Stanno ricevendo parecchie lettere in queste ore il presidente Conte e il ministro Franceschini.
La missiva più citata è la lettera aperta firmata da Riccardo Muti e pubblicata sul Corriere della Sera. Che è un ammonimento severo: «Chiudere le sale da concerto e i teatri è decisione grave. L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come “superflua” l’attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità». E al contempo è un appello: «Tale decisione non tiene in considerazione i sacrifici, le sofferenze e le responsabilità di fronte alla società civile di migliaia di Artisti e Lavoratori di tutti i vari settori dello spettacolo, che certamente oggi si sentono offesi nella loro dignità professionale e pieni di apprensione per il futuro della loro vita. Le chiedo, sicuro di interpretare il pensiero non solo degli Artisti ma anche di gran parte del pubblico, di ridare vita alle attività teatrali e musicali per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce». Così scrive Muti con malcelata indignazione.
Anche il presidente Agis Carlo Fontana aveva tempestivamente mandato nella giornata di ieri una lettera a Conte e al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo esprimendo «la nostra contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo. Come evidenziato dai dati di una ricerca da noi effettuata e trasmessa alle Istituzioni ed agli organi di informazione, i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale».
Ribadendo che l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo ritiene «che la misura prevista sia ingiustamente penalizzante rispetto al nostro settore. Sono stati siglati accordi e protocolli a livello territoriale ed a livello nazionale con le organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza e tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori. Pertanto, riteniamo che vi siano i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi, alla luce di dati oggettivi che siamo pronti a dimostrare nelle sedi opportune». Un vero grido d’allarme quello dell’Agis: «Una nuova chiusura delle attività del settore comporterebbe un colpo difficilmente superabile ed una drammatica ricaduta sulle decine di migliaia di lavoratori ed artisti, già al limite del sostentamento a causa del crollo del reddito. Si tratterebbe di una scelta devastante per l’intero Paese».
Intanto su change.org l’appello L’arte è vita. Salviamo lo spettacolo dal vivo raccoglie migliaia e migliaia di firme.
Ci piace in tanta desolazione segnalare la scelta del presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher il quale, invece, con un’ordinanza ha introdotto misure meno restrittive in virtù dei margini di manovra che gli sono concessi dall’autonomia altoatesina. Cinema, teatri e sale da concerto saranno aperti; con un massimo di 200 persone, senza possibilità di distribuire cibi e bevande, ma aperti.
Mentre a Milano anche il sindaco Beppe Sala pubblicava sul suo profilo Instagram questo post: «Ieri il Capo dello Stato ha richiamato a uno spirito di “leale e fattiva collaborazione fra le istituzioni della Repubblica”. E io farò così. Ma non posso dire di condividere le norme del DPCM sullo spettacolo».
Il 14 giugno scorso, ormai più di quattro mesi fa, alla vigilia della riapertura di teatri e della ripartenza dello spettacolo dal vivo all’aperto del giorno successivo, scrivevamo con speranza che mi era parsa allora un po’ troppo prudente: «Confessiamo di essere molto curiosi di vedere come si farà, cosa si vedrà e si ascolterà e come ci sentiremo al nostro primo concerto, al nostro primo spettacolo d’opera di questa nuova Fase dell’era Covid-19. Curiosi capire come il mondo della musica e del teatro saprà raccontare questo tempo. E come si potranno affrontare e gestire al chiuso dei teatri e delle sale da concerto l’autunno e l’inverno che verranno».
Ecco, quel tempo è arrivato. Winter is coming…
I luoghi dello spettacolo e della cultura che noi raccontiamo e a cui diamo voce ogni giorno hanno dimostrato, numeri alla mano, di rispettare le regole e di essere luoghi sicuri (dal 15 giugno al 3 ottobre 1 solo caso di contagio su 347.262 spettatori e 2.782 spettacoli secondo i dati Agis, appunto) e di saper tutelare lavoratori e spettatori.
La fotografia di copertina che vedete, con le maschere del Teatro alla Scala immortalate con dispositivi di protezione alla prima riapertura della fondazione lirica milanese del 6 luglio scorso, è emblematica della fatica fatta, dell’energia (e del denaro) spesi. Della speranza ora delusa di un’intera categoria di lavoratori, di un’intera filiera produttrice di bellezza, arte, intelligenza. Speranza che ora pare un’illusione perduta. Ci auguriamo solo fino al 24 novembre.
Paola Molfino
Direttore responsabile Amadeus