Dal 31 agosto al 18 settembre la stagione musicale di Berlino riprende vita dopo la pausa estiva grazie ai ventisette concerti del festival Musikfest. Nelle sale della Philharmonie, del Konzerthaus, del Pierre Boulez Saal, del rbb e della chiesa St. Matthäus risuoneranno diversi programmi dedicati in particolare a Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, George Benjamin, Claude Debussy e Bernd Alois Zimmermann. Accanto agli artisti locali (Berliner Philharmoniker, Staatskapelle, Orchestra della Deutsche Oper, Konzerthausorchester, DSO, RSB) si alterneranno ospiti internazionali dall’Olanda (Rotterdam Philharmonic Orchestra e la Royal Concertgebouw Orchestra Amsterdam), Francia (Ensemble intercontemporain, Florent Boffard), Svizzera (Lucerne Festival Academy Orchestra), USA (Boston Symphony Orchestra) e altri ancora.
A pre-inaugurare questa edizione del festival, concentrata su opere musicali caratterizzate da rituali, cerimonie, azioni e scene, è stato il pianista Alexander Melnikov con un recital dedicato ai due libri di Preludi di Debussy. A cent’anni dalla morte di Claude Debussy, i suoi ventiquattro Préludes hanno immerso il Kammermusiksaal della Philharmonie nei suoni di un pianoforte Èrard “Grand Modèle” del 1885, dalla collezione privata del pianista e restaurato nel 2013 da Markus Fischinger. L’importanza data all’autenticità storica pianistica da Melnikov si ritrova inoltre nel suo progetto “The Man with the Many Pianos” così come anche nell’album uscito a inizio anno “Four Pieces, four Pianos”.
Il suono particolare, chiaro e diretto del “Piano a queue de concert”, assieme all’interpretazione singolare di Alexander detto “Sasha”, hanno creato dalle prime note un’atmosfera di alta concentrazione e delicatezza nella sala, nella quale perfino il naturale cigolio della sedia del pianista sembrava disturbare. Con un timbro profondo, a volte quasi metallico ma di una nitidezza notevole, Melnikov ha condotto l’aspettatore nelle diverse scene e impressioni che offrono i preludi, da un paesaggio di espressività quasi teatrale in Les Collines d’Anacapri, a una versione di Des pas sur la neige carica di alta tensione “ghiacciante” come indicato dal compositore, dal carattere sognante di La Danse de Puck a un’ironia coinvolgente in Minstrels. Se nella prima parte del concerto sono emerse in particolare le capacità di Melnikov di un’interpretazione chiara, scandita e attenta, è nella seconda parte – con il Livre II- che il pianista russo ha raggiunto un livello di interpretazione rilassato ed espressivo capace di coinvolgere ancora di più il pubblico nel suo viaggio attraverso i preludi. L’accurata trasparenza di Les fées sont d’exquises danseuses, il carattere particolare di General Lavine (eccentric), la poesia misteriosa di La Terrasse des audiences du clair de lune e la precisione impeccabile in Les tierces alternées hanno portato alla luce l’ampia gamma espressiva di Melnikov. Il carattere individuale dato a ogni preludio, la capacità di mettere in risalto specifici piani sonori, con un uso del pedale molto ristretto e l’unicità del suono hanno sicuramente fatto passare in secondo piano l’inizio un po’ agitato e impreciso del concerto e convinto pienamente il pubblico berlinese, che dopo il bis The Little Shepherd da Children’s Corner ha applaudito entusiasta prima di correre al tavolo per raccogliere un autografo.
Un preludio al festival, inaugurato ufficialmente il giorno seguente con un programma dedicato a Pierre Boulez diretto da Barenboim, che anticipa degnamente l’ampiezza e il livello dei Musikfestspiele.
Immagine di copertina Ph Julien Mignot