È la controversa quanto affascinante figura di Niccolò Paganini, indiscusso genio romantico del violino nonché padre della moderna tecnica violinistica, a segnare il ritorno della violinista Anna Tifu sul palco della Sala Verdi del Conservatorio di Milano.
Del genovese “violinista del diavolo” la Tifu interpreta, accompagnata dalla Stuttgartet Philharmoniker diretta da Marc Piollet, il Concerto n. 2 in mi min. op. 7. Ma prima un’accorata dedica ad Antonio Mormone, Presidente e Fondatore della Società dei Concerti, a qualche mese dalla sua scomparsa. Il più noto dei concerti firmati da Paganini, La Campanella, mette in risalto le doti violinistiche di quella che da tanti è considerata una delle più talentuose esecutrici della sua generazione. Un passato da enfant prodige – vincitrice a soli 8 anni del primo premio con menzione speciale alla Rassegna di Vittorio Veneto – saggiamente trasformato in una carriera che la porta ad essere protagonista delle programmazioni dei templi sacri della musica classica.
Nel 2007 vince il concorso internazionale George Enescu di Bucharest. Oggi alle notevoli qualità tecniche e ad un talento innato si aggiungono il gusto interpretativo e l’intensità emotiva di un artista che cresce e raggiunge la piena maturità espressiva. Quella che le consente di rendere brillantemente, in una gremita Sala Verdi, lo spirito gioioso, seppur denso di momenti intimi e accorati, del capolavoro paganiniano. Il virtuosismo estremo si alterna all’enfasi melodica, la padronanza del suo compagno di viaggio, lo Stradivari “Marèchal Berthier” 1716 ex Napoleone, si trasforma in simbiosi. Il suono corre sempre centrato, rotondo e morbido, trascina e rapisce.
L’elegante fraseggio e la musicalità trasformano la musica in racconto. La funambolica scrittura di queste celebri pagine del repertorio violinistico romantico si arricchisce di profondità espressiva ed estrema cura del suono. Il violino canta. La mano corre sulla tastiera. Tra scoppiettanti pizzicati della mano sinistra, rapidissimi colpi d’arco, corde doppie, armonici artificiali ed estensioni estreme, le acrobazie richieste all’esecutore si alternano a momenti di grande lirismo prevalentemente in quarta corda. Il vademecum della tecnica violinistica espresso nei 24 Capricci diventa concerto. L’equilibrio tra solista e orchestra denota una notevole intesa: l’accompagnamento supporta sapientemente, senza mai prevaricare, i desiderata del solista. Il bis è ancora virtuosismo con Les Furies dalla Sonata n. 2 di Eugene Ysaÿe. Virtuosismo che mai prescinde dal senso espressivo e musicale.