Amadeusplaylist #iorestoacasa Cani, gatti & altri animali (domestici) da Rossini a Respighi

in News
  1. Home
  2. News
  3. Amadeusplaylist #iorestoacasa Cani, gatti & altri animali (domestici) da Rossini a Respighi

«L’uomo non sa più degli altri animali. Ne sa di meno. Loro sanno quel che devono sapere. Noi, no». Suvvia, queste illazioni andavano bene ai tempi dell’esoterico Fernando Pessoa. Ma oggi come oggi – siamo un po’ sinceri – con tutto quel bendidìo di civiltà e progresso accumulato diligentemente per anni, si avrebbe una gran voglia di confutarle, una buona volta. Ma il dubbio persiste. Così il cruccio giurisprudenziale s’incapriccia, si fa quasi dispeptico. Occorre trovare un interlocutore all’altezza. Ma a chi rivolgersi? Certo non allo struzzo: «quell’uccello gamberellone e impettito d’alterigia» – per dirla col tono lieve di Arturo Loria – ha sempre una visione delle cose troppo limitata: non guarda mai in faccia la realtà. Pensandoci meglio, si potrebbe ascoltare il parere dei grilli, se questi non fossero costantemente affaccendati a gestire le attività della loro benemerita Società Corale.

Beh, soprattutto in questi giorni di quarantena, non sarebbe in fin dei conti inopportuno chiedere proprio ai più domestici – o meglio, addomesticati – degli animali. Certo! Con il cane ogni deposizione sarebbe presto rilasciata e suggellata da un tripudio di moine: si sa, con loro le relazioni sono così poco problematiche. Ben altra faccenda, però, con i gatti. Loro, statene pur certi, rimarranno «eremitici, forastici, diffidenti, taciturni» – già ci avvisava Giorgio Manganelli. Non emetteranno neppure un «gnaulìo». Miagolatori solo per bisogno o per ruffianeria, i gatti sono senza alcun dubbio le più perfette «miniaturizzate figure mitologiche che entrano nelle nostre case». E delle case, come teorizzava a suo tempo Jean Cocteau, ne diventano poco alla volta l’anima. In somma delle somme, tanto meglio sarebbe mettersi il cuore in pace, accettare a malincuore la sconfitta e dar ragione a Pessoa. Noi umani ignoriamo quel che dobbiamo sapere. Gli animali no.

A questo punto, un senso di inopinabile inferiorità si impadronisce di noi, tanto da indurci a rendere delle doverose scuse e un sonoro omaggio a tutte le meravigliose creature che abitano con noi, pazienti compagni di (s)venture. Toccherà sempre al gatto portar rispetto, sicché sarà meglio non dedicargli ironicamente il rossiniano Duetto buffo di due gatti, né tantomeno suonare mai un orgue à chats (le ripercussioni potrebbero essere imprevedibili). Piuttosto, sarebbe perfetto un quartetto di primissima scelta, come il galateo impone. E fa giusto al caso nostro la serie di cinque pièces pittoresques per quattro flauti, Chats, scritta dal compositore marsigliese Marc Berthomieu (1906-1991): una deliziosa suite sul mondo felino (Persan Bleu, Puma, Siamois, Lynx, Chat Perché). I gatti, così devotamente amati da tanti compositori: Stravinskij, Šostakovič, Vaughan Williams, Cage, Glass, etc. etc.

Per i fremiti primaverili dei cardellini in gabbietta si raccomanda, almeno due volte al giorno, la somministrazione del Concerto in re magg. per flauto traverso, archi e b.c. op. 10 n. 3, RV 428 di Antonio Vivaldi. Esistono ovviamente rimedi più generici, e da molti decenni: ad esempio, le Histoires naturelles di Maurice Ravel; leggere attentamente il booklet del cd prima di ascoltare il Catalogue d’oiseaux di Olivier Messiaen. Se invece si volesse far regalo gradito a un usignolo e a un cucù, svolazzanti come animule vagule, basterà compulsare il principesco prontuario ornitologico (da Händel a Couperin, da Frescobaldi a Daquin) e scegliere una graziosa suite per piccola orchestra di Ottorino Respighi, Gli uccelli P. 154. Qui l’universo barocco rivive come punto di partenza per la creazione di un divertimento di lusso, imbastito con giochi sonori ammiccanti volti al più frizzante descrittivismo. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ascoltate, ancora, i meravigliosi Bestiari composti da Francis Poulenc, Louis Durey e Jean Absil oppure la Sonatina zoologica per pianoforte op. 187 di Mario Castelnuovo-Tedesco. Non ne potrete più fare a meno. Eppure, di tutto questo turbinio di suoni magari il cane potrebbe finire per ubriacarsi e addirittura iniziare improvvisamente a far chiassosa comunella con gli altri animali. Non siate sorpresi, a questo punto, se «un cane, un gatto, un cucco, un chiù / per spasso fan contrappunto bestiale alla mente sopra un basso». Significa che stanno allegramente intonando alcuni intrecci melodici tratti dal Festino nella sera del giovedì grasso avanti cena op. 18 (Venezia 1608) di Adriano Banchieri, per gli amici Attabalibba dal Perù.

Attilio Cantore

LaVerdi non si arrende: una playlist per ogni occasione
Accademia Chigiana Stops Covid-19

Potrebbe interessarti anche

Menu