“Falcone. Il tempo sospeso del volo”: la strage di Capaci diventa un’opera

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Prendendo in prestito un verso di Lucio Piccolo, il compositore Nicola Sani, descrive la sua opera Falcone. Il tempo sospeso del volo, con il dire «Sono suoni di sgomento». Poche parole per parlare della sua musica, alla quale questa volta spetta il compito di raccontare la triste vicenda della strage di Capaci.

A venticinque anni dall’uccisione per mano mafiosa di Giovanni Falcone, anche la Staatsoper di Berlino ricorda la storia del giudice palermitano (dal 28 aprile al 13 maggio). Lo fa con la nuova messa in scena di Falcone, opera in un prologo 26 scene e un finale che giunge nella capitale tedesca nell’allestimento che porta la firma del regista teatrale e drammaturgo Benjamin Korn. Sul podio della Staatskapelle David Robert Coleman.

Un’opera su Falcone, parla Nicola Sani

«È un’opera con una struttura che mi piace definire cinematografica – spiega il compositore Nicola Sani – dal prologo esclusivamente elettronico, che accompagna l’ingresso del pubblico in sala. Ci troviamo poi nell’aereo nel tempo sospeso del volo da Roma a Capaci, dove Falcone pensa alla sua vita, ai momenti della sua storia personale e professionale. Immaginate una sorta di flashback».

Nel cast Giovanni Falcone è Andreas Macco, al suo fianco Martin Gerke (il giudice e un testimone), Milcho Borovinov (boss mafioso e un politico). Inoltre gli attori Udo Samel (è un cittadino e uno scrittore), e Klaus Christian Schreiber (lo spettatore, un collega, un amico). Tre bassi baritoni, tinte scure, per rievocare il senso di angoscia che ha circondato la vita del magistrato. «L’ho scelto di proposito – spiega Sani – pensando a come sia stata la sua vita, quella di un uomo sempre braccato, sempre in corsa. C’è un episodio in particolare che mi colpì, il fatto che l’attentato abbia preceduto quella che sarebbe dovuta essere una vacanza che Falcone era in procinto di concedersi con la moglie a Favignana. Vacanza che per ovvie ragioni mai avvenne. Una vita quasi claustrofobica che ho cercato di ricreare con  queste tinte oscure che sono in contrasto con  un coro luminosissimo, fuori scena, che vuole evocare la presenza di Francesca Morvillo».

Un ricordo importante

Nella musica di Sani, c’è anche il ricordo di un qualcosa che ha vissuto in prima persona «Quando c’è stato l’attentato – racconta – io ero a Palermo, era il periodo in cui stavo lavorando a Frammenti sull’Apocalisse con Roberto Andò e Daniele Abbado. Ricordo che mi trovavo a Scopello e quel giorno Palermo si trasformò in una città militarizzata. La gente era furibonda, c’era un clima di esasperazione che non ho mai visto in nessun posto d’Italia, nemmeno per l’uccisione di Aldo Moro. Un momento tristissimo. Ecco, sono queste le sensazioni che porto con me, e che ho cercato di trasmettere nell’opera».

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