Si intitola “Stupore” la nuova edizione dei Giardini della Filarmonica, il festival estivo dell’Accademia Filarmonica Romana che, appena conclusa la stagione n. 198, apre le porte a un affascinante viaggio fra le arti del mondo dal 26 giugno al 6 luglio nella sua sede di via Flaminia 118, nel cuore di Roma, a due passi da piazza del Popolo, alle pendici di Villa Borghese. Grazie al contributo appassionato degli Istituti di cultura stranieri e delle realtà internazionali che animano la vita culturale della capitale, anche quest’anno i Giardini saranno uno spazio aperto alle molteplici espressioni artistiche contemporanee e alle tradizioni millenarie dei paesi coinvolti: in programma musica (classica, contemporanea, jazz, etnica, tradizionale), mostre, incontri, letture. “La musica riesce sempre a sorprenderci. Anche quando crediamo di conoscerla: le infinite declinazioni dell’invenzione musicale sono altrettanti motivi di stupore, se solo ci poniamo in ascolto in modo aperto e curioso, senza lasciarci condizionare dall’abitudine” spiega Andrea Lucchesini, direttore artistico della Filarmonica Romana.
Tra i motivi di stupore ci sarà la presenza di giovanissimi musicisti classici, impegnati come solisti, in formazioni cameristiche e nei gruppi orchestrali: a partire dall’enfant prodige Teo Gertler, appena undicenne, slovacco, violinista cui la Filarmonica affida il concerto d’apertura il 26 giugno, fino alla Juniorchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, vivace e dinamica realtà musicale italiana, fra le più giovani del nostro paese.
Numerosi e vari come di consueto gli appuntamenti con le musiche dal mondo: la giornata del 27 giugno sarà dedicata alla cultura persiana, con un’esposizione di opere di artiste iraniane, la presentazione del libro È solo la voce che resta della poetessa Forugh Farrokhzad – la più intensa delle scrittrici persiane del ‘900 – e l’esecuzione di musiche tradizionali della regione del Lorestan, impreziosita dalla presenza di Faraj Alipour, virtuoso di kamancheh. I ritmi tipici dei tamburi tradizionali giapponesi “Taiko” saranno affidati al duo Munedaiko, mentre il quartetto che prende il nome dalla giovante vocalist e compositrice coreana Jihye Lee proporrà musica jazz con originali contaminazioni con la musica tradizionale coreana, dal suo ultimo album Diamon Sutra Reader.
La musica di tradizione irlandese sarà rivisitata dal violoncello e dalla voce di Naomi Berrill affascinante e poliedrica musicista, nata in Irlanda ma toscana di adozione, mentre la chitarra di Emiliano Gentili darà voce agli autori inglesi.
La magia dell’India rivive grazie alla più raffinata musica classica hindustani, il khayal (letteralmente fantasia, immaginazione) con l’omonimo Trio composto da voce, tabla e sarangi, un particolare strumento ad arco di raro ascolto.
Il viaggio nella musica di altri paesi proseguirà con il recital del pianista bulgaro Ivan Donchev, che accosterà ai celeberrimi nomi di Chopin e Liszt la musica di Pancho Vladigerov, il più importante compositore, didatta e pianista bulgaro del XX secolo. Infine l’apertura di giornata del 28 giugno sarà dedicata al mondo americano, grazie al lavoro combinato di studenti e docenti dell’Università californiana di Irvine e dell’Università di Tor Vergata, che presenteranno nuove composizioni elettroacustiche in un incontro con la danza e la video arte.
Ci riporteranno in Italia l’appuntamento col belcanto, di cui saranno protagonisti il soprano Eleonora Contucci e il baritono Umberto Chiummo, e lo spazio della musica contemporanea, con l’omaggio del Quartetto Henao alla scrittura di Michele dall’Ongaro, con l’esecuzione, fra i vari pezzi in programma, del melologo Gilda, mia Gilda, su testo e drammaturgia di Vittorio Sermonti, con la partecipazione dell’attore Alfonso Veneroso e la direzione di Erasmo Gaudiomonte.
Infine la musica jazz, con il duo formato dal poliedrico clarinettista Gabriele Mirabassi e il giovane e talentuoso pianista Enrico Zanisi, il repertorio di tradizione popolare con l’ensemble di Germano Mazzocchetti, e i due concerti del trio Tupa Ruja – formazione che fonde le sonorità ancestrali della cultura aborigeno-australiana con improvvisazioni vocali e sperimentazioni elettroniche – e della cantante Raffaella Misiti per la giornata conclusiva del 6 luglio.