo Rolando Zegna

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