Un altro weekend di “distanziamento sociale” e di #iorestoacasa può essere meno pesante se nelle nostre case risuona la musica giusta. Perché non trascorrere questi primi giorni di aprile in compagnia, ad esempio, della splendida Sinfonia domestica op. 53 di Richard Strauss? Un delizioso “ritratto di famiglia” di primo Novecento che il celebre compositore bavarese dedicò alla moglie – il sensuale e tenace soprano Pauline de Ahna, sua musa ispiratrice – e al figlio di sei anni, Franz. Un idillio borghese che, con «gaîté simple, humour profond et passion épurée», segue la traiettoria narrativa di una giornata trascorsa fra le mura casalinghe. Impossibile non rimanerne affascinati al primo ascolto. È senza alcun dubbio la scelta giusta, soprattutto in questo periodo in cui le nostre case assumono un valore nuovo e ancor più importante.
Eseguita per la prima volta il 21 marzo 1904 alla Carnegie Hall di New York, la Sinfonia domestica ha per lungo tempo diviso la critica: molti censori inciprigniti rimproveravano a Strauss una eccessiva dose di sfacciato e tracotante egocentrismo nel voler fare della propria vita familiare addirittura il motivo ispiratore di un poema sinfonico. Ad ogni modo, il tempo, si sa, addolcisce ogni rancore. E già due anni più tardi, quando venne eseguita al Théâtre du Châtelet di Parigi sotto la direzione di Édouard Colonne, fu entusiasticamente salutata come «une très belle chose, une composition de haute saveur poétique et de maîtrise admirable». Ai francesi, peraltro, sembrò di ammirare – c’è chi era ben pronto a sottoscriverlo! – una sorta di tableau symphonique del celebre libro di Gustave Droz, Monsieur, Madame et Bébé, che così tanta fortuna riscuoteva da oltre sei lustri. Sì, perché i protagonisti di questo capolavoro straussiano, come di certo non si faticherà a intuire, sono per l’appunto tre: il marito, presentato fra il serio e il faceto in fa maggiore; la madre, che sopraggiunge in si maggiore; e fra loro figlioletto, cui spetta la tonalità di re minore. Strutturata in un unico grande movimento, diviso in quattro parti «enchaînées l’une à l’autre» e facendo perno su tre gruppi tematici, per differenti umori e prospettive la Sinfonia domestica coglie tutti i possibili momenti di convivialità della famiglia Strauss: dagli spensierati giochi infantili alle tenere effusioni d’amore, da una placida ninnananna alle quotidiane preoccupazioni, dai commenti degli zii e delle zie sul piccolo ancora in culla a una «allegra baruffa» (eseguita in doppia fuga) che sa comunque trovare infine una gioiosa riconciliazione.
La Sinfonia domestica occupa un posto speciale nel vasto catalogo di Strauss: cronologicamente incastonata fra i poemi sinfonici Ein Heldenleben (Vita d’eroe) e Eine Alpensinfonie (Sinfonia delle Alpi); maturata poco dopo la première della sua seconda opera, Feuersnot (Fuochi di San Giovanni). Numerosissime le incisioni discografiche, con direttori del calibro di Mitropoulos, Furtwängler, Maazel, Kempe, Metha e Previn alla guida delle migliori orchestre del mondo. Naturalmente, non manca neppure un corollario di virtuosistiche trascrizioni, per pianoforte solo, pianoforte a 4 mani e per due pianoforti. Quest’ultima divenuta particolarmente famosa grazie all’incisione di Martha Argerich e Alexandre Rabinovitch.
Attilio Cantore