È uno dei lavori giovanili di Bizet, poco rappresentato e rimasto per anni nell’ombra della Carmen, l’opera scelta da Wim Wenders per il suo debutto in qualità di regista teatrale. Con “Les pêcheurs de perles” (dal 24 giugno allo Staatsoper di Berlino) il regista tedesco all’età di 71 anni, con alle spalle circa trenta capolavori cinematografici (giunto al successo internazionale grazie a pellicole come “Paris, Texas”, “Buena Vista Social Club”, “Il cielo sopra Berlino”, “Lo stato delle cose” , “Palermo Shooting” e “Pina” documentario, tributo alla coreografa Pina Bausch), si dice pronto a percorrere un nuova tappa del suo cammino artistico.
Una tappa importante, soprattutto in seguito alla disavventura di qualche anno fa, quando ingaggiato per l’allestimento di Parsifal a Bayreuth, dei problemi tecnici portarono al non concretizzarsi delle sue idee. «Questa volta mi preparo al mio debutto ufficiale, le cose stanno andando per il verso giusto – afferma Wenders – ho scelto di proposito un’opera come questa, poco rappresentata e poco nota, a mio avviso ingiustamente trascurata forse perché dalle ambientazioni esotiche o forse perché lavoro giovanile di Bizet e ritenuto per questo acerbo». Les pêcheurs de perles è un’opera a cui Wenders pensa da tempo, delle cui musiche è rimasto ammaliato da quando negli anni in cui viveva a San Francisco si recava ogni sera a sentirle dal Jukebox di un bar: «Si chiamava Tosca’s, era un bar in stile liberty nel quale mi recavo spesso – racconta – al suo interno aveva un Jukebox che riproduceva solo musica classica, e così una sera mi imbattei in una delle arie tratte da quest’opera. Ebbene, da allora ci tornai ogni sera per ascoltare quelle musiche meravigliose, al punto che un giorno la proprietaria del locale mi regalò il disco». In realtà, Wim Wenders, annovera tra le sue esperienze di gioventù anche lo studio della musica: «Fu una breve tappa nella mia vita, fino all’età di ventun anni studiai il sassofono, poi abbandonai – confessa – ad oggi non comprendo benissimo le partiture, certamente la mia vita è andata verso un’altra direzione, ma il mio amore per la musica è rimasto».
Al suo fianco, e anch’esso al primo debutto nell’affrontare questo lavoro operistico, c’è Daniel Barenboim «Anche per me sarà la prima volta – spiega Barenboim – io ascoltai quest’opera a Tel Aviv, molti anni fa, in lingua ebraica. Nel cast c’erano cantanti all’epoca giovani e poco conosciuti, tra di loro Placido Domingo, ricordo che in quell’occasione venne messa in scena anche Djamileh». Un lavoro operistico senza il quale probabilmente Carmen non sarebbe stata possibile: «Secondo me – sottolinea il direttore d’orchestra israeliano – la Carmen non sarebbe stata possibile senza Les pêcheurs de perles. Quest’ultima è un’opera fresca, musicalmente originale, che possiamo classificare tra le poche eccezioni capaci di tener testa al repertorio del panorama operistico dell’epoca». L’idea di mettere in scena il lavoro di Bizet, nasce da una semplice telefonata a distanza di quarant’anni dai giorni in cui Wenders, a San Francisco, ascoltava queste musiche da un Jukebox: «Un pomeriggio mi trovavo nel mio studio – racconta Wenders – squillò il telefono e dall’altra parte della cornetta c’era Daniel Barenboim che mi proponeva di fare qualcosa insieme, così io pensai subito a quest’opera e da lì cominciammo a lavorare». Dalla regia teatrale a quella cinematografica però delle evidenti differenze – anche tecniche – sono certamente riscontrabili, dalle più significative alle più banali, come ad esempio il taglio delle scene: «Il linguaggio teatrale certamente è differente, però io confido nell’armonia tra il regista, il direttore d’orchestra e gli interpreti», ha spiegato il regista tedesco. Nel cast Olga Peretyatko-Mariotti (Léïla), Francesco Demuro (Nadir), Gyula Orendt (Zurga) e Wolfgang Schöne (Nourabad). L’idea registica sarà «Zeitgenössisch, aber nicht modernistisch, contemporanea ma non modernistica – spiega Wenders – il tutto sarà ambientato in una grande spiaggia, ma non nel Ceylon, e ci saranno dei filmati flash back». Il pubblico è trepidante, e per la prima assoluta i biglietti sono già tutti esauriti.