«In considerazione dell’evoluzione dell’epidemia negli ultimi giorni in Italia e in Europa nonché della conseguente incertezza del quadro normativo, il Teatro alla Scala rinvia la conferenza stampa di presentazione del calendario da dicembre 2020 a marzo 2021, prevista per oggi. Restano al momento confermati gli spettacoli in programma fino a lunedì 19 ottobre compreso. Il Teatro alla Scala segue l’evolversi della situazione e darà comunicazione rispetto alle rappresentazioni successive non appena il quadro normativo sarà chiarito».
Così alle ore 10,07 con un messaggio urgente inviato ai giornalisti convocati da giorni in presenza al Piermarini e in streaming per stamattina alle 11,30, il Teatro alla Scala ha annunciato il rinvio a data da destinarsi della conferenza stampa di presentazione della stagione 20-21 (prudentemente prevista dalla “prima” del 7 dicembre al mese di marzo).
Si confermano dunque i timori emersi già nei giorni e nelle settimane scorse con l’aggravarsi dei numeri dei contagi e le nuove misure contenute nei Dpcm governativi che non avevano toccato fino ad adesso lo spettacolo dal vivo.
E se dal ministro Franceschini erano giunti segnali rassicuranti rispetto alle richieste di difesa dell’apertura degli spazi di arte e cultura come luoghi “sicuri”, di assoluto controllo e rispetto delle norme e dei protocolli sanitarie e di distanziamento, e non erano state previste ulteriori restrizioni alle capienze previste, proprio ieri il presidente dell’AGIS Carlo Fontana aveva chiesto al Ministro dei Beni culturali «l’avvio urgente di un tavolo di discussione per affrontare le criticità degli operatori dello spettacolo, costretti a vivere in una condizione economica complessa e di incertezza, tale da non consentire un’adeguata programmazione per l’anno 2021».
Un grido d’allarme era infatti stato lanciato sempre nella giornata di ieri dall’Associazione Nazionale Fondazioni lirico-sinfoniche (ANFOLS) riunita d’urgenza per discutere la situazione generale del comparto e preoccupata per le ricadute dell’emergenza sanitaria sui teatri d’opera. I sovrintendenti delle Fondazioni liriche italiane prevedono infatti nel 2021 minori incassi per oltre 60 milioni di euro e chiedono adeguati interventi economici che permettano di proseguire le attività.
«Tutte le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane sono impegnate dalla fine del lockdown in una ripartenza nel segno della responsabilità nei confronti del pubblico, dei dipendenti e degli artisti scritturati» aveva dichiarato Francesco Giambrone, presidente dell’ANFOLS e sovrintendente del Massimo di Palermo. «I teatri d’opera sono aperti, vogliono continuare a restare aperti e sono luoghi sicuri in cui, grazie alla rigorosa applicazione di tutti i protocolli, si stanno garantendo in tutta Italia le misure di sicurezza previste per prevenire il contagio anche nelle situazioni in cui si sono registrati dei casi. In questi mesi post lockdown sia il pubblico sia i lavoratori hanno mostrato alto senso di responsabilità nel rispettare tutte le norme e le attività si sono svolte in totale sicurezza. Resta tuttavia un problema gravissimo di sostenibilità delle nostre attività. Tutte le Fondazioni si stanno confrontando con una riduzione delle capienze assai significativa che supera il 50 per cento dei posti e questo comporta un drammatico crollo dei ricavi da botteghino, parte fondamentale degli equilibri di bilancio».
Anche nel caso in cui le deroghe regionali dovessero aumentare la capienza dei teatri da 200 a 500 o più posti, l’introito da biglietteria resterebbe così ridotto da non permettere ad essi la sostenibilità e soprattutto una programmazione certa. Da una prima valutazione di Anfols, relativa alle 12 Fondazioni liriche aderenti, i mancati ricavi, considerando solo il botteghino, ammonteranno nel 2021 a oltre 60 milioni di euro. A questo si aggiunge il fatto che anche nel 2020 la situazione è difficile in considerazione delle minori risorse complessive che il comparto ha ricevuto dallo Stato. Ed è proprio l’incertezza dello scenario futuro a preoccupare: «Oggi», afferma il vicepresidente dell’ANFOLS Fulvio Macciardi, che guida il Comunale di Bologna, «nessuna delle dodici Fondazioni lirico-sinfoniche italiane è nelle condizioni di presentare nei tempi previsti un bilancio di previsione 2021 né di annunciare la Stagione. Senza un intervento economico e risorse aggiuntive per l’anno in corso e per il 2021 mancano le condizioni minime per proseguire le attività in condizioni di stabilità».
Rincarava Giambrone, pur confermando con diplomazia l’apprezzamento per gli interventi del Ministro e del Governo finora adottati: «per questa ragione facciamo appello affinché vengano previsti adeguati interventi economici che ci mettano nelle condizioni di proseguire le nostre attività, confermando il nostro ruolo di servizio pubblico che dà lavoro a migliaia di persone e l’importanza fondamentale delle attività culturali e di spettacolo nelle strategie di ripartenza del Paese».
E anche noi che sei mesi fa ci siamo battuti pubblicamente con un appello al Governo per la ripartenza dello spettacolo dal vivo e che abbiamo poi raccontato la riapertura giorno per giorno, soffrendo e sperando con il mondo cui apparteniamo, cominciamo a preoccuparci nuovamente.
L’allarme torna a farsi rosso. Non solo quello sanitario.
Paola Molfino | Direttore responsabile Amadeus