Effetto Beethoven.
Se non abbiamo ancora scoperto il vaccino che riuscirà ad allontanare dalle nostre esistenze il virus che le ha travolte e stravolte e che temiamo torni in autunno a colpirci – ancora vulnerabili e spaventati – infliggendoci il “colpo di grazia”, in questi giorni a Roma l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha però trovato un buon antidoto al Covid-19 e ai suoi tanti effetti collaterali: le Nove sinfonie di Beethoven.
Dopo concerti belli ma venati di malinconia, in particolare quelli tenuti nel chiuso dei teatri, finanche nella “grande” Scala simbolicamente ma tristemente semivuota senza orchestra e direttore, l’integrale delle Sinfonie del sommo Ludwig eseguite dell’Orchestra ceciliana guidata dal suo direttore musicale Antonio Pappano nello spazio aperto e reinventato della Cavea dell’Auditorium del Parco della Musica – che pochi giorni fa (non senza perplessità) è stato intitolato a Ennio Morricone – è ed è stata una festa. Festa che si concluderà venerdì 24 con la Nona interpretata dalle voci di Maria Agresta, Sara Mingardo, Saimir Pirgu e Vito Priante e dal Coro dell’Accademia diretto da Piero Monti.
Lettura musicalmente intensa, vitale e vitalistica eppure attenta a ogni sfumatura di colore, di poesia, di vita…
Pubblico in fila ordinata a riempire tribune e parterre, concentrazione d’ascolto, applausi, soddisfazione e sorrisi sotto le mascherine.
Può essere soddisfatta la fondazione lirico-sinfonica romana di essere riuscita in un simile felice omaggio al compositore di cui il 2020, ricorrenza dei 250 anni dalla nascita avrebbe dovuto essere un susseguirsi ininterrotto di concerti, celebrazioni, omaggi in tutto il mondo.
Questo di certo lo è. Ed è un omaggio alla bellezza che restituisce senso al vivere, all’esistenza stessa dell’uomo, alla sua dimensione più autentica e profonda. E alla potenza della musica.
Sarà per quello, ci auguriamo, che domani 21 luglio a ricordare quel compositore immenso, malato, infelice, angosciato eppure mai domo, che – come scrive il sovrintendente Michele dall’Ongaro: «…era sordo sì, ma solo al superfluo» – ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ascolterà l’Ottava e la Quinta sinfonia, che col suo incipit celeberrimo e tellurico ci ricorda la forza e l’ineluttabilità del destino. Che l’uomo non può scegliere ma può decidere come affrontare.
Paola Molfino
direttore responsabile Amadeus